Anno: XXV - Numero 235    
Venerdì 20 Dicembre 2024 ore 19:45
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Alla Gran Bretagna non conviene penalizzare i professionisti stranieri

Intervista a Manfredi Nulli, da 26 anni a Londra, consulente per l'internazionalizzazione delle imprese e rappresentante della comunità italiana nel Regno Unito presso il Cgie, consiglio generale degli Italiani all'estero

Alla Gran Bretagna non conviene penalizzare i professionisti stranieri

La forte presenza di stranieri che lavorano a tutti i livelli nel Regno Unito rende ottimista Manfredi Nulli, consulente per l’internazionalizzazione delle imprese e rappresentante della comunità italiana nel Regno Unito presso il Cgie, consiglio generale degli Italiani all’estero. “Sono a Londra da 26 anni – racconta all’Agi – arrivai ventenne prima del picco dell’inizio del nuovo secolo. Dopo il referendum i flussi dell’immigrazione si sono ridotti, ma anche se non ci sono cifre non ho l’impressione che in molti abbiano fatto ritorno in patria. Chi è tornato – aggiunge – lo ha fatto soprattutto per approfittare degli incentivi per contrastare la fuga dei cervelli”. Il Cgie è composto da una sessantina di ‘expat’ in tutto il mondo e si riunisce un paio di volte all’anno a Roma. È un organismo consultivo per il ministero degli Esteri, ed è nella veste di rappresentante Cgie che Nulli ha partecipato a molte riunioni riguardanti la tutela dei diritti degli italiani in Gran Bretagna messi in discussione dalla Brexit. “Dopo la vittoria del leave al referendum – ricorda – di colpo abbiamo provato la sensazione di non essere più nel nostro paese di adozione. Dopo tanti anni, ci siamo sentiti cittadini di serie b e abbiamo pensato ‘non ci vogliono piu”. La realtà però – prosegue – è che non credo siano andati via in molti”. Ora, la vittoria schiacciante dei tories di Boris Johnson non preoccupa troppo il professionista: “La campagna è stata tutta giocata sulla tutela degli interessi nazionali: non è la prima volta che gli elettorati premiano politiche a favore, almeno a parole, degli interessi nazionali dei paesi. È già successo in Usa, Brasile, ed è anche un trend italiano”. Secondo Nulli, è improbabile che il Regno Unito possa rinunciare a tanti europei attivi “in tutti i settori, dalla ristorazione alla city, alle Università, agli ospedali, ovunque: non credo converrebbe prima di tutto al governo britannico”. Nulli invita a non sopravvalutare le affermazioni anti immigrati fatte da Johnson durante il periodo pre elettorale: “Concordo che è stato a volte scorretto, ma non ha puntato troppo su questo tema, e poi era in campagna elettorale. Economicamente, al Regno Unito non conviene privarsi di manodopera qualificata e nemmeno di quella meno qualificata”. Lo stesso discorso vale anche per il resto della politica: “Ho sempre creduto – prosegue Nulli – in una prospettiva di Unione non solo economica ma anche politica. Non credo che i singoli stati nazionali possano reggere il confronto e le sfide del mondo globale da soli. Peccato – conclude – che con questo risultato elettorale il popolo britannico abbia scelto la Brexit e speriamo che l’Unione Europea tragga insegnamento con un cambio di passo”.

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