Carlo Cottarelli: "Il decreto Ristori è solo un cerotto"
Intervista all'economista: "Vediamo cosa c'è nel prossimo. Fare un dpcm alla settimana non ha una logica"
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Domanda. Professore Carlo Cottarelli, il Governo sta lavorando a un bis del decreto Ristori dopo appena una settimana. Non si poteva prevedere già sette giorni fa che sarebbero serviti più soldi?
Risposta Il decreto Ristori della scorsa settimana è stato un cerotto rispetto a una situazione che richiedeva invece una maggiore spesa. Vediamo adesso cosa c’è in questo nuovo decreto, se è sufficiente.
- Serve un altro decreto con nuovi aiuti perché sta per arrivare un altro Dpcm con nuove restrizioni. Che giudizio dà di questo modo di procedere del Governo?
- Questa idea di fare un Dpcm ogni settimana dà l’impressione che non si abbia una strategia chiara. Si sta agendo un po’ gradualmente, ma senza una logica chiara del perché ci si muove gradualmente. La cosa che trovo sconcertante è che una settimana fa era abbastanza ovvio che quei provvedimenti di chiusura non sarebbero stati sufficienti perché se si riteneva che le misure fossero sufficienti bisognava aspettare del tempo per vedere se funzionavano. Quindi i nuovi provvedimenti potevano essere presi una settimana fa.
D- L’ammontare del nuovo decreto Ristori dovrebbe essere intorno ai 2 miliardi. Ancora presi dai risparmi di spesa, ma con questo nuovo provvedimento arriveremo a usare 7,5 miliardi degli stessi risparmi in appena sette giorni. Insomma ce li siamo giocati tutti o quasi. Non è un rischio considerando che da qui a fine anno potrebbero servire ancora soldi?
- Non c’è da altro da fare. Fortunatamente abbiamo i finanziamenti della Bce. Christine Lagarde ha annunciato che a dicembre potrebbe esserci un ampliamento dell’intervento del prossimo anno. Questo è quello che ci sta salvando.
- A proposito di Lagarde. Dovrebbe cancellare una quota ampia del debito dei Paesi Ue in mano alla Bce?
- Quello che è possibile e che importa è che la Bce continui a rinnovare il suo debito. Bisognerebbe evitare che si trovi nelle condizioni di dover smettere di rinnovare il debito pubblico giunto in scadenza e questo potrebbe accadere se l’inflazione andasse sui nei prossimi anni. Se l’inflazione sale, allora tutti quei soldi stampati dalla Bce dovrebbero essere riassorbiti e quindi la Bce dovrebbe vendere i titoli di Stato del proprio bilancio o non rinnovarli. Un’alternativa alla vendita è quella di neutralizzare la moneta creata non vendendo titoli di Stato, ma congelandola attraverso una riversa obbligatoria. Si potrebbero obbligare le banche a tenere la liquidità presso la Bce. In questo modo la Bce potrebbe proseguire nel rinnovare il debito.
- Torniamo al fabbisogno del Paese fino a fine anno. Al prossimo decreto non si potrà contare sui risparmi. Il Governo sarà costretto a un nuovo scostamento di bilancio, quindi a fare più deficit?
- Alla fine dell’anno mancano due mesi. Bisogna avere i dati della Ragioneria generale dello Stato, ma non posso escludere che potrebbero servire nuovi soldi e un nuovo scostamento.
- Con il nuovo decreto Ristori il deficit arriverà al 10,8%, che è il tetto indicato dal Governo nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Al netto della necessità di alzare ancora l’asticella per arrivare a fine anno, che prospettiva c’è sui primi mesi del 2021?
- La situazione attuale rende parecchio difficile la previsione di contenere il deficit al 7%, come annunciato dal Governo nella Nadef. A meno che la seconda ondata non finisca a Natale. Ma se così non fosse ci saranno ulteriori aumenti di deficit per il prossimo anno, oltre il 7 per cento. Anche perché sono aumentati i rischi di non raggiungere la crescita del 6% stimata dal Governo.
- La strategia economica del Governo è fagocitata dall’emergenza, ma l’Italia deve portare a casa anche i soldi del Recovery Fund. Non crede che Conte e i suoi stiano trascurando questa partita?
- Sì, siamo un po’ indietro. Ci sono Paesi che hanno già presentato il Recovery plan. Altri Paesi, come la Francia, hanno pubblicato il loro piano su come sostenere l’economia. E loro hanno meno bisogno di noi dei prestiti. Noi continuiamo a prendere a prestito a tassi più bassi del passato, ma ora l’Europa presterebbe a tassi negativi. Dobbiamo accelerare.
- L’impennata dei contagi e la pressione sugli ospedali rende più urgente ricorrere al Mes oppure si può ancora attendere?
- I tassi di interesse sui Btp sono scesi negli ultimi giorni e quindi questo può rafforzare le convinzioni di chi è contrario perché l’andamento più recente dei tassi lo rende meno conveniente. Ma io lo prenderei lo stesso perché ha tassi convenienti e non ha controindicazioni.
- Mes a parte, la strategia di questo Governo nell’affrontare l’emergenza è affidabile?
- Tutti i Paesi stanno avendo difficoltà e problemi, ma abbiamo perso dei mesi nell’illusione che non ci sarebbe stata una seconda ondata. Siamo andati avanti dicendo quanto siamo stati bravi e invece serviva più modestia. Bisognava dire che ci sarebbe stata una seconda ondata. E purtroppo è arrivata.
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