"Con questa legge elettorale Meloni può diventare la Merkel italiana"
Roberto D'Alimonte: Con questa legge elettorale Meloni può diventare la Merkel italiana.
In evidenza
Intervista a Roberto D’Alimonte politologo della Luiss: “Finché Pd e M5s litigano non esisterà nessuna alternativa. Se non cambia il sistema elettorale – e dubito che la destra lo farà, a meno che passi il premierato che mi sembra ancora in alto mare – Meloni potrebbe durare a lungo”. Le spine dei due vicepremier? “Salvini e Tajani da soli dove andrebbero?”
Roberto D’Alimonte, politologo e professore di Sistema politico italiano alla Luiss di Roma, analizza con Huffpost lo scenario alla ripresa autunnale: “Giorgia Meloni non ha rivali nel partito e nella coalizione, mentre il secondo polo dell’opposizione è tutto da costruire”. Dunque, “se non cambia la legge elettorale, la premier potrebbe essere Angela Merkel italiana”.
Domanda. Professore, proviamo a misurare la temperatura della politica, partendo dal governo a due anni dal suo insediamento. La premier Giorgia Meloni è reduce da due brutte notizie: la mancata elezione in Parlamento del suo candidato alla Corte costituzionale e l’abbassamento delle stime di crescita da parte di Bankitalia. Inciampi di passaggio o inizio di un logoramento?
Risposta. Le espongo la mia prospettiva: Meloni non ha niente da temere. I due eventi citati non intaccano il fatto che è a Palazzo Chigi e ci resterà. È naturale che all’interno di una coalizione ognuno coltivi il suo orticello, ma nonostante le fibrillazioni questo governo non ha alternative e la premier non ha rivali all’interno del partito né della coalizione. È un dato di fatto: se non decide lei di ritirarsi, Meloni durerà.
- Insomma, gli oppositori interni ed esterni devono sperare che Meloni cambi idea e voglia dedicarsi a fare la mamma, come disse Guido Bertolaso durante la campagna elettorale per il Campidoglio?
- Impossibile. Meloni ha l’ambizione di cambiare l’Italia e fare la storia. Che poi abbia le qualità e ci riesca, è un altro discorso e vedremo come finirà. Ma certo la premier si pone questo obiettivo di lungo termine. Del resto a chi passerebbe la mano? Al sottosegretario Giovanbattista Fazzolari o al ministro Guido Crosetto? Dentro la coalizione di centrodestra è in una posizione ancora più forte di Silvio Berlusconi quando ne era il leader.
- Eppure, la maggioranza si divide su tutto: extraprofitti, alleanze in Europa, tasse, ius scholae, adesso il catasto del superbonus. Davvero sono dissensi fisiologici?
- In parte sì: Matteo Salvini si è intestato il tema dell’immigrazione, Antonio Tajani lo storico mantra berlusconiano del no all’aumento di tasse. Ma ripeto: questo governo è stabile per mancanza di alternative. Se Salvini aprisse la crisi dove andrebbe? Partiamo dai numeri: a Montecitorio la Lega ha 65 deputati, ovvero il 16,3% del totale, quasi il doppio dell’8,8% preso alle politiche. Laddove FdI che alle elezioni ha preso il 26% ha 117 deputati, ovvero il 29,3% del totale. Pensa che Salvini farebbe un altro Papeete per dimezzare gli eletti?
- E se al posto di Salvini arrivasse il generale Vannacci?
- Vannacci può fare un partito fuori dalla Lega ma non conquistarla. Salvini si salva perché la Lega del Sud è vincolata a lui mani e piedi, quei dirigenti sono diventati il suo nocciolo duro. Nel settentrione è diverso perché esiste ancora, sotto sotto, la vecchia Lega Nord. Lì Salvini rischia ma non più di tanto: non c’è una sfida aperta e le manovre sotterranee non bastano. Se poi il futuro leader leghista fosse Luca Zaia, Meloni ne sarebbe rafforzata.
- Forza Italia può avere una prospettiva centrista scissa da questa coalizione?
- FI ha fatto un piccolo miracolo, la maggior parte degli analisti credeva che si sarebbe sgretolata dopo la morte di Berlusconi e invece ha preso più voti dell’ultima campagna elettorale del Cavaliere. Non ci siamo accorti che ha messo radici a livello locale, con una classe dirigente che funziona. Anzi ha fatto un doppio miracolo, prendendo anche più voti della Lega. È l’unico dei tre partiti di centrodestra a poter immaginare sulla carta un futuro con il Pd e un terzo polo.
- Tajani è la vera spina nel fianco della Meloni?
- Ho detto sulla carta. Sulla base delle Europee Pd, FI più Renzi, Bonino e Calenda hanno preso il 40,9%. La soglia minima per essere competitivi nei collegi uninominali del Rosatellum, dove si gioca la partita, è il 40%. Ma è un valore virtuale: nessuno può stimare quanti elettori Pd e FI abbandonerebbero i propri partiti in questo scenario. E poi chi sarebbe il leader? Il Mario Draghi che ha visto Marina Berlusconi?
- Conclusione?
- In politica non bastano i numeri virtuali, oggi non ci sono le condizioni per un governo di centro che veda insieme Pd e FI. Questo esecutivo è stabile, e due elementi lo rafforzano: il fallimento del progetto di terzo polo e l’instabilità dell’opposizione. Finché Pd e M5s litigano non esisterà nessuna alternativa. Se non cambia il sistema elettorale – e dubito che la destra lo farà, a meno che passi il premierato che mi sembra ancora in alto mare – Meloni potrebbe essere Angela Merkel italiana e durare a lungo.
- Il rebus del campo largo mette alla prova i più raffinati enigmisti. Come finirà?
R- Non ho la sfera di cristallo. Vedremo intanto se M5s dopo la costituente sarà ancora un partito unito e con quale profilo. Ma il tema cruciale è un altro: non parlerei di campo largo o stretto bensì di costruire un secondo polo competitivo con un programma, na comunicazione e soprattutto un leader credibili. Mi auguro che ci si riesca perché l’Italia ne ha bisogno per essere una democrazia responsabile ed efficiente. Ma oggi il secondo polo non esiste e il terzo non è mai esistito. Ecco perché nel 2022 il centrodestra ha vinto nell’80% dei collegi uninominali ottenendo quasi il 60% dei seggi con il 43% dei voti.
- Ultima domanda: Elly Schlein e Giuseppe Conte si accapigliano su Matteo Renzi che vale il 2%. È l’uomo nero o un genio?
- Renzi è sopravvalutato, e da comunicatore provetto usa i media per apparire un partner credibile. Trovo insensato che i partiti principali di un futuro secondo polo litighino su di lui.
Da Huffpost
Altre Notizie della sezione
Intervista a Marco Natali Presidente Confprofessioni
18 Dicembre 2024Marco Natali è stato eletto Presidente di Confprofessioni, segnando l’inizio di una nuova fase per la Confederazione che rappresenta i liberi professionisti in Italia.
«Ma quale bavaglio! Il governo ha lasciato libertà di gogna…»
12 Dicembre 2024Parla Oliviero Mazza, avvocato e ordinario di diritto processuale penale alla Bicocca: «Senza sanzioni il decreto che vieta la pubblicazione testuale degli atti del gip è inutile».
Barbera si rivolge al Parlamento: «La Consulta è a rischio, eleggere i giudici subito»
05 Dicembre 2024Il presidente della Corte costituzionale ha espresso preoccupazione per il protrarsi di questa situazione di stallo, già sottolineata in precedenti dichiarazioni pubbliche.