Il notaio del futuro
Intervista a Maurizio Fusco sulla trasformazione del diritto e l’evoluzione della professione notarile.
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È un grande piacere intervistare oggi il Notaio Maurizio Fusco. Fondatore di Fusco Legal e dell’Associazione “Giurisprudenza Superiore”, il Notaio Fusco ha una carriera brillante caratterizzata da una profonda dedizione allo studio e all’applicazione del diritto civile, societario e delle successioni. Con una laurea con lode conseguita presso la Luiss Guido Carli di Roma e una vasta esperienza maturata attraverso anni di specializzazione e pratica, il Notaio Fusco non solo ha pubblicato numerosi articoli su riviste giuridiche di rilievo, ma ha anche contribuito attivamente al dibattito giuridico in Italia come relatore in convegni e seminari.
La sua attività spazia dalla consulenza alle società di capitali, alla gestione di delicate questioni ereditarie, fino all’approfondimento delle più recenti evoluzioni della giurisprudenza. In questa intervista, esploreremo con lui le motivazioni e le sfide che hanno caratterizzato il suo percorso professionale, le sue opinioni sul ruolo sempre più centrale della giurisprudenza nel diritto italiano e le sue previsioni per il futuro della professione notarile.
Attraverso le sue risposte, avremo l’opportunità di comprendere meglio non solo la figura del Notaio Fusco, ma anche il suo approccio innovativo e rigoroso al diritto, che mira a integrare teoria e pratica in un’ottica di continuo aggiornamento e adattamento alle esigenze del contesto normativo e socioeconomico in evoluzione.
Domanda. Il Notaio Maurizio Fusco, dopo aver conseguito la laurea con lode presso la Luiss Guido Carli di Roma, ha frequentato, per diversi anni, corsi di specializzazione in diritto civile, societario e delle successioni, coniugando l’aspetto teorico con quello operativo. Come ha deciso di dedicarsi a queste aree specifiche del diritto e quali aspetti li rendono particolarmente affascinanti per lei?
- R. Ho sempre percepito un particolare trasporto per il diritto civile. Sin dai tempi dell’Università, ho subito avvertito che le materie civilistiche fossero maggiormente in linea con le mie inclinazioni. Dopo la laurea mi sono dedicato alla frequentazione delle scuole notarile, durante le quali ho coltivato la mia ambizione principale, quella di esercitare la professione di Notaio.
Domanda. Nel corso della sua carriera, ha pubblicato oltre 50 articoli su riviste giuridiche e ha partecipato, in qualità di relatore, a convegni e seminari. Qual è stato l’argomento più stimolante o innovativo su cui ha scritto, e perché?
- R. Vorrei intanto cogliere l’occasione per ringraziare il mio maestro, il Notaio Virgilio La Cava, che mi ha trasmesso la passione per l’approfondimento scientifico ed il valore dell’onestà intellettuale. Lo studio delle clausole generali mi ha incuriosito sin dalla lettura del manuale di diritto privato al primo anno di università. Trovo la lettura costituzionalmente orientata del diritto civile argomento di grande interesse. Il tema è stato affrontato, tra l’altro, al primo convegno annuale di Giurisprudenza Superiore.
L’abuso del diritto, del processo, la buona fede nell’esecuzione del programma contrattuale: tutti corollari del dovere di solidarietà, imposto dalla nostra Costituzione.
Domanda. Come collaboratore di Giurisprudenza delle Imprese, quali sono le sfide principali che ha riscontrato nella redazione delle massime in diritto societario?
- R. Ringrazio intanto la redazione per la preziosa opportunità che mi ha concesso. Le pronunce di merito, nel diritto commerciale, hanno grande importanza. Peraltro il ruolo del Notaio nel diritto commerciale mi pare assai rilevante, anche nell’ottica del sistema delle fonti. Basti pensare alle massime elaborate dai Consigli Notarili in materia societaria. Non si tratta di isolate legal opinion, ma di un vero e proprio diritto effettivo. Sono regole che impegnano la riflessione collettiva di una comunità di esperti, un vero e proprio canale privato di produzione del diritto, come è stato osservato. Questo aspetto dovrebbe far riflettere.
Domanda. Essendo fondatore e Presidente dell’Associazione “Giurisprudenza Superiore”, quali sono gli obiettivi principali di questa associazione e quale tipo di contributo intende fornire?
- R. Intanto ringrazio i fondatori, gli Avvocati Alfonso Ciambrone, Valentina Petrozziello e Gisella Rosa Conforti, senza i quali l’Associazione non avrebbe visto la luce, nonché tutti gli Associati ed i nostri bravissimi Collaboratori.
Lo scopo della Associazione è quello di promuovere la conoscenza del diritto vivente, attraverso la diffusione delle pronunce delle Sezioni Unite Civili della Cassazione. I nostri convegni, le nostre iniziative editoriali, i nostri podcast, i nostri eventi, tutte le nostre proposte sono proprio finalizzate a valorizzare l’importanza del diritto applicato, del diritto giusto, del diritto che sale dal basso, dalle trame dell’esperienza.
Domanda. L’obiettivo di GiurisprudenzaSuperiore.it è dimostrare come la “regola positiva sia destinata a fallire”. Può spiegare come questo progetto affronta e supera le limitazioni della regola positiva?
- Lo dicevamo poc’anzi. L’analisi dell’interprete deve a mio avviso concentrarsi non sul testo, ma sul contesto normativo. Il giurista deve aprirsi all’analisi del dato dell’esperienza. Solo per questa via è possibile perseguire un risultato di giustizia. Il dibattito è noto. Personalmente mi sento senz’altro di aderire a quest’ordine di idee.
La Corte Costituzionale, nel 1976, ha definito il “diritto vivente” come la consolidata opinione giurisprudenziale sul significato di una norma.
Il diritto non è un deposito, è un processo. Le cose cambiano (per fortuna). Mutano i contesti, i valori, il tessuto socioeconomico: il diritto deve necessariamente adeguarsi. Viviamo la stagione dei principi, non delle regole. La norma non è il presupposto, è il risultato. A mio avviso, come è stato autorevolmente osservato, il Magistrato non può negare giustizia perché manca il precetto.
Domanda. In che modo il diritto vivente può influenzare la pratica giuridica quotidiana?
- R. Sta per essere pubblicata da Giurisprudenza Superiore una monografia, edita da Pacini Giuridica, grazie al prezioso e determinante contributo dei nostri Collaboratori, ove viene affrontato l’istituto del Contratto di Concessione in un’ottica nuova, diversa, proprio attraverso la lente della giurisprudenza, civile e amministrativa, che si è occupata del tema.
In questo modo, vengo alla sua domanda, l’analisi dell’interprete prende le mosse proprio dal formante giurisprudenziale, allo scopo di capire come si applica la regola positiva, qual è il principio pretorio distillato nella fattispecie.
Dal principio di diritto, poi, si possono trarre utili spunti di riflessione per comprendere la reale portata della categoria giuridica di riferimento. Insomma, un’analisi che parte dal basso, non dall’alto, in nome di una effettività giuridica sostanziale.
Domanda. Lei è appassionato di tecniche di negoziazione e considera le opportunità di “cigni neri” come una strategia vincente. Può spiegarci come applicare questa filosofia nella sua pratica professionale e nella consulenza alle imprese?
- Il testo di Nassim Nicholas Taleb è una lettura che in buona sostanza mi ha cambiato la vita. La logica del Cigno nero rende ciò che non si sa molto più importante di ciò che si sa. Per natura siamo portati ad imparare dall’esperienza e dalla ripetizione, ci concentriamo su cose che già sappiamo e trascuriamo sistematicamente ciò che non conosciamo.
Così siamo indifesi di fronte all’imprevisto, si tratti di mercati finanziari, di vita quotidiana o di risposte da dare al partner (quelle son sempre delicate!).
Nella pianificazione aziendale ed in quella patrimoniale bisogna sempre tenere nella dovuta considerazione le circostanze create dal verificarsi dell’evento altamente improbabile. Bisogna accorgersi di questi fenomeni prima che si verifichino, disciplinandone compiutamente effetti e ricadute.
Domanda. Il suo lavoro di consulenza si concentra principalmente su società di capitali e vicende ereditarie. Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a focalizzare l’attenzione su questi settori?
- Il quadro normativo e giurisprudenziale è in continua evoluzione. Le soluzioni giuridiche finalizzate ad assicurare la piena attuazione della volontà negoziale necessitano di essere costantemente adeguate al cambiamento socioeconomico.
In tale ottica la pianificazione strategica è un valore di assoluto rilievo, non procrastinabile.
Gli istituti di diritto successorio consentono l’assegnazione degli asset patrimoniali, con indubbi vantaggi fiscali, anche in combinato con gli strumenti civilistici, assicurando certezza e stabilità al voluto testamentario.
L’evoluzione dei sistemi economici, inoltre, si ripercuote sul diritto delle società. Da qui l’esigenza di un’assistenza legale e notarile attenta alle poliedriche istanze, anche di matrice comunitaria, proveniente dai processi di internalizzazione dei mercati.
Il mutato quadro delle fonti e il rinnovato ruolo dell’interpretazione richiedono un costante aggiornamento, anche avuto riguardo al crescente ruolo della prassi, particolarmente avvertito in materia società, come accennavamo poc’anzi.
Confesso che aver esercitato la professione di avvocato per sei anni mi aiuta molto: l’aspetto patologico del fenomeno giuridico trasmette informazioni assai rilevanti.
Domanda. Infine, quali sono le sue previsioni per il futuro della professione notarile?
- R. Mi auguro che nel tempo venga preservato il prestigio della categoria notarile, ma probabilmente molto dipende da noi.
Se si vuole provare a delineare il Notaio del futuro, bisogna necessariamente pensare ad una preparazione ed una formazione del singolo e dell’intera categoria di elevata qualità, che tenga conto della necessità di coprire materie e campi in parte ancora inesplorati, ma ormai entrati nella quotidianità delle nostre vite e dei nostri studi.
Il mondo delle professioni, e quello notarile in particolare, richiede un vero “cambiamento culturale”. Questo cambiamento va accompagnato con coraggio ed ottimismo.
Concludo richiamando le raffinate parole di Carneluttiana memoria “tanto più Notaio tanto meno Giudice”. Probabilmente le cose sono cambiate.
Il notaio non serve solo a diminuire le liti, a ridurre il contenzioso, ma aiuta il Giudice a coniare la giustizia del caso concreto, mediante l’elaborazione di principi che supportano il magistrato. Gli esempi sono molteplici. Mi viene in mente la pronuncia della Corte di Cassazione del luglio 2023, in tema di clausola antistallo.
È quello che accade, ad esempio, con le Massime di diritto societario elaborate dai Consigli Notarili, lo dicevamo poc’anzi.
Agenparl
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