Anno: XXV - Numero 235    
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Sul deposito dell’istanza di fissazione del merito al Tar del Lazio

Qualche considerazione di cui mi faccio portavoce

Sul deposito dell’istanza di fissazione del merito al Tar del Lazio

Egregio direttore, a seguito del deposito della motivazione della sentenza n. 173/2019 della Corte Costituzionale, d’accordo con tutti i ricorrenti nel giudizio promosso dinanzi al Tar del Lazio, abbiamo depositato istanza di prelievo del giudizio 3767/2019.  Con il ricorso introduttivo avevamo impugnato il procedimento elettorale che ha proclamato l’elezione del  Cnf. Abbiamo denunciato alla Magistratura amministrativa il  conflitto di interessi che affligge i componenti della Commissione ministeriale e le conseguenti irregolarità della intero procedimento elettorale. Confidavamo molto nella Corte Costituzionale, ci aspettavamo una sentenza di ampio respiro che chiarisse una volta per tutte la portata delle norme in tema di elezioni contenute nella L. 247/2012. E così è stato. Non ci sono più scuse! le norme erano chiare e si è deciso di forzarle fino a queste estreme conseguenze. Ora la parola passa al Tar Lazio: le recenti sentenze del Tar  hanno confortato il nostro convincimento. La sentenza Favi (r.g. 9177/2019) chiarisce che la competenza sulla legittimità del procedimento elettorale appartiene al  Giudice amministrativo. La sentenza che annulla il concorso per i Dirigenti scolastici  (r.g. 6233/19) chiarisce le conseguenze del conflitto di interessi nelle commissioni esaminatrici ( e cioè l’annullamento di tutto il procedimento). Qualora il nostro ricorso dovesse essere accolto,  verrebbe annullata la proclamazione di tutti gli eletti al Cnf. Dal Congresso di Bari nell’autunno 2012 ad oggi si sono moltiplicate le scelte divisive per la professione (gettoni, giornali, specializzazioni, passaggio da Oua a Ocf).  Oggi, coloro che ne furono gli artefici,  continuano a non farsi carico delle responsabilità che tali scelte hanno recato con sé. Il nostro auspicio è che gli irriducibili di Cnf e Coa si decidano a fare un passo indietro per evitare di essere travolti ancora una volta dalle sentenze:  si lascino finalmente da parte interessi e vanità personali, non c’è più spazio per le smodate ambizioni dei singoli.   Il passo indietro andava fatto già all’indomani della sentenza a Sezioni Unite della Cassazione, ora ogni minuto è un danno  irreversibile che si causa alla  intera categoria. La battaglia per il rispetto delle regole sarà portata alla conclusione, in  mancanza di dimissioni, perché le ostinate scelte dei colleghi ineleggibili, questa disattenzione, questa incapacità di dare risposte inclusive, questa scorciatoia verso organismi elitari, chiusi e senza rinnovamento  apre le porte a una debolezza politica dell’intero sistema ordinistico e del Diritto di difesa, e quindi in conclusione,  del Paese. Non solo: i movimenti trasversali che mirano all’abolizione degli Ordini non sono stati sconfitti e non sono neppure in ritirata. Sono alle porte e domani, anche per responsabilità di coloro che si sono fatti mettere fuori dalla Magistratura, saranno ancora più forti. Ne vale veramente la pena restare in silenzio, avallare tali comportamenti ? La storia di domani, purtroppo, la stanno scrivendo coloro che resistono davanti alla Cassazione e alla Consulta, con la complicità di coloro che li sostengono. Parlo anche a nome dei miei Colleghi, dei sottoscrittori del ricorso dinanzi al Tar Lazio: siamo pronti a chiedere ad horas  il Commissariamento del Cnf se non si porrà immediatamente fine a questa penosa vicenda. Noi non saremo complici né silenti

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