A Roma, avvocati positivi in tribunale: denunciati, dipendenti in quarantena
Due avvocati positivi al Covid-19.
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Legali che sarebbero entrati con troppa superficialità a piazzale Clodio. Almeno questa l’ipotesi che dovrà valutare la procura dal momento che il vertice del tribunale penale ne ha dato comunicazione all’ufficio guidato da Michele Prestipino affinché operi verifiche sul caso.
Uno dei penalisti su cui punta il dito il tribunale si difende e sostiene che «l’Asl non mi aveva comunicato che dovevo eseguire un secondo tampone. Perciò, dopo il primo test negativo, sono rientrato in tribunale». L’avvocato, tuttavia, non si era negativizzato. Era ancora positivo, non lo sapeva e il 7 settembre ha girato per la città giudiziaria. Il legale sostiene di essere «andato una volta sola in tribunale». Poi l’ha chiamato l’Asl e lo ha sottoposto al secondo test. L’esito positivo è stata un doccia gelata.
L’avvocato sarebbe il secondo che si è aggirato tra le cancellerie di piazzale Clodio affetto da covid-19. L’otto settembre, infatti, un altro suo collega aveva comunicato alla cancellerie della IV sezione di essersi ammalato. Dopo la sua segnalazione erano stati sanificati gli uffici. Messi in quarantena i dipendenti che con lui erano entrati in contatto. I cancellieri erano stati subito tamponati ed uno era poi risultato positivo. Dipendente che però, data la tempistica, non poteva essere stato contagiato dal penalista.
Sono stati segnalati alla procura i due avvocati che «benché positivi all’infezione» da Covid «hanno fatto accesso ai locali del tribunale penale». Il dato emerge da una circolare dello stesso tribunale. Nel documento si afferma che i penalisti si sono resi «responsabili di condotte per le quali è stata inoltrata comunicazione alla procura». «Nei giorni scorsi si sono registrate alcune positività in capo a dei dipendenti – si afferma nella circolare firmata dal presidente vicario del Tribunale, Antonino La Malfa -. In tutti i casi segnalati ci si è attivati per ricostruire le relative circostanze, individuare le persone coinvolte ed assumere i provvedimenti opportuni con la massima attenzione alla tutela prioritaria della salute».
Al di là della presunta superficialità dei due avvocati la vicenda mette in luce le fragilità della città giudiziaria. Il sedici settembre, ad esempio, si era tenuta un’udienza in un’aula minuscola, l’A al primo piano dell’omonimo edificio, con più di 100 persone, tra avvocati, imputati, forze dell’ordine, giudici, cancellieri e pm. Una condizione che sarebbe stata malsana, dati i numeri, per portare avanti il processo anche in assenza di Covid-19. In questo caso gli avvocati avevano protestato e alla fine avevano ottenuto il rinvio dell’udienza.
Tuttavia l’afflusso di persone a piazzale Clodio, ormai, tocca i numeri del settembre del 2019, quando il coronavirus non era una minaccia che incombeva sul Paese. Oggi lo è ma in tribunale, denunciano in molti, pare nessuno se ne sia accorto.
All’ingresso non viene misurata la temperatura corporea. Primo filtro indispensabile anti -Covid. I dispenser per sanificare le mani sono presenti nei corridoi delle tre palazzine, anche se alcuni sono scarichi. In generale tutti rispettano l’obbligo di indossare la mascherina. Tuttavia il problema assembramenti esiste. Nella aule spesso affollate, nella piazzetta centrale ai tre edifici che compongono il corpo del tribunale e nel bar al seminterrato. Nulla di tangibile viene fatto per garantire accessi sicuri: la paura che il tribunale più grande d’Italia possa trasformarsi in un acceleratore di contagi è elevata.
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