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A Torino mancano i giudici di pace

E non solo lì: il problema e i grossi ritardi che fa accumulare agli uffici sono stati segnalati da tempo al ministero della Giustizia.

A Torino mancano i giudici di pace

Da mesi a Torino gli avvocati stanno denunciando una grave carenza dei giudici di pace, che sono troppo pochi rispetto a quelli previsti e devono sbrigare carichi di lavoro eccessivi. L’insufficienza dell’organico ha dilatato enormemente i tempi di tutte le fasi dei procedimenti, e i fascicoli da gestire sono ormai migliaia.

In una lettera inviata a maggio all’Ordine degli avvocati di Torino, i 400 avvocati firmatari avevano descritto una situazione di «paralisi» negli uffici dei giudici di pace. Per questo il 4 luglio oltre 500 avvocati avevano partecipato a un corteo di protesta, sfilando con la toga dal tribunale di Torino fino all’ex carcere Le Nuove, oggi sede degli uffici del giudice di pace. L’Ordine degli avvocati di Torino ha organizzato per il 12 novembre una nuova manifestazione. È un problema che va avanti da quasi un anno, fa sapere l’Ordine, ed è già stato segnalato al ministero della Giustizia.

L’ufficio dei giudici di pace è composto da magistrati onorari, cioè giudici nominati con particolari procedure e che, a differenza dei magistrati “togati”, non sono legati allo Stato da un rapporto di pubblico impiego. Le funzioni di un giudice onorario sono temporanee e il suo incarico è pagato in modo diverso a seconda delle funzioni. Sintetizzando molto, un giudice di pace è competente in materia civile, penale e amministrativa per fatti lievi e semplici da valutare, che riguardino situazioni comuni e dalle implicazioni economiche limitate. Per esempio, il giudice di pace si occupa delle opposizioni alle sanzioni amministrative, degli incidenti stradali con pagamenti di somme fino a 25mila euro, ma anche di alcuni reati minori, come il “danneggiamento di cose altrui”.

«Chi ha a che fare con tali vicende deve rivolgersi al giudice di pace per vedere tutelati i propri diritti, ma questi diritti rischiano di rimanere disattesi. In tutta Italia si vivono situazioni di disagio, ma quella di Torino è la peggiore», ha detto Alberto Manzella, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Torino.

Il caso di Torino è emblematico di un problema che riguarda anche altri tribunali in Italia, e che è emerso da un recente questionario condotto dall’Organismo Congressuale Forense (OCF), un organo di rappresentanza politica nazionale per gli avvocati. L’analisi, che ha preso in considerazione 191 uffici dei giudici di pace sui 390 totali in Italia, mostra forti carenze d’organico un po’ ovunque: al Nord ci sono 252 giudici di pace in servizio su 690 previsti, al Centro sono 122 su 357, nel Sud 166 giudici su 406 e nelle Isole 128 su 317.

 Più nel dettaglio, tra gli uffici dei giudici di pace con più di 50 giudici previsti quello messo peggio tra quelli esaminati è proprio a Torino: qui i magistrati in servizio sono 7 su 139 previsti dall’organico. Non va bene nemmeno a Napoli, dove i giudici di pace in servizio sono 37 su 250, né a Roma, dove sono operativi 58 giudici di pace su 210 previsti.

Lo scorso giugno anche gli Ordini degli avvocati di Roma, Milano e Napoli avevano scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio chiedendo «provvedimenti» urgenti per riuscire a smaltire in fretta gli arretrati e poter gestire i nuovi fascicoli in tempi ragionevoli. In particolare, avevano chiesto più giudici e indicazioni più chiare al personale amministrativo per gestire meglio l’attività degli uffici.

Secondo il monitoraggio dell’Ocf, il problema della carenza di organico riguarda anche il personale amministrativo degli uffici. Il risultato è che ci sono gravi ritardi, dalle procedure di accettazione delle buste telematiche al deposito delle sentenze. In molti uffici ci sono ritardi superiori ai quattro mesi nelle diverse fasi del procedimento, e i tempi per la pubblicazione della sentenza sono superiori ai sei mesi nel 30 per cento dei tribunali monitorati.

La situazione è ancora più grave a Torino dove dall’inizio dell’anno a metà settembre erano stati iscritti oltre 23mila procedimenti civili per i giudici di pace, di cui 12mila decreti ingiuntivi, cioè provvedimenti che permettono di riscuotere un credito in tempi brevi (per esempio, un pagamento arretrato). A questi vanno aggiunti i fascicoli cosiddetti “pendenti”, cioè quelli arretrati che non sono ancora stati presi in carico da un giudice: sempre a metà settembre erano 13.219. La conseguenza è che in alcuni casi la prima udienza può essere fissata addirittura solo nel 2028.

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