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Giovedì 28 Novembre 2024 ore 13:00
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Aiga. Emergenza Covid nelle carceri italiane

Angelis, “A destare particolare preoccupazione è il problema del sovraffollamento delle strutture penitenziarie, che impedisce qualunque tipo di distanziamento sociale

Aiga. Emergenza Covid nelle carceri italiane

L’Aiga, Associazione Italiana Giovani Avvocati, esprime forte preoccupazione per i dati allarmanti che stanno emergendo in queste ore sui contagi da SARS COVID 19 nelle carceri italiane, sia in danno dei detenuti, sia degli agenti della polizia penitenziaria e degli operatori interni alle strutture detentive.

In particolare, il Presidente dell’AIGA,  Antonio De Angelis, afferma: “A destare particolare preoccupazione è il problema del sovraffollamento delle strutture penitenziarie, che impedisce qualunque tipo di distanziamento sociale tra detenuti, e l’ulteriore contagio che da questo deriva a carico degli agenti di Polizia Penitenziaria e degli altri operatori. Nel decreto Ristori è stata prevista la detenzione domiciliare per i detenuti ai quali resta da scontare una pena inferiore a 18 mesi, per reati meno gravi e con l’obbligo del braccialetto elettronico, ma ad oggi sono ben pochi i detenuti scarcerati in virtù di tale provvedimento.”

“È necessario garantire il rispetto dei diritti di ogni singolo cittadino” continua l’Avv. Mariangela Di Biase, componente dell’Ufficio Legislativo della Giunta Nazionale AIGA, “anche dei detenuti, tenendo sempre a mente che l’istituto carcerario deve assolvere alla più alta funzione di rieducazione del reo, e non fungere da mero strumento punitivo ove i basilari diritti dell’uomo vengano mortificati e limitati.”

L’Aiga, dunque, auspica una concreta e rapida applicazione del Decreto Ristori in materia penitenziaria, invitando il Dicastero preposto ad una rivisitazione dell’intero sistema penitenziario, anche in ragione dell’individuazione dei mezzi necessari a rafforzare l’edilizia penitenziaria in un’ottica di ripensamento degli spazi a tutela dei detenuti e degli agenti e operatori penitenziari che vi lavorano.

 

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