Aiga. Il Dpcm blocca la carriera di 25 mila praticanti
Lo stop viene bocciato dall’Associazione giovani avvocati che propone un’unica prova a febbraio 2021
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“No al rinvio degli esami di abilitazione”. Protesta così il presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga), Antonio De Angelis, dopo aver appreso, dalla pagina Facebook del ministro di Grazia e giustizia, Alfonso Bonafede, che l’esame per l’accesso alla professione è rinviato a data da destinarsi.
“Se slittano le tre prove scritte, che di norma si svolgono il 15, 16 e 17 dicembre, la commissione non ha più il tempo necessario per correggere gli elaborati entro gli orali previsti a settembre 2021: in pratica si stravolge tutto il calendario e i praticanti rischiano di perdere un anno intero, se non di più” sottolinea ancora il presidente Aiga, l’associazione più rappresentativa della categoria, con più di 10 mila iscritti under 45 in tutta Italia.
De Angelis suggerisce quindi “un’unica prova scritta, l’atto giudiziario, entro il mese di febbraio al massimo, in modo che possa essere corretta entro luglio, in tempo per l’orale di settembre”. Ciò che è in linea con la proposta di riforma dell’esame elaborata dall’Aiga e dal deputato Carmelo Miceli che l’ha depositata a Montecitorio già un anno fa.
“Peraltro, leggiamo della decisione di Bonafede sui social e non mediante un provvedimento ministeriale, come sarebbe stato doveroso” precisa De Angelis. “Serve una risposta immediata che garantisca ai praticanti il regolare svolgimento della futura sessione, prevedendo misure idonee alla prevenzione del contagio”. “In fondo, nei concorsi non ci sono stati candidati infettati, tutto si è svolto nel pieno rispetto delle norme anti pandemia – osservano i Giovani avvocati – e un rinvio delle prove scritte all’anno prossimo comporterebbe per questi ragazzi un gravissimo disagio, costringendoli a ritardare l’accesso alla professione, al mondo del lavoro e alla tutela previdenziale”.
Inoltre, la Consulta nazionale dei praticanti Aiga, con una istanza inviata al ministro Bonafede 15 giorni fa, “aveva individuato tra le possibili soluzioni – aggiunge De Angelis – anche l’espletamento delle prove scritte nel Foro in cui il praticante abbia conseguito il certificato di compiuta pratica, soluzione ipotizzata nei giorni scorsi anche dal Consiglio Nazionale Forense”.
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