Allarme carenza magistrati a Roma
Disastro giudici di pace: ne mancano 7 su 10. Nesta (COA)
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Ancora un volta l’Ordine degli Avvocati di Roma lancia l’allarme sull’organico della Magistratura in servizio a Roma. È il Presidente del COA Paolo Nesta a segnalare le gravissime criticità dell’amministrazione giudiziaria nella Capitale.
“Attualmente – spiega il Presidente Nesta – presso il Tribunale di Roma, ma la situazione riguarda anche altri uffici giudiziari del Distretto del Lazio, la scopertura è di oltre il 18 % quanto ai Magistrati togati e di circa il 50% di quelli onorari. Quanto agli addetti all’Ufficio per il processo, rispetto ad una dotazione organica di 360, ne sono presenti meno di 260”. Il vero “buco nero della Giustizia Romana però riguarda l’ufficio del Giudice di Pace di Roma, “che attualmente presenta una scopertura dell’organico di oltre il 70% e dove, a seguito della modifica del rito, si è già accumulato un ritardo superiore ai 4 mesi soltanto per l’esame iniziale degli atti ai fini dell’iscrizione a ruolo dei procedimenti”
Più volte l’Avvocatura e la Magistratura, anche congiuntamente, hanno segnalato tale intollerabile situazione, chiedendo interventi urgenti e finalizzati ad ovviare al problema, ma invano. Nel frattempo con la Riforma Cartabia “in nome della produttività del sistema giudiziario sono stati posti in discussione principi fondamentali, quali il diritto di difesa, così svilendo non solo il ruolo degli Avvocati ma soprattutto indebolendo i diritti dei cittadini”.
E però, prosegue Nesta, “l’obiettivo, perseguito dalla Riforma Cartabia, di accelerare la definizione dei procedimenti civili e penali e di smaltire l’arretrato entro il 2026 appare difficilmente realizzabile”, nonostante l’Avvocatura abbia sempre fatto la sua parte, addirittura fornendo personale agli Uffici Giudiziari: attualmente, l’Ordine Forense fornisce 13 unità lavorative per un costo complessivo a suo carico di circa € 500.000,00 annui.
Ai tanti che vedono una soluzione nell’Intelligenza Artificiale, Nesta replica spiegando che “indubbiamente l’I.A., automatizzando procedure ripetitive, potrà ridurre gli errori, aumentare l’efficienza dei flussi lavoro e accelerarne i tempi di realizzazione, ma mai sostituendosi all’essere umano in un ragionamento giuridico o nella scelta e nell’interpretazione dei fatti rilevanti ai fini del decidere”. Ben altro discorso sarebbe usare l’Intelligenza Artificiale ad esempio per creare una grande banca dati al servizio di Magistrati e Avvocati. Uno strumento magari utile, ma che allo stato si scontra con la realtà dei fatti: “Nonostante le nostre numerose richieste, ancora non è stata predisposta un’unica piattaforma telematica – conclude Nesta – Al momento abbiamo sei canali di deposito e di consultazione diversi, afflitti da continue disfunzioni e in alcuni casi basati su programmi obsoleti e spesso senza manutenzione. Fra ruoli scoperti e software malfunzionanti insomma, la strada verso una Intelligenza Artificiale della Giustizia italiana è ancora molto, molto lunga”.
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