Anm-penalisti calabresi, prove di dialogo dopo lo scontro
Continua il botta e risposta a distanza tra le Camere penali e le toghe dopo il convegno a Lamezia Terme
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Continua il botta e risposta a distanza tra penalisti calabresi e magistratura. Dopo la richiesta di pratica a tutela nei confronti delle toghe calabresi avanzata dal gruppo di Area in Csm, è arrivata la nota della Giunta esecutiva dell’Anm: «Amareggiano alcune espressioni usate nel corso dell’incontro che si è tenuto a Lamezia Terme» lo scorso 14 luglio dal titolo “A tutela della libertà dei cittadini”, organizzato dal coordinamento delle Camere penali calabresi.
Si è parlato, aggiunge la nota del sindacato delle toghe, «di una magistratura calabrese “soffocata dal metodo staliniano” e del processo Rinascita-Scott come “summa delle storture della malagiustizia”, espressione addirittura di un “potere esercitato sulla società, sull’economia, sulla politica da un asse di ferro costituito da procure distrettuali, forze di polizia, informazione”». Si tratta per l’Anm «di affermazioni offensive, slegate da riferimenti concreti e prive di fondamento, che si traducono in un attacco indiscriminato e generico al difficile lavoro della magistratura calabrese, da sempre impegnata nella tutela della legalità e dei diritti dei cittadini».
Tuttavia in conclusione viene aperto uno spiraglio al dialogo: «Nel manifestare pieno sostegno ai colleghi calabresi, l’Anm ribadisce la propria disponibilità al dialogo anche con le Camere penali, purché nel rispetto dei reciproci ruoli, e ricordando come la tutela delle libertà dei cittadini sia assicurata proprio dall’azione di contrasto al crimine organizzato in territori angustiati dal fenomeno mafioso». Non si è lasciata attendere la replica del Coordinatore delle Camere penali calabresi, l’avvocato Valerio Murgano a nome di tutti i colleghi: è «doveroso rivendicare come l’avvocatura abbia posto al centro del dibattito temi di stretta attualità riguardanti lo stato di salute della giurisdizione in Calabria, indicando proficuamente un percorso virtuoso di dialogo con la magistratura (tutta), teso a superare le evidenti criticità». Certamente, ammette Murgano, «durante il dibattito – al quale la magistratura, compreso l’Anm locale dei Distretti giudiziari di Catanzaro e Reggio Calabria si è sottratta – sono state espresse critiche (anche) aspre nei confronti di quella parte della magistratura che ha colposamente concorso, a volte nel silenzio nocivo dell’avvocatura, all’acuirsi di una crisi, ormai endemica, della giurisdizione in Calabria».
Ma a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato una testata giornalistica che «ha faziosamente estrapolato frammenti del dibattito per poi affastellarli in un ordine tutt’altro che casuale e a un solo fine: scongiurare il pericolo che l’avvocatura possa iniziare un percorso di dialogo con i rappresentanti della magistratura, depotenziando chi dal contrasto e dall’isolamento della classe forense trae linfa vitale». Per queste ragioni, ha concluso Murgano, «nel riaffermare gli obiettivi che l’assemblea dei penalisti del 14 luglio si è prefissa di perseguire, si esprime autentico apprezzamento per l’annunciata disponibilità al dialogo con l’avvocatura da parte dell’Anm, nella convinzione che ciò debba avvenire con il confronto sui “temi” e con la finalità di tutelare i cittadini attraverso l’esercizio della giurisdizione nel rispetto della legge e delle garanzie poste a presidio di un “sistema penale” aderente al dettato costituzionale. Occorre, infatti, preservare la necessità che il processo non sia concepito quale strumento di lotta sociale, ma come luogo deputato ad accertare la sussistenza o meno di un fatto-reato e la sua attribuibilità all’imputato, nel rispetto assoluto del principio cardine della presunzione d’innocenza».
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