Avvocati a confronto sulle riforme, dal Consiglio nazionale forense critiche alla "Legge Cartabia"
Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Catania, ha riunito i professionisti forensi etnei, insieme ai vertici del Consiglio Nazionale Forense e dell'Organismo Congressuale Forense, per una giornata di dibattito sul futuro della professione
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“Giustizia, la parola all’avvocatura: tutelare i cittadini, modernizzare il Paese”, appuntamento organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania (Coa), ha riunito i professionisti forensi etnei, insieme ai vertici del Consiglio Nazionale Forense e dell’Organismo Congressuale Forense, per una giornata di dibattito sul futuro della professione.
L’evento, aperto dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania, Antonino Guido Distefano, ha visto la partecipazione dei vertici nazionali e siciliani dell’Avvocatura e ha compreso due tavole rotonde sulla giustizia civile e penale. Tra i relatori, sono intervenuti il Presidente del Consiglio Nazionale Forense (Cnf), Francesco Greco, e il Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense (OCF), Mario Scialla, insieme al Presidente degli Ordini Forensi siciliani Rosario Pizzino.
“Non dobbiamo dimenticare che le riforme incidono sui diritti, dunque sulle garanzie che lo Stato dà ai cittadini – ha dichiarato nella sua relazione l’avvocato Greco – a riguardo ritengo purtroppo che la Riforma Cartabia non dia adeguata tutela. Protagonisti del processo non sono i giudici o l’avvocato, ma proprio i cittadini, che con le ultime modifiche non sembrano più i destinatari delle scelte della riforma. È una grave lacuna che vogliamo correggere”. Tra le sfide che coinvolgono l’avvocatura c’è il confronto con l’intelligenza artificiale. “Non illudiamoci che venga posto un limite al suo utilizzo – ha proseguito il Presidente del Consiglio Nazionale Forense – piuttosto prepariamoci al suo ingresso e ad affrontare questo cambiamento tenendo fermi i principi deontologici e la qualità del rapporto con l’assistito”.
A due mesi dall’ingresso del 2024, l’avvocato Mario Scialla ha tracciato un primo bilancio dell’attività dell’Organismo Congressuale Forense. “Dopo un anno di pellegrinaggio per l’Italia ho sentito ben poche voci, se non nessuna, a favore della riforma civile. Per il penale nel complesso ci sono invece degli spazi interessanti da coltivare, dunque non è necessario essere eccessivamente critici. Quest’anno abbiamo dato il nostro contributo a livello ministeriale, collaborando seppur in sperequazione di forza in una commissione con circa tre avvocati e ventisette componenti tra magistrati e docenti universitari. Insieme abbiamo affrontato il problema della redazione degli atti, sul quale abbiamo dato una risposta importante. Tuttavia il tema di fondo resta, perché non ci piace essere etichettati come coloro che rallentano il processo”.
Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania, Antonino Guido Distefano, è intervenuto a inizio della giornata evidenziando la necessità di riunire il Foro. “Sentivamo l’esigenza di questo appuntamento perché l’avvocatura sta affrontando vecchie e nuove sfide. Sono sfide che includono una crisi della professione legata alla modernizzazione, una mancanza di connessione efficace con la politica e un elevato numero di nuovi iscritti che non hanno contribuito a una crescita ordinata. Inoltre, la scarsa partecipazione democratica degli avvocati alle istituzioni forensi è stata un problema, spesso causata dalla complessità delle riforme, come l’abolizione delle tariffe minime. Questi fattori hanno reso difficile essere avvocati, con notevoli differenze tra piccoli e grandi studi, città di grandi dimensioni o meno, e un gender gap che ha reso la professione meno attraente per le donne e per i giovani”.
Il Presidente dell’Unione degli Ordini Forensi, Rosario Pizzino, ha condiviso le proprie impressioni sui primi dati disponibili in merito agli effetti della Riforma Cartabia. “I primi report sono scarsamente attendibili, sia nel settore civile che nel settore penale, ma non sembrano confortanti. Il problema è proprio quello del “collo di bottiglia”, ovvero la grande quantità di procedimenti di fascicoli che arriveranno in fase decisionale, e che dovranno essere smaltiti solo dal magistrato. Si presume che nella fase di istruttoria, nello studio delle pratiche vi sia un’accelerazione”.
Alla tavola rotonda sul processo penale hanno partecipato la Vice Presidente del Cnf, Avv. Patrizia Corona, la Consigliere Segretario del Cnf, Avv. Giovanna Olla, il Consigliere del Cnf, Francesco Favi, il sostituto Procuratore Generale dela Corte di appello di Catania, Andrea Ursino e il professore Fabrizio Siracusano, con la moderazione del giornalista Antonio Condorelli.
Nella seconda tavola rotonda sulla giustizia civile, hanno discusso il Vice Presidente del Cnf, Francesco Napoli, il consigliere tesoriere del Cnf, Donato Di Campli, il Consigliere del Cnf, Francesco Pizzuto, il Segretario dell’Ocf Ninni Gallo, il Presidente della IV Sezione civile, dott. Mariano Sciacca, la Presidente del Coa di Ragusa e delegata Ocf Emanuela Tumino, il Consigliere del Coa di Catania e delegato Ocf Alberto Giaconia e il professore Ignazio Zingales, con la moderazione della giornalista Laura Distefano. Il bilancio dei lavori è stato positivo, nonostante il momento congiunturale richieda anche agli avvocati catanesi sforzi importanti. Dall’appuntamento organizzato a Catania è emersa anche l’esigenza di giungere finalmente alla costruzione della nuova Cittadella Giudiziaria. I lavori sono ripresi, come ricordato dal presidente della Corte d’Appello di Catania, Filippo Pennisi, presente all’incontro, ma il completamento dell’opera resta lontano.
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