Camere penali, Caiazza invoca l’unità. Ma è già corsa al successore
Ancora nessun nome per la presidenza, ma diverse le ipotesi: da Petrelli a Placanica, ecco tutti i rumors
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Si è concluso domenica scorsa il Congresso straordinario dell’Unione Camere penali. Un evento molto partecipato quello di Pescara: oltre 700 i penalisti accreditati riunitisi per fare un bilancio dell’anno e mezzo a guida Marta Cartabia al ministero della Giustizia, ma soprattutto per tracciare la strada da percorrere con un nuovo Parlamento a maggioranza di centrodestra.
Camere penali, comincia la corsa per il dopo Caiazza
Tra i vari obiettivi: portare a casa in primis la riforma della separazione delle carriere, rilanciare necessari interventi normativi che restituiscano effettività e concrete garanzie alla libertà del difensore – sistematicamente intercettato durante i colloqui con gli assistiti o indagato secondo la sempre più diffusa e malsana idea che egli sia naturale favoreggiatore del proprio cliente – , confrontarsi con tutte le forze politiche per sanare le gravi malattie che affliggono il carcere. Per questo la Giunta ha fatto propria la mozione della Camera penale di Roma per chiedere al Parlamento di emanare quanto prima provvedimenti di amnistia e indulto.
Tuttavia questo è stato anche il Congresso che ha segnato l’inizio degli ultimi dodici mesi di Gian Domenico Caiazza alla presidenza. L’anno prossimo, infatti, a Firenze si eleggerà il nuovo vertice. La questione è stata affrontata sia ufficialmente che ufficiosamente, sia dal palco che fuori dal Teatro Circus del capoluogo abruzzese.
I giochi li ha aperti nel suo intervento introduttivo il presidente del Consiglio delle Camere Penali, l’avvocato Roberto d’Errico: «Vorrei invitare tutti i militanti dell’Unione, i presidenti delle Camere penali a fare una scelta: come dobbiamo individuare il futuro presidente dell’Unione e la nuova giunta? Qual è il percorso da intraprendere, quale il metodo, quali i criteri? Prima i nomi o prima i programmi? Io non mi voglio fare paralizzare dai nomi, io voglio farmi paralizzare dalla contesa politica sui programmi se ce ne sono diversi tra di loro, questo è il sale della democrazia». Giusto aprire francamente la corsa, ma qualcuno dagli spalti obietta: «Dietro ad un programma c’è sempre una figura precisa, non si può prescindere da essa».
È stato lo stesso Caiazza nella chiusura della sua relazione a non nascondere il fatto che si vada «verso il rinnovo delle cariche alla guida dell’Unione, che segna per sua stessa natura un terreno fertile per fibrillazioni del tutto naturali ed anche vitali». E però il suo è stato un appello all’unità, quella unità persa e ricostruita dal congresso di Sorrento: «Non è stato un percorso facile, perché l’unità non basta invocarla retoricamente, occorre costruirla giorno per giorno con determinazione, impegno, fatica, e sopra ogni altra cosa, con intelligenza politica e con generosità intellettuale. Questo sforzo evidentemente è stato prima apprezzato e compreso, ed infine condiviso da tutti voi». Su quest’ultimo punto qualcuno non si è detto d’accordo. Comunque Caiazza ha auspicato un confronto «senza preconcetti e senza ipotesi o schieramenti precostituiti, moltiplicando le occasioni di confronto e di riflessione sulle scelte che ci apprestiamo a fare, lavorando nel comune interesse, tutti convintamente impegnati a salvaguardare il bene primario della unità della nostra associazione». Il senso è chiaro: abbiamo un anno per dibattere internamente ma arriviamo compatti a Firenze, in quanto, ha ammonito il penalista, «smarrire questa unità sarebbe un atto di debolezza insensato ed imperdonabile».
Dunque possibilmente no a candidature contrapposte, evitiamo di ricreare l’arena che ha visti contrapposti nel 2018 lui e Renato Borzone. Ma chi potrebbe essere quella figura intorno alla quale convergere senza troppi malumori generali? Dovrebbe essere una persona che fa la staffetta nella stessa squadra di Caiazza, o potrebbe essere anche qualcun altro per una fase di ricambio? Sono quasi tutti consapevoli che è impossibile trovare un “copia e incolla” di Caiazza. In molti dicono che «non esiste uno con il suo carisma, cerchiamo una figura completamente diversa con altre caratteristiche peculiari». Il nome che più risuona tra i penalisti che abbiamo ascoltato ufficiosamente è quello di Francesco Petrelli, già segretario dell’Ucpi e direttore della rivista Diritto di difesa. Ovviamente al momento i ragionamenti sono in una fase embrionale, manca ancora un anno appunto e tutto può cambiare. E poi non dimentichiamo che il prossimo presidente dovrà dialogare e confrontarsi con il nuovo ministro della giustizia, che ancora non conosciamo, e con il nuovo Parlamento. Un elemento non da poco per la scelta del successore di Caiazza.
Comunque adesso nessuna (auto)candidatura ufficiale. Ci si scambia opinioni, si cominciano a predisporre strategie, si ascolta la base. Se Petrelli non fosse disponibile, potrebbe mettersi a disposizione nuovamente Beniamino Migliucci, già presidente dell’Unione. Sarebbe la prima volta di un bis alla presidenza. Proprio per questo, se è vero che da un lato il penalista di Bolzano può contare sulla stima di molti, dall’altra parte qualcuno ha iniziato a dire che sarebbe eccessivo il suo ritorno a Via del Banco di Santo Spirito 41 e che occorre invece un volto nuovo. E allora potrebbe essere messa sul tavolo la carta Cesare Placanica, past president della Camera Penale capitolina. Apprezzato molto anche lui, avrebbe però per alcuni un difetto: sebbene sia nato a Locri, verrebbe sempre da Roma, mentre invece altri reclamano un presidente fuori dal raccordo anulare.
E allora altri due nomi potrebbero entrare in partita: l’avvocato Lorenzo Zilletti, fiorentino e responsabile del Centro studio dell’Ucpi Aldo Marongiu, e Vittorio Manes, Ordinario di diritto penale all’Università di Bologna e Responsabile dell’Osservatorio Corte costituzionale dell’Ucpi. Entrambi figure di rilievo per il dibattito politico e culturale all’interno dell’Unione. Qualcosa si muove pure a Napoli dove si sta lavorando alla candidatura di una figura di spicco. Insomma di alternative a Caiazza in teoria ce ne sarebbero diverse e tutte a loro modo valide. Bisognerà capire nei mesi che verranno se l’appello di Caiazza all’unità dell’Unione sarà preso in seria considerazione o assisteremo ad una anche naturale movimentata corsa a due, che pure sarebbe divertente, almeno per un osservatore esterno.
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