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Camere Penali su Ddl Nordio, primi passi importanti ma delude su intercettazioni

Giudicato molto positivo il divieto di impugnazione delle sentenze di assoluzione, "ancorché limitato ai soli reati a citazione diretta"

Camere Penali su Ddl Nordio, primi passi importanti ma delude su intercettazioni

 “Una prima lettura del disegno di legge appena licenziato dal Governo ci consente di apprezzare alcuni primi passi importanti di riforma in tema di impugnazioni del pm, di misure cautelari e di reati contro la Pubblica Amministrazione. Del tutto deludente, invece, l’intervento in tema di intercettazioni, ed il mancato intervento, sul quale il ministro Nordio si era pubblicamente impegnato con noi, in tema di condizioni di ammissibilità delle impugnazioni del difensore”. Così in una nota la Giunta delle Camere Penali.

Più specificamente “molto positiva la introduzione del divieto di impugnazione delle sentenze di assoluzione, ancorchè limitato ai soli reati a citazione diretta. Si tratta di un primo passo verso la piena realizzazione di una delle più antiche battaglie dei penalisti italiani. C’è ancora molto da fare, ma la novità deve essere salutata con grande soddisfazione; sicuramente positiva, in linea di principio, è l’introduzione dell’interrogatorio preventivo che precede la emissione della misura cautelare in carcere, segno di una concreta attenzione al tema della libertà personale e dell’abuso della custodia cautelare”, prosegue la nota. “Tuttavia non si può non sottolineare la natura sostanzialmente eccezionale di questa novità, esclusa del tutto per i reati di maggiore allarme sociale, e limitata per il resto alla sola esigenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato. Dunque un segnale importante, ma ancora molto timido: anche qui, un primo passo”, si spiega.

Anche l’assegnazione ad un giudice collegiale delle richieste custodiali in carcere risponde evidentemente al riflesso -in sé positivo – di presidiare con maggiore forza la privazione della libertà personale nella sua forma più grave. E tuttavia -a prescindere dalle preoccupazioni circa la sostenibilità di questa innovazione in termini di organici- lascia perplessi la prospettiva di formazione artificiosa di compagini collegiali costituite da giudici strutturalmente e culturalmente monocratici quali sono i GIP.

Complessivamente positivo l’intervento su abuso di ufficio, abrogato, e sulla maggiore tipizzazione del traffico di influenze, quali misure volte ad intervenire efficacemente su figure di reato dimostratesi utili solo a porre sotto tutela preventiva del giudice penale la politica e la pubblica amministrazione.

Del tutto deludente, invece, la riforma in tema di intercettazioni, limitata alla questione della loro pubblicazione, senza peraltro intervenire sulla tematica principale: la sanzione di quei divieti, che rimane irrisoria e dunque di fatto inesistente. Del tutto elusi, invece, i temi cruciali della questione: abuso dello strumento, ancor di più con riguardo alle conversazioni tra assistito e difensore.

Molto deludente anche il mancato intervento, pur promesso dal Ministro, in tema di oneri imposti dalla riforma Cartabia, a pena di inammissibilità, alle impugnazioni difensive, con grave pregiudizio soprattutto per i soggetti socialmente deboli, assistiti dai difensori di ufficio, che spesso non hanno la materiale possibilità di sottoscrivere il nuovo mandato ad impugnare.

Resta infine il fermo giudizio critico dei penalisti italiani per il rinvio delle riforme più significative tra quelle annunciate: separazione delle carriere, prescrizione ed ordinamento giudiziario.

Da Il Sole 24 Ore

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