«Caro Letta, ora cambiamo la Severino per tutelare noi sindaci»
Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci al Dubbio: «Il garantismo deve valere per tutti, a maggior ragione per gli amministratori che rischiano ogni giorno in prima persona di essere accusati per reati minori»
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Dopo l’anatema del segretario del Partito Democratico Enrico Letta sui quesiti referendari dedicati alla custodia cautelare e alla Legge Severino (“Farebbero più danni dei pochi cambiamenti positivi che porterebbero”), il coordinamento dei sindaci del Pd e l’Anci prendono posizione. L’obiettivo è comune: modificare quanto prima la legge dell’ex Guardasigilli. «È quanto mai opportuno che il Parlamento agisca subito per superare una legge che ad oggi non garantisce i tre gradi di giudizio», scrivono i sindaci del Pd coordinati da quello di Pesaro, Matteo Ricci, che al Dubbio aggiunge: «Il garantismo deve valere per tutti, a maggior ragione per gli amministratori che rischiano ogni giorno in prima persona di essere accusati per reati minori. Si verifica spesso che un amministratore condannato in primo grado, ad esempio, per abuso di ufficio o per turbativa d’asta, poi venga assolto in Appello o Cassazione».
Sul fatto che questa posizione possa evidenziare una spaccatura tra il Segretario dem e sindaci del partito, Ricci ci spiega: «No, Letta ha espresso la preoccupazione rispetto ad alcuni reati gravi. Con l’abrogazione totale della legge Severino verrebbe meno infatti la norma che fa decadere personaggi condannati per mafia sia pure in primo grado. E comunque ha ribadito che è un tema che va affrontato in Parlamento. Noi come sindaci lo poniamo da anni e il Segretario lo sa bene, in quanto abbiamo fatto anche diverse iniziative insieme». Per questo ieri mattina «come sindaci dem abbiamo lanciato un appello ai parlamentari di tutte le forze politiche, in primis il Pd, per modificare nelle prossime settimane in Parlamento la legge Severino, almeno per quel che concerne i reati minori. È un elemento che si scontra con lo stato di diritto e che va affrontato senza indugi e con tempestività».
Abbiamo chiesto al sindaco Ricci se andrà a votare i referendum: «Ancora non lo so, in genere vado sempre a votare. Il punto però è non essere ipocriti: questo referendum – ahimè -, dopo purtroppo che la Corte Costituzionale ha bocciato quelli più popolari su cannabis e sul fine vita, quasi certamente non raggiungerà il quorum. Pertanto bisogna lavorare in Parlamento, che rappresenta la strada maestra per ottenere una modifica». Ma qualora il Parlamento rimanesse imbelle? «I referendum molto probabilmente ci saranno alla fine di giugno – ci dice Ricci – Noi puntiamo a che la norma venga modificata prima di quell’appuntamento. Già in queste ore sono in contatto con alcuni parlamentari del Pd perché è fondamentale che il nostro partito si impegni da subito».
Sul fatto che all’interno del Pd ci siano posizioni favorevoli invece ai referendum – Marcucci, Bettini, Gori ed altri – Ricci conclude: «Il Pd è un partito garantista, su questo non ci sono dubbi. È anche un partito che crede molto nella riforma della giustizia per via parlamentare. I quesiti sulla giustizia rischiano, invece, di divenire un referendum pro o contro la magistratura. Al contrario noi siamo per riformare la giustizia, non per attaccare la magistratura».
Anche l’Anci, con il Presidente Antonio Decaro, fa pressing per superare la norma vigente, che sia per via parlamentare o referendaria: «Da molti anni, e in particolare di nuovo durante l’ultima assemblea generale dell’Anci, i sindaci italiani si sono espressi in maniera univoca sulla necessità di superare l’attuale normativa – si legge in una nota – che in base alla legge Severino prevede una sospensione di diciotto mesi dal mandato amministrativo, seppur in assenza di una condanna definitiva, anche per reati minori e soprattutto per un reato dal profilo incerto come l’abuso d’ufficio. La stragrande maggioranza di queste sospensioni decade alla loro scadenza e l’unica conseguenza che ne deriva è un grave danno per la vita della comunità che rimane senza guida, e per la figura del sindaco, la cui vita politica e personale viene inevitabilmente segnata».
Per questo motivo – ha aggiunto Decaro – «sentiamo l’esigenza, al di là di quale sarà l’esito del referendum ammesso dalla Corte costituzionale e delle legittime posizioni assunte dalle forze politiche, di tornare a ribadire come Anci la necessità che la legge Severino venga modificata. Che sia per scelta degli elettori o per una iniziativa del Parlamento, che abbiamo più volte sollecitato, per noi è importante raggiungere questo obiettivo per dare stabilità e continuità alla vita amministrativa delle nostre comunità».
Intanto ieri alla Camera è stato approvato a larghissima maggioranza (372 sì e 7 no) un ordine del giorno della Lega al Dl Milleproroghe che impegna l’Esecutivo a «prevedere che le elezioni amministrative 2022 e i referendum sulla Giustizia si svolgano in un’unica giornata». Il governo si era rimesso all’Assemblea. Così ha commentato il capogruppo Lega in commissione Affari costituzionali della Camera, Igor Iezzi: «Ora il ministro Lamorgese rispetti questa decisione». Ieri vi avevamo però raccontato che l’orientamento sarebbe quello di abbinare i referendum promossi da Lega e Partito Radicale ai ballottaggi delle Amministrative.
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