Carriere separate, sprint del centrodestra.
La maggioranza punta a velocizzare l’iter di approvazione della riforma, ma le opposizioni insorgono con emendamenti soppressivi.
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In un momento di forte tensione tra politica e magistratura, il centrodestra preme l’acceleratore sulla separazione delle carriere. È scaduto infatti ieri, in Commissione Affari costituzionali, il termine per la presentazione degli emendamenti, ma i partiti di maggioranza hanno deciso di non depositare nessuna correzione (fatta eccezione per qualcuna del Carroccio su diversa materia di cui si dirà alla fine dell’articolo) al disegno di legge costituzionale del governo che modifica anche l’elezione dei membri del Csm e prevede l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare.
L’obiettivo è velocizzare quanto più l’iter di approvazione, in linea con i desiderata della premier che, dopo la decisione del Tribunale Civile di Roma sui migranti in Albania, aveva chiesto ai suoi maggiore speditezza, persino rispetto al premierato. Forza Italia e Fratelli d’Italia valuteranno l’opportunità di lievi aggiustamenti in corso d’opera, tramite o emendamento del relatore o dell’Esecutivo. Per questo si aprirà un tavolo del centrodestra, nella consapevolezza che ogni modifica costituzionale deve essere ponderata adeguatamente.
Gli azzurri però provano intanto ad alzare il tiro, ipotizzando tre modifiche ancora più spinose nei confronti della magistratura: sorteggio solo per i togati del Csm e non per i membri laici, come al contrario previsto dal ddl Nordio per mitigare lo scontro con le toghe, due concorsi separati per l’accesso alle funzioni, istituzione di un nuovo organo di appello contro le decisioni dell’Alta Corte.
Per l’esponente di FI Nazario Pagano, presidente della I Commissione e tra i tre relatori del provvedimento, questa è «una riforma necessaria per migliorare il funzionamento della giustizia in Italia. Essa rappresenta un cambiamento cruciale per garantire un sistema giudiziario più efficiente e trasparente, rafforzando l’indipendenza delle funzioni giudicanti e requirenti. Continueremo a lavorare affinché questa trasformazione venga completata al più presto, a beneficio di una giustizia più moderna e al servizio del Paese». Per quanto riguarda i prossimi step spiega che ora si procederà «con l’esame delle inammissibilità e successivamente ci sarà spazio per eventuali ricorsi, per poi affrontare la discussione e la votazione. Se tutto procederà come previsto, la calendarizzazione potrebbe essere fissata entro fine novembre, consentendo alla Camera di votare entro l’inizio di dicembre».
Le opposizioni invece hanno presentato circa 250 emendamenti, di cui 170 del Partito democratico, tutti soppressivi dei diversi articoli e delle singole parti. «Non c’è una volontà di migliorare il funzionamento della giustizia nel nostro Paese ma unicamente di violentare la Costituzione, sacrificando il bene irrinunciabile dell’autonomia e indipendenza della magistratura», hanno dichiarato i capigruppo del Pd nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, Simona Bonafè e Federico Gianassi. Il Pd ha presentato, quindi, anche un emendamento per sopprimere la creazione dell’Alta Corte disciplinare, perché com’è stata concepita dal governo è completamente diversa da quella elaborata in precedenza da Luciano Violante e Anna Rossomando.
Italia viva ha presentato due emendamenti tra cui uno sempre soppressivo dell’Alta Corte, prevedendo invece «che ciascun Csm possa esprimersi sulle promozioni (anziché sulle valutazioni professionali) e sui provvedimenti disciplinari». Cinquantadue quelli depositati da Alleanza Verdi e Sinistra: «Intendiamo svolgere un’opposizione ferma e totale contro un testo che smonta e indebolisce il nostro sistema giudiziario», ha detto il capogruppo in Commissione, Filiberto Zaratti.
Il M5S ne ha presentati 29, nessuno da Azione. Per Francesco Michelotti, relatore di Fratelli d’Italia, «l’abnorme presentazione di emendamenti da parte della sinistra la dice lunga sulla mancanza di volontà di dialogo costruttivo per realizzare una riforma importante ed attesa da anni da parte dei cittadini. È una riforma di cui si parla da tanto, troppo tempo; non solo dalle Camere penali che ne hanno fatto una giusta battaglia, ma anche dai cittadini attinti dal mondo della giustizia che invocano una riforma in questo senso. La sinistra mira – ha proseguito il deputato – invece allo status quo, all’intoccabilità anche dei magistrati che sbagliano. Anche le vicende di questi giorni, il clima politico che promana in alcune chat e in alcuni convegni culturali/politici, rafforzano la necessità di spingere verso un sistema che ponga chiaramente la magistratura giudicante in posizione formalmente e sostanzialmente terza fra le parti e un sistema di autogoverno della magistratura che sia il più lontano possibile da logiche correntizie e di vicinanze partitiche».
Da segnalare, come anticipato all’inizio, che la Lega ha presentato «alcuni emendamenti aggiuntivi» che prevedono «che le norme italiane prevalgono rispetto a quelle europee», come riferito dal capogruppo in Commissione Affari costituzionali Igor Iezzi. Il parlamentare della Lega ha convenuto sul fatto che l’emendamento è estraneo ai contenuti del ddl: «È difficile trovare un ddl che faccia da “treno” adatto a cui agganciare questa proposta. Tuttavia il ddl è di riforma costituzionale e si adatta per porre il tema».
Questa modifica chiaramente è una risposta alle polemiche sull’Albania. Al Carroccio evidentemente non basta l’approvazione del cosiddetto “dl Paesi sicuri”: intende imprimere nella Carta costituzionale la prevalenza della legislazione interna su quella sovranazionale, a differenza di quanto previsto dall’articolo 117 della Costituzione. Per Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche Ue alla Camera, l’unico modo affinché ciò avvenga «è uscire fuori dalla Ue: l’Italexit. A questo punto chiediamo alla premier Meloni se nelle intenzioni del governo c’è l’Italexit. Credo che i cittadini dovrebbero saperlo visto che si mette in discussione il loro futuro. Se così non fosse, metta freno a queste azioni deliranti che mettono in crisi la credibilità internazionale del Paese», ha concluso il parlamentare.
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