Congresso Nazionale Forense: la mozione Anf sull’accesso alla professione.
Riforma del percorso universitario e ridefinizione del ruolo del tirocinante, con l'introduzione dell'obbligatorietà del compenso per il tirocinio successivo ai primi sei mesi e l'eliminazione della frequenza dei corsi di accesso alla professione.
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È questo, in sintesi, il contenuto della mozione presentata dall’ANF al Congresso Nazionale Forense che si terrà a Roma nei giorni 15 e 16 dicembre 2023.
Più nel dettaglio, la mozione propone una revisione del percorso universitario mediante l’introduzione di un’area di specializzazione differenziata, non vincolante ed eventualmente a numero chiuso, per gli studenti che vogliano intraprendere la professione di avvocato, magistrato o notaio.
La proposta di riforma investe anche il tirocinio professionale che viene riportato a 18 mesi e che dovrà essere svolto (come già in passato) interamente ed esclusivamente presso uno studio legale (oppure presso l’avvocatura dello Stato o l’avvocatura di un ente pubblico), con obbligo di relazioni semestrali da inviare al competente Consiglio dell’ordine degli avvocati non solo per il praticante, ma (al fine di valutare l’effettività della pratica) anche per il dominus.
Importante novità: nella relazione del dominus e del tirocinante dovrà essere obbligatoriamente indicato anche il compenso corrisposto al praticante avvocato.
La proposta mira, infatti, ad introdurre l’obbligatorietà del versamento di un compenso al tirocinante sin dal sesto mese di pratica, in conformità a quanto stabilito dall’art. 40, comma 2 del Codice Deontologico Forense.
Si propone, inoltre, l’abolizione dell’obbligatorietà della frequenza dei corsi di accesso alla professione (ritenuti troppo onerosi e disincentivanti già dalla loro introduzione), al fine di garantire la massima libertà di formazione del tirocinante.
Ritorno al passato anche per l’esame di Stato, con la previsione di due prove scritte, svolte a livello del distretto di Corte d’Appello, e un orale: la prima prova scritta sarebbe un parere, a scelta del candidato o in materia civile o in materia penale, mentre la seconda prova sarà un atto, a scelta del candidato, in ambito civile, penale o amministrativo.
Più snello rispetto al passato è, invece, l’orale, relativamente al quale la mozione propone un colloquio su una materia di diritto sostanziale e sulla relativa procedura, a scelta del candidato tra civile e penale, oltre a deontologia e ordinamento forense, diritto Costituzionale e dell’Unione Europea.
Specificato anche l’obiettivo della prova orale: questa dovrà mirare a vagliare le competenze pratiche e non meramente nozionistiche del tirocinante.
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