Covid e giustizia penale: le proposte Ucpi al Ministro della Giustizia e il documento condiviso con le più importanti procure italiane
Il deliberato della Giunta Ucpi con allegato il documento sottoscritto con le Procure della Repubblica di Roma, Napoli, Milano, Torino, Palermo, Firenze, Reggio Calabria, Catanzaro, Perugia e Salerno.
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Le nuove misure emergenziali. Le proposte di Ucpi e delle Procure
- La recrudescenza del fenomeno pandemico ha posto il Governo nella determinazione di intervenire con decretazione d’urgenza con ulteriori misure volte a limitare l’afflusso di persone all’interno dei palazzi di giustizia nel corso delle attività professionali. Il Ministro della Giustizia ha invitato ad horas le rappresentanze dell’Avvocatura ad un confronto ove sono state illustrate, nelle loro linee generali, le proposte che saranno oggetto del testo portato alla discussione del Consiglio dei Ministri nelle prossime ore. Lo schema del Governo sostanzialmente prevede la remotizzazione di una serie di attività secondo quanto già disegnato dall’art. 83 del decreto cd. “Cura Italia”, subordinando l’attività a distanza per l’istruttoria dibattimentale e la discussione al consenso delle parti processuali. Già nella fase del lockdown di marzo-giugno 2020, l’Unione delle Camere Penali ha articolato con chiarezza e determinazione la propria iniziativa politica, volta da un lato a collaborare con ogni sforzo possibile nel concordare con gli Uffici giudiziari territoriali le indispensabili misure per sventare o comunque massimamente ridurre la paralisi della giurisdizione, pur nel prioritario sforzo di salvaguardia della salute pubblica; dall’altro, ad evitare che ciò accadesse con pregiudizio delle irrinunciabili regole di garanzia che presidiano l’esercizio dell’azione penale ed i conseguenti gradi di giudizio. Ucpi ha segnalato sin da subito la necessità di poter procedere al deposito degli atti difensivi tramite pec e il ricorso ad una massiccia informatizzazione per tutta l’attività di indagine.
- Le nuove proposte del Ministero prevedono la possibilità di compiere atti di indagine da remoto, sempre che il difensore non si opponga; inoltre, tanto la persona sottoposta a indagini quanto la persona offesa potranno essere sentiti anche mediante collegamento a distanza dallo studio del difensore. Le udienze si terranno a porte chiuse, mentre il detenuto vi parteciperà in videoconferenza, a prescindere dal consenso; sanno inoltre possibili le deliberazioni delle camere di consiglio con i componenti del collegio collegati da remoto. La proposta prevede una prima apertura al deposito degli atti da parte del difensore via pec.
Sono stati prospettati interventi anche in materia di esecuzione penale che renderebbero ancor più stringenti le ostatività alle misure alternative alla detenzione. Salvo che su questo ultimo punto, il Ministro ha voluto sottolineare come le proposte abbiano tenuto conto della ferma opposizione dell’Avvocatura penale alle udienze da remoto per l’attività istruttoria e per la discussione finale, in quanto incompatibili con le regole del contraddittorio e del giusto processo.
- L’Unione ha ribadito la propria contrarietà ad ogni ipotesi di remotizzazione di attività di raccolta della prova e di discussione in ogni fase processuale che preceda una decisione del Giudice. Tali attività non possono che essere svolte in presenza. A regime deve essere prevista la possibilità per il difensore di procedere al deposito di atti via pec e l’accesso al sistema informatico di consultazione dei fascicoli, qualora realizzato. Resta ferma l’assoluta opposizione a qualsiasi provvedimento che miri a limitare l’accesso alle misure alternative alla detenzione nella fase dell’esecuzione ed anzi si sottolinea la necessità di interventi che agevolino la possibilità del ricorso alla detenzione domiciliare e all’affidamento in prova, quale risposta al sovraffollamento e come misura per contenere e limitare il rischio di contagio all’interno degli istituti penitenziari.
- In queste ultime ore, l’Unione delle Camere Penali è stata invitata ad un confronto dai Procuratori della Repubblica di Roma, Milano e Napoli, poi esteso ad altre importanti Procure italiane, al fine di verificare la possibilità di indicazioni comuni per affrontare la condizione di emergenza sanitaria. Abbiamo con grande soddisfazione constatato la praticabilità davvero significativa di comuni proposte, pienamente in linea con il quadro di principi che ci appartiene, e che sopra abbiamo ricordato. Ne è scaturito il documento che qui rendiamo pubblico, e che di intesa è proposto all’attenzione del Ministro della Giustizia. La comune proposta elaborata da UCPI insieme a quelle importanti Procure italiane ha il pregio di dare, innanzitutto, un forte slancio alla smaterializzazione più ampia ed efficace della interlocuzione degli avvocati con gli uffici giudiziari, non solo grazie alla copertura normativa del deposito atti a mezzo PEC, ma anche con l’accesso al TIAP per la consultazione degli atti (fase cautelare e post 415 bis); dall’altro consente lo svolgimento di alcune delle attività di indagine a distanza, sempre fatto salvo il consenso dell’indagato per gli atti che direttamente lo coinvolgono.
Sono state inoltre individuate ulteriori attività che, fuori dalla fase dibattimentale, potrebbero svolgersi da remoto con il consenso dell’indagato e del suo difensore, così consentendo la riduzione della presenza fisica nelle aule e negli uffici giudiziari, al contempo salvaguardando l’esercizio concreto del diritto di difesa. L’importanza di questa convergenza tra le Parti processuali non potrà che essere adeguatamente valorizzata nella considerazione del Ministro della Giustizia.
2020-10-27_Proposte-UCPI_Procure2020-10-27_Emergenza-COVID_processo_penale
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