Anno: XXV - Numero 236    
Lunedì 22 Dicembre 2024 ore 13:45
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E adesso l’avvocato in Costituzione.

Da Sisto a Delmastro, passando per il vicepresidente della Consulta Giulio Prosperetti, la richiesta è univoca: «La professione entri nella nostra Carta».

E adesso l’avvocato in Costituzione.

Tante opinioni a confronto, nel corso delle celebrazioni dei 150 anni della fondazione degli Ordini forensi, e tutte convergenti su un tema: la funzione dell’avvocato è fondamentale in ogni democrazia. Durante l’evento tenutosi a Roma, presso l’Auditorium della Tecnica, ben tre esponenti del governo (il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro) hanno voluto omaggiare il Consiglio nazionale forense nella giornata in cui sono state ripercorse alcune pagine della storia dell’avvocatura con lo sguardo rivolto al futuro e ad alcune riforme che non possono più attendere. Due in particolare: l’avvocato in Costituzione e la separazione delle carriere.

Il viceministro Francesco Paolo Sisto (è anche penalista del Foro di Bari) ha sottolineato la componente umana che non deve mai venire meno in chi indossa la toga. «L’avvocato – ha detto Sisto – deve avere la capacità di commuoversi, deve avere la capacità di avere dentro una spinta emotiva, che, oltre alle conoscenze tecniche, deve essere in grado di mettere in campo grandi doti umane. A ciò si aggiunga un obiettivo primario: il rispetto delle regole. Il nostro compito è quello di farle rispettare, perché i nostri assistiti si affidano a noi in tutto e per tutto. I nostri assistiti affidano a noi la loro vita». Sisto ha riflettuto, inoltre, sulla figura dell’avvocato come custode delle legalità e protagonista dell’affermazione della giustizia. Quest’ultima alcune volte viene sacrificata in nome di principi che poco si conciliano con il diritto: «Il legislatore ha la responsabilità di scrivere delle norme che consentano la tutela dei cittadini. L’avvocato deve riempire queste norme con i profili deontologici. Attenzione, poi, al concetto di efficienza, applicato alla giustizia, che io ritengo molto pericoloso. Efficienza significa rapidità, meno ritardi, meno burocrazia. L’efficienza, però, non può mai determinare una riduzione dei diritti. Anzi, l’efficienza deve garantire un miglioramento dell’offerta in termini di tutela dei diritti. E se qualcuno pensa di raggiungere l’efficienza sacrificando i diritti dei cittadini, commette un errore clamoroso».

Infine, il viceministro della Giustizia è intervenuto su un tema più volte ripreso nella giornata di ieri: l’applicazione dell’Intelligenza artificiale nella giustizia con i rischi concreti di disparità che ne possono conseguire. «Sono d’accordo – ha aggiunto Sisto – con il presidente del Cnf, Francesco Greco, in merito agli squilibri derivanti dall’uso delle nuove tecnologie. Pensate alle prove nel processo penale, acquisite da Procure attrezzatissime con strumenti di Intelligenza artificiale. La difesa si troverà ad inseguire certe tecnologie. Io penso che l’IA non possa mai costituire un elemento di prova. Può servire per delle esercitazioni belliche interne agli uffici di Procura. Se qualcuno pensa di poter utilizzare nel dibattimento, anche surrettiziamente, delle tecnologie insuperabili, dovrà passare sul cadavere dell’avvocatura».

Il vicepresidente della Corte Costituzionale, Giulio Prosperetti, nel ribadire l’importanza della funzione dell’avvocato tanto nel processo quanto nella società, ha posto all’attenzione degli oltre 700 professionisti giunti da tutta Italia il binomio difesa tecnica-deontologia. Senza la prima, la difesa tecnica non può essere davvero indipendente. Di qui la riflessione di Prosperetti sull’avvocato inteso come potere dello Stato. Se ne discute da tempo, ci sono state pure delle pronunce della Consulta e il tema si innesta direttamente al riconoscimento dell’avvocato in Costituzione.

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, è stato chiaro e ha assicurato che nella attuale legislatura l’avvocato in Costituzione «diventerà una realtà», così come la separazione delle carriere in magistratura. Nel suo intervento il presidente aggiunto della Corte di cassazione, Pasquale D’Ascola, ha parlato del rapporto tra giudice e avvocato, entrambi con pari importanza e dignità. «Il compito del giudice – ha affermato – è agevolato grazie alla presenza dell’avvocato».

Guido Carlino (presidente della Corte dei Conti) e Francesco Salzano (avvocato generale presso la Corte di cassazione) hanno rivolto attenzione alla figura dell’avvocato quale «baluardo di legalità» e soggetto «indispensabile per garantire la qualità dell’indipendenza e autonomia della magistratura». Infine, secondo Gabriella Palmieri Sandulli (avvocato generale dello Stato), l’autonomia e l’indipendenza sono tratti distintivi della professione forense. «I 150 anni degli Ordini – ha evidenziato Palmieri Sandulli -, al centro delle celebrazioni del Cnf, parlano di una storia in cui nel nostro Paese si sono affermati i diritti, tra questi il diritto di difesa, tratto distintivo di ogni democrazia, con alcune colleghe hanno scritto pure la storia dell’avvocatura italiana. In questo contesto l’avvocato deve essere considerato un servitore dello Stato. L’esperienza che porto è quella di una costante e proficua collaborazione con l’avvocatura e con gli Ordini».

Da Il Dubbio

 

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