Giudici trasferiti nonostante le cause in corso, penalisti in protesta
Le Camere penali di Napoli e Locri in stato d’agitazione. Gli avvocati sul fenomeno dell'avvicendamento dei magistrati: «Chiediamo un protocollo»
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In un processo in corso in questi giorni a Roma si sono avvicendati 16 giudici diversi in 15 udienze. Motivo per il quale le camere penali italiane hanno indetto per oggi lo stato d’agitazione. Sulla scia della protesta sollevata dagli avvocati capitolini, anche a Locri i penalisti hanno proclamato una giornata di astensione dalle udienze. Al centro l’attuale situazione interpretativa delle norme sui trasferimenti dei magistrati che consentono agli stessi di cambiare sede senza portare a termine le cause in corso ed al contempo permettono al nuovo giudice di non rinnovare l’istruttoria dibattimentale.
La Camera penale di Napoli ha già proclamato tre giorni di astensione dalle udienze dal 16 al 18 novembre. E il 16 novembre si terrà un’assemblea aperta a tutti gli iscritti per discutere del tema oggetto dell’astensione. «I giudici passanti», l’eccezione che diventa la regola e l’identità tra il giudice che ha assunto le prove e il giudice che emette la sentenza che finisce per non esserci più, mortificata da distorsive interpretazioni della norma.
L’unione delle camere penali italiane, da parte sua, nel proclamare l’agitazione generale ha invitato le Camere Penali territoriali ad assumere iniziative di denuncia delle prassi giudiziarie violative della regola di immutabilità del giudice e si è riservata di notiziare il neo Ministro della Giustizia Carlo Nordio. «A Roma è scoppiata la bomba, ma è un problema che si percepisce in tutti gli uffici giudiziari – ha rimarcato il legale Domenico Piccolo, componente del direttivo della camera penale locrese – Io per esempio sono impegnato in un processo a Reggio Calabria dove abbiamo fatto 7 udienze e sono già cambiati 4 giudici. Siamo ben lontani dalla fine del processo e non sappiamo quanti giudici si avvicenderanno».
Per il vicepresidente della Camera Penale di Locri Caterina Origlia «È nella dialettica processuale che si forma la prova, e il giudice deve essere quello che convinto delle verità dei fatti. Per questo deve essere un giudice unico alla fine ad emettere la decisione finale».
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