Giustizia: se è l’ora dei mediatori vuol dire che sono stati fatti degli errori
Meloni-magistrati l’ora dei mediatori”, titola oggi “Il punto” di Stefano Folli su La Repubblica che in tema di Giustizia prende atto delle tensioni tra politica e magistratura. Una situazione che sarebbe stato necessario evitare perché uno scontro non giova a nessuno.
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Lascerebbe sul terreno molte vittime e strascichi dagli imprevedibili esiti, anche sul piano elettorale. Per cui si cerca un mediatore che consenta al Governo di proseguire negli intendimenti riformatori senza produrre una frattura insanabile tra poteri dello Stato. E spunta il nome del possibile mediatore che Folli identifica in Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, magistrato, uno che per il ruolo istituzionale e per la sua cultura professionale appare senz’altro adatto allo scopo.
Gli auguriamo ogni possibile successo ma qualche considerazione in limine alla vicenda va pure fatta. Perché, se emerge l’esigenza di una mediazione vuol dire che finora la questione Giustizia è stata condotta con scarsa prudenza, in modo in parte avventuroso, con ipotesi di riforma formulate in termini che sono state ritenute da molti fatte “contro” i magistrati. Né diversamente potrebbe essere interpretate alcune esternazioni, anche televisive, di coloro che hanno collegato l’impegno riformatore alle recenti vicende che hanno interessato il Ministro del turismo Daniela Santanchè ed il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro Delle Vedove.
Chissà se si riferisce a loro Stefano Folli quando scrive “di una classe dirigente carente e in qualche caso davvero sprovveduta”. Povera Giorgia Meloni per la quale alla simpatia che ci ispira non possiamo non aggiungere una umana comprensione per le difficoltà che è chiamata ad affrontare con questa comitiva di ministri e sottosegretari in cerca di autore.
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