Gli avvocati bocciano il ddl Cartabia
Con le riforme a rischio le garanzie della difesa

“Le riforme della giustizia civile e penale delineate dai maxi emendamenti governativi rischiano di disattendere gli obiettivi indicati dall’Onu nell’Agenda 2030 cioè la garanzia di accesso universale alla giustizia”. Lo afferma Maria Masi, presidente facente funzioni del Consiglio nazionale forense e per statuto del Congresso nazionale forense, che rivolge un appello al governo e alle forze politiche, nell’ambito della presentazione della sessione ulteriore del congresso nazionale che si svolgerà a Roma a decorrere da domani 23 luglio
Al centro della due giorni le proposte, le analisi e le critiche degli avvocati alla riforma della giustizia civile e penale voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia. “È prevista una forte contrazione dei tempi del processo – continua Masi – ma con il pericolo che a rimetterci siano le garanzie di difesa, configurando regimi di preclusioni, sanzioni e filtri che danneggiano i cittadini e che non possono trovare giustificazione alcuna soprattutto se proposti in un’ottica di ottimizzazione del sistema e riduzione dei tempi dei processi.
La proposta del Cnf, inviata al governo alla fine dello scorso anno, partiva invece da un presupposto chiaro: il settore della giustizia non può essere revisionato soltanto in termini di ‘tagli’. Serve un cambio di prospettiva, una nuova cultura riformatrice rivolta costantemente al miglioramento del servizio per cittadini e imprese, attraverso tre coordinate interconnesse: la razionalizzazione e semplificazione del quadro normativo esistente; l’investimento nell’organizzazione della giustizia; la formazione di professionalità di alto livello e l’implementazione di competenze specifiche degli operatori del settore”. “Questa riforma sul civile non è idonea a perseguire gli scopi che si prefigge, non lo diciamo solo noi ma anche il Csm – aggiunge il coordinatore dell’Ocf, Giovanni Malinconico – è il momento di fare sentire la nostra voce in maniera unitaria.
Il Csm ha detto, soprattutto per quanto riguarda il processo civile, che la riforma non è idonea a ridurre i tempi della giustizia e il rischio, che condivido, è che si faccia un intervento puramente cosmetico”. Dal canto suo il presidente dell’ordine degli avvocati di Roma, Antonino Galletti, afferma che “è molto più semplice intervenire sui codici invece che investire sulle risorse. La giustizia, anche per quanto riguarda il tema della prescrizione, ha bisogno di investimenti sia per quanto riguarda il personale che per le infrastrutture dove la situazione è drammatica. Sono elementi, questi, che definiremmo le fondamenta di qualsiasi riforma del processo: non servono agli operatori del diritto operazione di chirurgia plastica sui codici, interventi di facciata che possono forse ingannare l’Europa per i finanziamenti, ma non producono in concreto alcun beneficio”, conclude.
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