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«I diritti non sono merce: nessuna macchina potrà sostituire un avvocato»

Alexa "versione" avvocato, intervista al vicepresidente del Cnf Francesco Greco: «La professione forense deve necessariamente adeguarsi ai tempi che cambiano, alla società che si trasforma. Tutto ciò, però, fino a quando non si mettono in discussione i principi di tutela dei diritti»

«I diritti non sono merce: nessuna macchina potrà sostituire un avvocato»

 

La notizia riguardante la possibilità di interpellare il dispositivo Alexa per ascoltare alcune informazioni giuridiche e ottenere consigli legali, dopo la collaborazione tra il colosso Amazon ed il portale “La legge per tutti”, ha aperto una discussione molto interessante nell’avvocatura. Il vicepresidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, è convinto che la “voce amica” di Alexa non potrà mai sostituire la fondamentale presenza dell’avvocato. L’operazione commerciale messa in campo da Jeff Bezos e Angelo Greco, a detta del vicepresidente del Cnf, non potrà mai mettere in discussione le competenze e la professionalità dell’avvocato. Tra una voce che proviene da una cassa audio ed una persona in carne ed ossa, con anni di studio ed esperienza alle spalle, c’è una bella differenza.

Avvocato Greco, sul dispositivo Alexa sarà possibile recuperare informazioni giuridiche per affrontare la quotidianità, senza avvalersi di un avvocato. Cosa ne pensa?

Non mi stupisce la notizia che Alexa fornirà risposte anche in campo legale. Quelle che darà non potranno che essere generali e mai sostituire il parere che l’avvocato, analizzando il caso concreto e valutandone gli aspetti peculiari, renderà con riferimento al singolo caso. D’altronde, come accade nel campo medico, su internet si trovano le descrizioni delle malattie con l’indicazione delle relative cure, che, però, qualunque medico sconsiglia di seguire. Curare un malessere o, addirittura, una malattia seguendo internet è molto pericoloso, perché si rischia di assumere farmaci inidonei o fare scelte nocive irreversibili, che possono provocare gravi effetti dannosi. Lo stesso sarà nel campo del diritto.

Dunque, seguire quanto suggerito da una “voce amica” è sconsigliato?

Seguire Alexa sulla tutela giuridica potrà avere gravi conseguenze, anche perché il processo nel nostro Paese è molto tecnico ed ogni singolo atto è governato da regole rigide, dettagliate e tempi brevissimi. L’avvocato, invece, assicura una risposta sul singolo caso, avendo conoscenza delle norme giuridiche, delle regole processuali, tenendosi sempre aggiornato grazie alla formazione permanente e, soprattutto, attenendosi a principi etici, deontologici, di riservatezza, essendo sottoposto a regole disciplinari, che invece le società commerciali non hanno e persino disconoscono.

L’operazione messa in piedi da Amazon e dal portale legale che fornirà i contenuti giuridici meritava di essere sottoposta ad alcune verifiche o approfondimenti da parte dei soggetti preposti?
Quello che mi preoccupa è l’arrembaggio che queste società commerciali, molte delle quali operano solo online e senza un interlocutore “visibile”, che mirano al profitto nudo e crudo, agendo senza regole, senza etica, senza principi deontologici, stanno tentando di effettuare nel campo della tutela dei diritti con il compiacente silenzio dell’Antitrust. L’attenzione di questa authority è unicamente rivolta, anche nel campo giuridico, al mercato e alla concorrenza, colposamente e gravemente dimenticando che i diritti non sono merce. Anche il legislatore, e mi riferisco al Governo e al Parlamento, sembra avere rinunciato ad assicurare ai cittadini la tutela dei diritti. Il principio del “giusto processo”, contenuto nella nostra Costituzione, sembra obliterato dal legislatore. Tutte le riforme risultano appositamente approvate per allontanare l’obiettivo del processo giusto, a discapito della tutela dei diritti.

Si riferisce alla riforma civile che si sta attuando?

La riforma del processo civile, recentemente approvata dal Governo, in attuazione della legge delega numero 206 del 2021, è un chiaro attentato ai diritti dei cittadini. Nulla prevede sul rispetto dei tempi nel deposito dei provvedimenti da parte dei giudici, né sulla verifica del rispetto del principio di efficienza del sistema giudiziario. Il decreto approvato dal Governo incide solo sui diritti delle parti, riducendone le tutele giuridiche. Basti dire che nella legge delega, in modo ben nascosto, è prescritto, si veda l’articolo 1, comma 5, lettera n, punto 4, che il nuovo rito dovrà prevedere la riduzione dei tempi per lo svolgimento delle difese, nonché l’introduzione di ulteriori preclusioni. Ciò in aggiunta a tutte le altre previsioni che renderanno per il cittadino l’accesso alla giustizia una vera e propria chimera. In qualunque altro sistema democratico il Parlamento mai avrebbe approvato una norma che autorizza il Governo ad emanare una riforma che incide sulla difesa dei diritti.

La difesa dei principi di tutela dei diritti è fondamentale per proiettare la professione forense nel futuro?
Certamente. Affermo tutto ciò essendo ben consapevole che la professione forense non possa rimanere ancorata a schemi del passato. Anzi, credo, che debba necessariamente adeguarsi ai tempi che cambiano, all’economia che muta, alla società che si trasforma. Tutto ciò, però, fino a quando non si mettono in discussione i principi di tutela dei diritti, che costituiscono la base della democrazia. Nessun principio economico può mettere in discussione la tutela dei diritti, che lo Stato ha il dovere primario di assicurare. La giustizia non è un servizio, come invece spesso si sente dire anche da addetti ai lavori, ma una funzione primaria dello Stato di diritto. La distinzione tra un servizio ed una funzione è fondamentale, ed è inconcepibile che qualcuno ne confonda la differenza.

Il suo è un messaggio anche in vista degli importanti appuntamenti che riguarderanno l’avvocatura all’inizio del prossimo autunno?

Quando i diritti vengono compressi ed i meccanismi di loro tutela rimangono schiacciati, l’avvocatura, che della tutela dei diritti è sentinella e baluardo, ha il dovere di insorgere, perché in tal modo vengono messi in discussione i principi inalienabili ed irrinunciabili della democrazia. È questo noi avvocati non lo possiamo consentire. Penso sia venuto il tempo che l’avvocatura metta in campo la propria forza. Il Congresso di Lecce, mi auguro, costituirà un momento di confronto e raccolta di tutte le componenti dell’avvocatura, per reclamare, tutti insieme e a gran voce, il rispetto delle regole democratiche, del giusto processo, della tutela dei diritti. Nella certezza che nessuna macchina potrà sostituire un vero avvocato.

Da Il Dubbio

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