I magistrati non capiscono che governare è diventato impossibile
La protesta dei magistrati contabili per la legge che ridimensiona il danno erariale non tiene conto che per gli amministratori pubblici, come per i medici (ma non per le toghe), lavorare ormai è essenzialmente un rischio. E così si lavora male
In evidenza

I magistrati contabili protestano, pacatamente ma fermamente, contro il disegno di legge che ridisegnerebbe la previsione del reato per danno erariale da contestare a pubblici amministratori e funzionari. Lamentano una drastica riduzione della gravità e punizione del reato quando compiuto senza dolo, una diversa distribuzione e organizzazione delle loro Corti e un indebolimento del loro potere di controllo.
Come si sa, la contestazione del danno erariale è da anni l’equivalente in campo economico dell’abuso d’ufficio in ambito penale. Un pubblico amministratore o un funzionario se lo può vedere imputato, anche se non ha rubato niente, se non lo ha commesso per favorire qualcuno, ma ha deciso o avallato impegni di spesa ritenuti eccessivi o impropri o che hanno causato spese impreviste ecc. Non sono mancati i casi in cui questo è davvero avvenuto, si capisce. Ma, esattamente come per l’abuso d’ufficio, non si contano i reati che sono stati contestati indebitamente (imputati poi assolti) o che sono stati contestati a responsabili che hanno cercato di fare del loro meglio, ma sono inciampati in qualche denuncia (sport molto praticato in Italia): un concorrente escluso che sostiene che sarebbe costato di meno, un danno che si è dovuto rimborsare, una spesa che poteva essere evitata o ridotta, una promozione rimessa in discussione ecc. Non si deve pensare solo ai grossi politici o agli alti dirigenti e alle grandi cifre. Questa tegola è piovuta sulla testa anche a centinaia di piccoli, spesso piccolissimi amministratori di beni e istituzioni pubbliche, cui viene richiesto di risarcire lo stato di un danno economico che i loro atti, pur in buona fede e senza dolo, avrebbero provocato: ovviamente in astratto, nel caso in cui avessero operato diversamente, cosa che, come si sa, è sempre facile affermare a posteriori.
Quello di cui i magistrati contabili, esattamente come i loro colleghi della magistratura ordinaria di fronte alla cancellazione del reato di abuso di ufficio, sembrano non rendersi conto è quanto cattivo o spropositato uso sia stato da loro fatto di un reato pur opportunamente previsto come quello di danno erariale. Se si sta arrivando a ridefinirlo al ribasso è anche perché è stato contestato ogni due per tre a qualsiasi pubblico, anche modestissimo amministratore, non di rado con richieste di risarcimenti spropositati. Chiunque sieda, anche con un minimo di responsabilità, in un’amministrazione pubblica, ormai, per prima cosa, lui o l’ente stesso, contrae un’assicurazione per parare le eventuali richieste di danni, tra cui appunto, su tutti, quelli erariali. Sono stato per tre anni membro del consiglio di indirizzo di una piccola fondazione bancaria, compenso circa 1500-1600 euro lordi all’anno (ripeto: all’anno), ma non so quanto abbia speso la fondazione per l’assicurazione che ha pagato per me, per proteggermi da eventuali richieste di risarcimento per danni che avrei potuto provocare con il mio insignificante voto consultivo; forse più di quello che ho guadagnato io. Come è nata la medicina difensiva, a protezione dei medici dalle denunce facili, così è nata un’amministrazione difensiva, fatta di premi di assicurazione e di paure, di ritardi o rifiuti “della firma” da parte di funzionari e amministratori spaventati dalla Corte dei Conti, con un danno complessivo per la collettività, che probabilmente non è inferiore a quello contestato ai presunti colpevoli e di cui non risponde nessuno.
I magistrati non possono ignorare che quella in atto è una pur discutibile reazione della politica, non tanto al loro potere di controllo, quanto a un suo uso che ha reso difficilissima la gestione della cosa pubblica e a rischio di accusa, di carcere o di pena pecuniaria chiunque incappi in un errore o in una decisione che avrebbe potuto essere migliore. Essi difendono il loro potere di controllo sulla spesa pubblica che attiene alla magistratura contabile, una funzione indispensabile, importantissima, ma che esige una grande misura in chi la svolge. Chi eccede nel suo esercizio, desta il sospetto di puntare più al potere che al controllo.
Il potere di controllo è molto gettonato oggi, in ogni ambito. Spesso i controlli prendono più spazio e risorse di ciò che viene controllato, e bloccano o rallentano ogni attività soggetta al loro scrutinio, anche quella più pulita e modesta. Ma è popolare denunciare l’attenuazione del potere di controllo sul danno erariale, come fanno ora i magistrati contabili. Con la diffusa, populistica diffidenza verso i gestori della cosa pubblica, il consenso è facile. E, se ci fosse stato un uso ragionevole e meditato nella contestazione di questo profilo di reato, sarebbe giusto e doveroso consentire. Il fatto è, però, che se questo uso ragionevole e meditato ci fosse stato, oggi, probabilmente, non ci sarebbe neppure il disegno di legge contro cui si protesta.
Altre Notizie della sezione

Riforma della legge professionale Forense
15 Aprile 2025Scuola di politica forense Mga, lezione 13 stasera alle 19,30.

Parigi 15 e 16 maggio.
15 Aprile 2025Corsi della Scuola Superiore della Magistratura aperti agli avvocati del libero foro.

Dodicesimo incontro Zibaldone Cnf
14 Aprile 202514 aprile 2025, ore 14.30