Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Il decreto delegato “Contenzioso” tradisce diversi principi della legge delega

Uncat rileva il permanere di diverse contraddizioni con i principi di delega

Il decreto delegato “Contenzioso” tradisce diversi principi della legge delega

L’Unione Nazionale Camere Avvocati Tributaristi esprime un suo primo commento sul decreto legislativo sul contenzioso tributario pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Rischio di incostituzionalità per eccesso di delega; incongruenze nel modello processuale prescelto, un ibrido tra il processo amministrativo, privo del recepimento delle disposizioni che in quello garantiscono il diritto di difesa, e il processo civile, cui rinviano le attuali disposizioni, con conseguente mortificazione delle garanzie difensive del cittadino / contribuente: si pensi, ad esempio, alla limitazione al regime di ammissibilità delle prove (con il divieto di produzione di documenti nuovi in fase di appello), e alle nuove disposizioni in ordine alle spese di giudizio, che destano forti perplessità se confrontate con i principi ben più garantisti introdotti dalla legge delega.

Da ultimo, desta preoccupazione la disposizione relativa alla sentenza in forma semplificata, che addirittura si prevede possa essere emessa già in sede cautelare. Una giustizia veloce, anzi rapida, è certamente una buona aspettativa che coinvolge ogni comparto dell’ordinamento processuale interno, ma una giustizia rapida e veloce che rischia di “inciampare” sui diritti sostanziali, non può essere accettata, pena il sacrificio della giusta decisione processuale, della “verità” che ogni processo tende a disvelare. La sentenza in forma semplificata ha nel processo amministrativo dei presidi a garanzia della difesa che mancano nel nuovo testo licenziato dopo le modifiche in Parlamento.

La sentenza semplificata, inoltre, rischia di contenere una motivazione apparente e- verosimilmente- genererà un proliferare di contenzioso nei gradi successivi di impugnazione, con eterogenesi dei fini rispetto a quanto auspicato dalla legge delega.

Occorre segnalare che alcune norme (come il divieto di nuovi documenti in appello o le norme sulle spese) saranno applicate anche ai processi in corso, ed anche su questo punto Uncat non può non segnalare la violazione del principio di certezza dei rapporti già in essere, nel pieno dispregio delle garanzie processuali.

Nota invece sicuramente positiva, da Uncat più volte auspicata, è l’inversione di rotta, rispetto allo schema di decreto delegato, sulla udienza in presenza. La norma ora prevede che, nel caso in cui una parte chiede di discutere in presenza, i giudici e il personale amministrativo sono obbligati a partecipare in presenza: la digitalizzazione – pur con i vantaggi di economicità ed efficienza che produce – richiede che infrastrutture e connessioni funzionino perfettamente e spesso ciò non accade; ma non può certo essere di per sé valido motivo per rinunciare alle basilari garanzie processuali.

L’Unione Nazionale delle Camere degli Avvocati tributaristi, manifesta una profonda delusione per le scelte effettuate dal Governo in ordine all’assetto del “nuovo” processo tributario, sin dalla sua derubricazione a “contenzioso”, quasi a voler spogliare il giudizio tributario di ogni connotato giurisdizionale.

Gli avvocati tributaristi si sono sempre espressi a favore di un sistema tributario efficiente, che promuovesse ogni strumento deflattivo in un contesto di rispetto dei diritti; hanno partecipato ai tavoli estivi per la messa a punto dei decreti delegati con spirito di servizio e non certo di rivendicazione “politica”, muniti solo di argomentazioni strettamente organiche alla giusta difesa del contribuente, già asseverate nelle altre giurisdizioni.

Non sono “questioni di stile” dettate da vetuste rivendicazioni, perché la complessità che viviamo richiede analisi responsabili da parte di tutti gli operatori e Uncat se ne è sempre fatta carico.

La riforma fiscale avrebbe potuto essere lo specchio di un Paese che evolve e che promuove il rispetto delle istituzioni, così come degli istituti democratici al servizio dei cittadini, che nelle istituzioni e negli istituti di garanzia devono potersi riconoscere.

Almeno per quanto riguarda il decreto “Contenzioso” si può dire che l’occasione è stata persa.

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