Il decreto sui magistrati fuori ruolo vanifica e aggira la legge delega
Greco (CNF): «La ratio della legge delega 71/2022, che prevedeva la riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo, con questo atto del governo è completamente vanificata e aggirata.
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Per il presidente del Cnf l’atto del governo prevede che i fuori ruolo vengano ridotti di sole 20 unità, da 200 a 180, numeri che però non contemplano i magistrati esonerati dalle funzioni giudiziarie così come quelli nominati nelle commissioni esaminatrici del concorso in magistratura. È chiaro che il decreto delegato non possa essere approvato in questi termini.
Così il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione Giustizia della Camera in merito al riordino del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili. «Lo schema di decreto – ha spiegato il Presidente del CNF Greco – contiene in ogni articolo una serie di affermazioni di principi, condivisibili o meno, che però presentano nello stesso articolo numerose eccezioni che annullano il principio dapprima affermato: nemmeno Penelope è stata così capace di tessere la tela di giorno e disfarla di notte. L’articolo 2, per esempio, che indica quali sono gli incarichi esercitabili esclusivamente fuori ruolo, contiene già al terzo comma una eccezione.
Poi c’è l’articolo 4 che preoccupa davvero, in pratica la norma consentirebbe a un magistrato, per esempio, di svolgere in collocamento fuori ruolo 7 anni più altri 7 anni intervallati solo da tre anni in servizio. I magistrati italiani sono, secondo i dati del Cepej, i migliori in Europa e, se è vero che il cattivo funzionamento della giustizia incide per il 2 per cento del PIL, investiamo allora lo 0,5 per cento di quel 2 per cento e recuperiamo così l’1,50 del prodotto interno lordo. E per riacquistare questi punti di PIL si deve fare soltanto una cosa: aumentare il numero dei magistrati in servizio». Nell’articolo 6, inoltre, – ha proseguito l’avvocato Greco – si fa riferimento all’impossibilità di collocamento fuori ruolo del magistrato che esercita in una sede di servizio con indici di scopertura dell’organico. Noi crediamo che si debba fare riferimento al distretto della Corte di Appello e non alla singola sede di assegnazione dove il magistrato svolge la sua funzione. Infine, l’atto del governo fa riferimento anche alla possibilità per un magistrato di assumere incarichi fuori ruolo in casi di “acquisizione di competenze utili all’amministrazione”. Non si comprende quali siano gli interessi dell’amministrazione e in generale i casi in cui il Csm reputa idonei gli incarichi fuori ruolo. È una norma che, così come è scritta, allarga a dismisura le possibilità e vanifichi il mandato del Parlamento con la legge delega», ha concluso il presidente degli avvocati.
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