Il dibattito sulla riforma del Csm: «Non possiamo far finta di niente»
Durante l'evento "La Piazza" a Ceglie Messapica, Francesco Sisto e Giuseppe Santalucia hanno discusso dell'attuale crisi del sistema giudiziario, della necessità di rivedere l’organo di auto-controllo delle toghe italiane e infine della situazione nelle carceri.
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Il recente dibattito sulla riforma del Csm ha acceso il confronto tra il viceministro della Giustizia, Francesco Sisto, e il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia. L’evento, ospitato durante la kermesse “La Piazza” di Affaritaliani.it a Ceglie Messapica, ha visto Sisto esprimere con fermezza la necessità di una trasformazione profonda nel sistema giudiziario italiano.
Francesco Sisto ha aperto il suo intervento con una dichiarazione netta: «Non possiamo far finta di niente davanti a quello che è accaduto nel Csm, come raccontato da Palamara». La sua critica si è concentrata sulla stagnazione del sistema, che sembra essere intrappolato in una logica di conservazione. «Con tutto il rispetto, ma il vostro è uno spirito di conservazione, perché non volete cambiare niente», ha sottolineato Sisto rivolgendosi a Santalucia.
La proposta di Sisto di introdurre il sorteggio per la selezione dei membri del Csm rappresenta una soluzione drastica, ma secondo il viceministro, necessaria per spezzare il legame tra le correnti e il Consiglio Superiore. «Mi rendo conto che il sorteggio è una scelta estrema. Ma noi siamo di fronte a una situazione che non può essere tollerata», ha spiegato Sisto, aggiungendo: «Il sorteggio è il solo sistema che permette di spezzare il rapporto tra le correnti e il Consiglio superiore».
Giuseppe Santalucia, intervenuto successivamente, ha criticato aspramente il mini decreto sull’emergenza carceri, affermando che il governo non ha fatto abbastanza per affrontare il problema del sovraffollamento. «Il mini decreto, pur mediaticamente intitolato all’emergenza carceri, non ha per nulla messo in campo misure volte a superare l’emergenza», ha dichiarato Santalucia in un’intervista a
Secondo lui, il sovraffollamento rimane una questione critica, che potrebbe portare a ulteriori violenze all’interno delle strutture penitenziarie. «Il governo non ha fatto nulla, le misure prese trascurano una realtà drammatica», ha aggiunto.
Santalucia ha anche sottolineato l’importanza di ridurre la centralità del carcere nel sistema penale italiano, proponendo misure alternative che richiedono risorse adeguate e una struttura di supporto sul territorio. «Il carcere deve perdere la centralità che storicamente ha avuto nel nostro sistema penale», ha spiegato, «esistono misure alternative che però necessitano anche di strutture, di assistenza, di vigilanza sul territorio. Serve tempo e servono risorse, oggi non sufficienti».
Il presidente dell’Anm ha poi evidenziato come il sistema penitenziario italiano sia sovraccarico di persone provenienti da situazioni di marginalità sociale, come tossicodipendenti, piccoli spacciatori e immigrati clandestini. «C’è una grande fetta di marginalità sociale che il carcere accoglie, che finisce per scaricare sul carcere la gestione di situazioni che dovrebbero essere intercettate e risolte ben prima», ha dichiarato Santalucia.
Infine, Santalucia ha chiuso il suo intervento criticando l’equivoco di fondo che pervade il dibattito sulla giustizia in Italia: «Il grande equivoco è questo. Se l’azione penale si dirige nei confronti del migrante o dell’emarginato o di chiunque, nulla quaestio, se si rivolge nei confronti del politico c’è l’attacco alla politica. Non è così».
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