LA CAMERA APPROVA LA RIFORMA DEL CSM
La Camera ha approvato la riforma del Csm con 328 voti favorevoli, 41 contrari e 25 astenuti. “Abbiamo proposto la riforma migliore possibile ben consapevoli che tutto è perfettibile”, ha commentato la Guardasigilli, Marta Cartabia.
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Via libera della Camera alla riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario. Il testo verrà ora trasmesso al Sento. “Grazie a tutti per il dibattito che ha accompagnato l’iter di questa riforma. Siamo a un passaggio importante. Ho ascoltato attentamente tutte le affermazioni fatte. Abbiamo proposto la riforma migliore possibile ben consapevoli che tutto è perfettibile”, ha commentato la Guardasigilli, Marta Cartabia.
Ma cosa cambia con la riforma? Uno dei punti chiave è quello dello stop alle cosiddette porte girevoli per i magistrati che entrano in politica. “L’aspettativa è obbligatoria per l’intero periodo di svolgimento del mandato o dell’incarico di governo sia nazionale che regionale o locale e comporta il collocamento fuori ruolo del magistrato”, afferma l’articolo 17 della riforma. Nuove regole anche per i magistrati che si candidano in politica, ma che poi non vengono eletti: questi non potranno rientrare a lavoro nella circoscrizione in cui si erano candidati.
Viene poi introdotto un fascicolo per la valutazione di ogni magistrato, che dovrà essere aggiornato di anno in anno con tutti i dati sull’attività del magistrato per poterla valutare. Novità anche per quanto riguarda la separazione delle funzioni, cioè la differenza tra magistratura giudicante e requirente. Ora il passaggio potrà essere effettuato una unica volta ed esclusivamente nei primi dieci anni di carriera, per quanto riguarda il penale. Questo aspetto della riforma, in particolare, è stato criticato dal sindacato delle toghe, l’Associazione nazionale magistrati (Anm) secondo cui così “si allontana il pm dalla cultura della giurisdizione”.
Tra i punti chiave della riforma della ministra Cartabia c’è il cosiddetto stop alle “porte girevoli”: chi entra in politica, non potrà tornare in magistratura e chi si candida senza essere eletto per 3 anni non potrà esercitare nel distretto in cui lavorava. Sulla separazione delle funzioni tra giudici e magistrati, la riforma prevede un solo passaggio, nel penale, entro i 10 anni dall’assegnazione della prima sede. Mentre per evitare le cosiddette nomine a pacchetto, l’assegnazione degli incarichi direttivi, semi-direttivi, verrà decisa in base all’ordine cronologico delle scoperture e dopo l’audizione di non meno 3 candidati per ciascun posto.
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