Anno: XXV - Numero 218    
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La Giustizia è funzione primaria dello Stato, al servizio del Paese

Il Presidente del Cnf, Francesco Greco, è intervenuto a Palermo al convegno della Corte dei conti

La Giustizia è funzione primaria dello Stato, al servizio del Paese

«Spesso si sente parlare di servizio giustizia, ma la giustizia non è un servizio, è una funzione primaria dello Stato, è la funzione che assicura l’attuazione dei principii costituzionali, l’attuazione delle leggi e dei diritti fondamentali dei cittadini. Sono la magistratura e l’avvocatura ad essere al servizio della giustizia, e la giustizia, funzione indispensabile di uno Stato di diritto, è al servizio del Paese».

Così il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, nel suo intervento al convegno di studi della Corte dei conti “Giustizia al servizio del Paese” in corso a Palermo.

Il Presidente del Cnf ha poi ricordato i dati dell’ultimo rapporto Cepej, la Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa, che identifica le principali tendenze dei sistemi giudiziari di 47 Paesi europei. Greco ha sottolineato che, secondo il rapporto, l’Italia risulta essere in linea con le altre nazioni nello stanziamento delle risorse economiche destinate alla giustizia, «una percentuale, rispetto al Pil, pari allo 0,33 per cento, esattamente uguale alla media degli altri Paesi europei», e nella spesa complessiva per abitante, «addirittura superiore a quella dei Paesi Ue, con una spesa di 82,15 euro a fronte di una spesa di 64 euro della media dei Paesi Ue».

«Ma l’Italia – rileva Greco – è notevolmente al di sotto nel numero dei magistrati, pari alla metà rispetto alla media europea. Ogni 100 mila abitanti l’Italia ha circa 11,86 giudici a fronte della media europea che ne destina 22,2, così come i pubblici ministeri che in Italia sono il 3,83 per cento rispetto all’11,10 per cento degli altri Paesi Ue.

Poi c’è il numero degli avvocati – ha aggiunto Greco -, il triplo rispetto alla media degli altri Paesi europei, ma è un dato che tende a sfatare la convinzione che sia l’alto numero degli avvocati a determinare l’andamento della giustizia. Perché se è vero che in Italia gli avvocati sono il triplo, 398 ogni 100 mila abitanti a fronte di una media di 172 avvocati in Ue, è altrettanto vero che in Italia vengono smaltiti in primo grado il 104 per cento dei nuovi giudizi a fronte del 98 per cento nei Paesi Ue, in secondo grado il 114 per cento e in Cassazione l’89 per cento. Nel processo penale siamo al 90 per cento mentre in quello amministrativo l’Italia arriva al 117 per cento delle sopravvenienze che viene smaltito.

Quello in cui invece l’Italia è fanalino di coda – ha concluso il Presidente del Cnf – sono i tempi dei processi, ed è un dato inspiegabile. Perché abbiamo in primo grado abbiamo una media di 675 giorni per lo smaltimento dei processi a fronte dei 237 europei, quindi il triplo, in Corte d’appello sono 1.026 giorni, quasi 10 volte di più rispetto ai 177 giorni della media Ue, in Cassazione 1.526 giorni a fronte di 172 giorni in Ue. Nel penale occorrono 498 giorni a fronte di 149 in Europa e nel processo amministrativo 862 a fronte di 358. Se le risorse destinate alla giustizia nel nostro Paese sono addirittura superiori rispetto a quelle degli altri Stati europei come è possibile che ci siano questi tempi per la definizione dei processi? Evidentemente le cause stanno nella farraginosità del processo, un processo riformato molte volte, reso sempre più complesso e pieno di trappole per gli avvocati e, quindi, per i cittadini. La riforma Cartabia ci ha avvilito, ci ha fatto perdere le speranze di avere un giusto processo rivolto all’articolo 111 della Costituzione. E poi c’è il tema dell’organizzazione: io vorrei che si mettesse mano all’organizzazione degli uffici giudiziari e, quindi, all’ordinamento giudiziario. Ho fatto parte della commissione istituita dal ministro Nordio, ma riguardo alla richiesta dell’avvocatura di riformare l’ordinamento giudiziario per renderlo duttile e trasparente abbiamo incontrato un muro che ha sostanzialmente lasciato l’ordinamento giudiziario identico a quello che è oggi e che non ha offerto una soluzione per il recupero dei tempi dei processi. L’avvocatura è al servizio del Paese, siamo pronti a qualunque sacrificio affinché la giustizia sia veramente, in quanto funzione primaria dello Stato, al servizio del Paese e dei cittadini».

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