Anno: XXV - Numero 217    
Martedì 26 Novembre 2024 ore 13:30
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La giustizia giusta è il miglior modo di onorare due grandi magistrati e tutte le vittime della mafia

Il messaggio dell’associazione nazionale forense a Palermo con la conferenza “il tempo d(e)i capaci. “5 giorni per non dimenticare”.

La giustizia giusta è il miglior modo di onorare due grandi magistrati e tutte le vittime della mafia

“Entrambi avevano come faro la Costituzione, la nave su cui navigavano era quella della legalità. E come vento in vela avevano la libertà. Questo il loro esempio, cerchiamo di percorrerlo insieme”.

Con queste parole, riferite ai giudici Borsellino e Falcone, il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco ha concluso i lavori della conferenza  “Il tempo d(e)i Capaci: storia, diritto, persone della lotta alla mafia”, tenutasi nella giornata di venerdì 20 maggio presso Palazzo Branciforte a Palermo, per ricordare le vittime delle stragi di mafia nel 30° anniversario dell’attentato di Capaci in cui, il 23 maggio 1992, persero la vita, lungo l’autostrada per Palermo, Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta. Esattamente 45 giorni dopo, il 19 luglio, un secondo attentato costò la vita a Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta in via D’Amelio.

Numerosi gli  interventi che si sono succeduti: l’avv. Carmela Liuzzi (Presidente di ANF), l’avv. Raffaele Bonsignore (Presidente della Fondazione Sicilia), l’avv. Francesco Leone (Presidente Agius – Ata Palermo), l’avv. Antonello Armetta (Presidente Cons. Ordine avvocati di Palermo), l’avv. Giuseppe Di Stefano (Presidente Unione Ordini Forensi della Sicilia), il dott. Antonio Balsamo (Presidente Tribunale Palermo), l’avv. Stefano Giordano (Foro di Palermo), Prof. Mari Albanese (Co- autrice del libro “Io Felicia. Conversazioni con la madre di Peppino Impastato), prof. Andrea Merlo (docente diritto penale facoltà scienze politiche e delle relazioni internazionali Unipa).

Una giornata ricca di testimonianze dunque, che ha visto tra i primi a intervenire l’on. Carmelo Miceli (componente commissione Giustizia e commissione nazionale Antimafia), il quale ha voluto porre l’attenzione sull’importanza della riforma dell’art. 4 bis della legge sull’Ordinamento Penitenziario, senza la quale ha affermato “anche ai mafiosi che non hanno mai voluto collaborare con la giustizia potranno essere concessi benefici come per esempio la liberazione condizionale”.

L’on. Miceli ha aperto alla possibilità che finalmente si faccia piena luce sugli accadimenti di 30 anni fa, alla luce di quello che sta accadendo nelle procure di Roma, Bologna, Firenze, e quei pezzi di storia mancante sugli eventi di 30 vengano trovati e che finalmente possa essere scritto l’epilogo.

“Speriamo di capire finalmente – ha detto Miceli –  se c’era una parte della destra eversiva, se era lo stato che commissionava il delitto, apparati deviati dello stato insieme a uomini di cosa nostra”.

Il segretario generale di Anf Di Marco ha posto l’accento sulla necessità della collaborazione tra i vari organi affrontare la mafia attuale.

“Dobbiamo dare strumenti a tutti, avvocati compresi – ha detto Di Marco – perché essi hanno preso in carico negli ultimi anni una serie di responsabilità processuali di non poco conto. E’ vero, l’amministrazione è cambiata molto da quella rappresentata dalla mole impressionante di faldoni simbolo dei maxi processi di mafia o di Tangentopoli, ma occorre fornire strumenti sempre più aggiornati e possibilità di collaborazione a tutti coloro che fanno funzionare la macchina della giustizia, perché occorre collaborare per affrontare una mafia che tende sempre a cambiare, una mafia che adesso ricicla utilizzando i bitcoin”.

“Bisogna tornare ad ascoltare voce dell’avvocatura, in maniera collaborativa. Noi, come avvocati – continua Di Marco – siamo sempre stati disponibili ad ascoltare la voce della magistratura, talvolta abbiamo dovuto anche subirla, perché in questi anni tante volte ci sono state riforme dove il parere avvocatura è stata quasi totalmente ignorato. Apriamo dunque una stagione nuova, allarghiamo l’orizzonte di come amministrare la giustizia, consideriamo le nuove frontiere della giustizia riparativa, affinchè il sistema penale ora improntato unicamente ad un carattere sanzionatorio e punitivo possa in determinati casi assumere anche una funzione emendativa”.

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