La giustizia telematica va in tilt
Avvocatura in protesta contro i disservizi della giustizia telematica.
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Dall’Unione camere penali, che ha indetto uno sciopero per la fine di marzo, all’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) che ha presentato una serie di interrogazioni sull’argomento, passando per l’Associazione nazionale forense e Movimento forense, sono molti gli organismi di rappresentanza dell’avvocatura che stanno protestando in merito ai continui ritardi e alle molte difficoltà che sta incontrando la categoria nel relazionarsi con la giustizia telematica e i suoi strumenti. Proteste, ma anche proposte, rivolte al neo-ministro della giustizia Marta Cartabia. Tutte con una parola d’ordine: agire in fretta.
Aiga. I giovani avvocati avevano già manifestato il loro disappunto alla fine di febbraio, inviando una lettera alla ministra Cartabia, oltre ad aver presentato una interrogazione parlamentare per denunciare le lunghe attese e le complicazioni incontrate dagli avvocati in questi mesi. «Il problema non riguarda solo la piattaforma per il penale», spiega ad ItaliaOggi il presidente Aiga Antonio De Angelis, «è tutta la giustizia telematica che non funziona, una problematica che va avanti da mesi. Nel Recovery plan sono previsti interventi per digitalizzare la giustizia. Bene, ma non possiamo aspettare i fondi europei. Questa è un’emergenza che va sanata subito. Non è concepibile che gli avvocati debbano passare pomeriggi interi ad aspettare una Pec che attesti l’avvenuto perfezionamento del deposito. Spesso, peraltro, è capitato che questi disservizi abbiano provocato il rinvio delle udienze, a volte anche di mesi. È necessario quindi un intervento immediato, che vada a rafforzare la componente hardware della giustizia italiana in modo da rendere più rapido il portale, evitando che si blocchi ogni giorno. L’introduzione del processo penale telematico ha infatti rallentato e di molto la macchina, aumentando la mole di documenti e di atti da trattare. La situazione è veramente al limite.
Anf. Preoccupazione, ma anche certezza dell’importanza della giustizia telematica, arrivano invece dal segretario generale dell’Associazione nazionale forense Luigi Pansini: «Il processo telematico è una conquista e non si torna indietro», le parole ad ItaliaOggi di Pansini. «Oggi per il processo penale come ieri per il processo civile: all’inizio è fisiologico incontrare difficoltà anche se l’attuale contesto pandemico generale non aiuta. Ma occorre uno sforzo eccezionale: eliminare le criticità del funzionale del portale telematico penale e poi procedere con la telematizzazione degli uffici dei giudici di pace e della corte di cassazione, estendere l’obbligatorietà del telematico a tutti i provvedimenti dei magistrati, completare i processi di gestione e conservazione digitale degli atti processuali più complessi, riformare la digitalizzazione nella giustizia con modalità omogenee – anche attraverso un’unica piattaforma per i processi telematici – che possano favorire l’applicazione al mondo della giustizia dei più avanzati esiti della ricerca nel campo dell’apprendimento automatico e dell’intelligenza artificiale».
Movimento forense. La celerità negli interventi è uno dei punti sottolineati anche dal Movimento forense «riteniamo che la questione vada posta come irrinunciabile priorità degli investimenti nella digitalizzazione della giustizia, senza alcuna conflittualità e chiedendo a tutte le forze in campo di impegnarsi senza campanilismi. Il ministro saprà dare i giusti impulsi per garantire la migliore efficienza ed imparzialità nella gestione delle risorse. Crediamo che la logica dell’astensione non vada letta come strada preferita, anche per l’ovvio pregiudizio economico che ne deriva ai colleghi, bensì come ultima ratio di fronte alla disfunzione operativa del sistema telematico».
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