La mafia sistemica
La ricostruzione mediatica e, di conseguenza, l'informazione, subiscono il condizionamento delle versioni univoche della verità...presunta
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Il paese è da tempo ormai nelle mani di una propaganda che nulla ha a che vedere con l’accertamento della verità, con il giudizio razionale teso a restituire, a chi ha perso la vita, un briciolo di giustizia vera, con un giudizio ancorato all’accertamento della verità sostanziale. La ricostruzione giudiziaria dei fatti posti alla base delle stragi di mafia, la ricostruzione mediatica e, di conseguenza, l’informazione, subiscono il condizionamento delle versioni univoche della verità…presunta.
Posta una doverosa linea di confine con l’accertamento giudiziario della responsabilità penale, restano aperte delle ricostruzioni che, seppur prive del riferimento “delle responsabilità giudiziariamente accertate”, lasciano aperto il campo a valutazioni sull’intero e complessivo sistema in cui determinati eventi erano collocati, sì che la ricostruzione fatta nei tribunali e in tutti i gradi di giudizio risulta solo una componente dell’indagine conoscitiva sui fatti e sugli eventi.
Lo studio e la letteratura sulle stragi di mafia hanno evidenziato le gerarchie di Cosa Nostra, le sue lotte intestine, le trame diaboliche dei suoi capi, la sua storia tormentata, ma non hanno ancora svelato le vere trame sottese agli eventi delittuosi. È emersa la storia di un mondo, nei suoi principi generali, in cui tutti sono nello stesso tempo amici e nemici di tutti, professano lealtà ma, nel contempo, sono pronti all’inganno più subdolo, progettano congiure e imboscate, tradiscono e uccidono senza rimorsi. La mafia, ormai, è stata descritta dettagliatamente dal suo interno già dalla strage di Capaci e, ad oggi, il sistema è svelato attraverso la tradizionale ricostruzione della vita quotidiana dell’uomo d’onore, le sue amicizie, gli odii, gli affetti di un’esistenza dominata dalla paura di essere uccisi e dalla necessità di ammazzare.
Ma il fenomeno mafioso, il suo paradigma sociale, con la modernità e con il progresso tecnologico si è evoluto, trasformato e ramificato in tutti i settori dell’agire umano, e si afferma e consolida come un virus senza vaccino.
Oggi il metodo mafioso
è sistemico ed è di categoria, nessuna esclusa.
Il patto Stato/Mafie è sempre esistito.
La logica del compromesso istituzionale è stata sempre protagonista delle sorti del paese.
Le mafie sistemiche , non hanno subito, come per “la mafia al tritolo” di Falcone e Borsellino, indagini e svelamenti di rilievo …perché connaturate all’essenza del sistema, tutelate dai componenti del sistema stesso e spesso lo strumento della legge è utilizzato ad arte a fondarne la legittimazione e la legalità.
Mafia di lupara, mafia al tritolo, mafia di sistema, mafia nelle professioni…mafia in ogni ambito e settore in cui le disuguaglianze tra le posizioni creano bisogno e subordinazione.
La criminalità organizzata è solo un aspetto, un’esternazione del sistema.
Le mafie sono un fenomeno più complesso da analizzare nella loro attualità, senza perderne l’evoluzione storica dell’attività svolta dai protagonisti. Una visione di insieme e un approccio multidisciplinare di difficile realizzazione nel concreto perché, qualsivoglia definizione ed analisi scientifica del metodo, sarà sempre in ritardo rispetto agli effetti che si sono già prodotti e consolidati nel sistema stesso.
L’indagine condotta sulle aree contigue, sui sistemi e sottosistemi sociali, di categoria, contribuisce ad ampliare la conoscenza di un fenomeno organizzativo in cui le singole postazioni di potere sono blindate…dal potere stesso.
Alla base vi è il “consenso”, talvolta cosciente e altre volte di necessità, ad un sistema che vedrà la sua fine quando ad esso si sostituirà la coscienza della possibilità di un vero cambiamento.
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