La riforma degli appalti rischia di far esplodere il contenzioso
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco.
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“Il via libera al nuovo codice degli appalti pubblici è sommerso da polemiche. Infatti la pretesa e annunciata semplificazione purtroppo si confonde con una pericolosa deregulation e rischia di non andare d’accordo col principio di tutela e equità. La scelta di ridurre il contenzioso mediante strumenti diversi sembra ricalcare la strada del settore della giustizia civile, dove i costi di accesso sono stati più che raddoppiati nel corso di un decennio. Un intero settore, come quello del codice degli appalti, lasciato potenzialmente privo di tutela giurisdizionale rende meno raggiungibile l’obiettivo di procedure partecipate, perché sarà rimesso a chi, in ogni caso, potrà sopportare i non trascurabili costi processuali. Il contenzioso rischia di non diminuire, anzi. Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco.
La soppressione del registro dell’in-house gestito da Anac – continua Di Marco – è una modifica pericolosa. Avere la possibilità di effettuare una verifica preventiva per controllare se il soggetto che acquisisce al di fuori dal mercato una commessa pubblica ha i requisiti per non fare concorrenza sleale alle imprese è elemento essenziale. Eliminare questa sorta di filtro renderà gli affidamenti nella maggioranza dei casi illegittimi senza che il servizio offerto migliori e che i prezzi diventino più competitivi. Se non si reintroduce l’albo degli in-house, pertanto, aumenterà senza ombra di dubbio il contenzioso.
Vi sono certamente aspetti positivi nel testo – aggiunge Di Marco – quali ad esempio la norma di favore per l’accesso agli appalti tramite reti di impresa che godranno di agevolazioni, in riferimento ai principi contenuti nello small business act della Commissione Europea. Ma rischiano di essere vanificati dalle criticità.
Le finalità acceleratorie del nuovo codice degli appalti, che prevede termini ridotti in relazione alle controversie relative agli atti delle procedure di affidamento e di concessione disciplinate dal codice dei contratti pubblici, è comprensibile ma si scontra con un dato ineludibile, ovverosia l’ostacolo rappresentato dalla eccessiva misura del contributo unificato. L’ottica efficientista volta a scoraggiare ricorsi pretestuosi deve tuttavia garantire un accesso alla tutela giurisdizionale che sia il quanto più possibile ragionevole quanto ai costi da sostenere, perché si concretizza il rischio di violare disposizioni degli articoli 97 e 111 della Costituzione in tema di diritto di difesa e buon andamento” – conclude Di Marco.
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