La riforma del processo civile comprime tempi processuali e i diritti dei cittadini.
Di Marco (Anf): riforma fatta senza un adeguato coinvolgimento degli avvocati
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“L’approvazione in via definitiva del decreto legislativo sulla riforma della giustizia civile non siamo per nulla certi, come affermato invece dalla Ministra Cartabia, che agisca in profondità e che restituisca al Paese una giustizia più vicina ai bisogni dei cittadini. L’intervento si incentra ancora una volta sul rito e sulle regole processuali, quando invece le profonde criticità del sistema giustizia richiedono di intervenire non tanto sulle regole di rito, quanto sulle risorse del sistema giustizia e sulla organizzazione del lavoro negli uffici giudiziari, oltre che sulla preparazione in chiave organizzativa/manageriale dei dirigenti di quegli uffici, anche sfruttando le risorse previste dal P.N.R.R.”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco.
“Perché scaricare sul cittadino – continua Di Marco – le mancanze di un sistema, prevedendo effetti punitivi nei confronti di chi si rivolge al giudice per la tutela dei propri diritti, e introducendo delle sanzioni pecuniarie di importo elevato, in caso di responsabilità aggravata per lite temeraria o di mancata ottemperanza di ordini di esibizione o di ispezione. Insomma, pare sottointeso lo scopo di comprimere i tempi processuali, a costo zero, senza un netto intervento sistematico che assicuri la difesa dei diritti bilanciando l’interesse alla celerità e il rispetto del contraddittorio. È una riforma che è stata concepita e delineata senza alcun coinvolgimento dell’Avvocatura, dunque auspichiamo che il nuovo esecutivo ritenga invece confrontarsi maggiormente con chi tutti i giorni si confronta con il funzionamento dei tribunali e supporta i cittadini nella difesa dei propri diritti” – conclude Di Marco.
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