La separazione delle carriere dei magistrati unisce Forza Italia e Azione
Calendarizzato alla Camera il testo di Enrico Costa. Gli azzurri presentano una loro proposta: Fdi che fa?
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La separazione delle carriere dei pubblici ministeri fa un passettino in avanti, con la calendarizzazione in commissione Affari costituzionali alla Camera della proposta di legge firmata dal responsabile giustizia del terzo polo, Enrico Costa. L’esame del testo comincerà giovedì prossimo, come stabilito dal presidente della commissione, l’azzurro Nazario Pagano. «Ringrazio il presidente Pagano perché è stato di parola – spiega Costa – sappiamo che i tempi non saranno brevi, ma visto che fin qui non si era visto molto da parte della maggioranza, ora aspettiamo che anche da quelle parti si faccia abbastanza per arrivare a una sintesi.
Detto fatto, perché nelle stesse ore Forza Italia depositava la propria proposta di legge sulla separazione delle carriere, per mano dei deputati Tommaso Antonino Calderone, primo firmatario, Annarita Patriarca, Pietro Pittalis e il capogruppo Alessandro Cattaneo. «Un processo è davvero giusto se chi giudica è equidistante fra chi accusa e chi si difende e la riforma del sistema giudiziario non può prescindere da questo concetto per garantire ai cittadini italiani una giustizia equa – spiegano gli azzurri – La terzietà e l’imparzialità del giudice devono rappresentare la stella polare che guida la riforma del potere giudiziario».
Secondo Forza Italia «il pubblico ministero è attualmente un collega del giudice, in spregio al modello processuale “triadico” consacrato nel nostro codice di procedura penale, che giustifica ed esige una netta diversificazione delle loro funzioni».
Nell’impianto azzurro, continuano i deputati, «sono previsti concorsi separati, a cui seguiranno una formazione, un tirocinio e una carriera distinta e immune da interferenze» e «si prevede l’istituzione di due differenti Consigli superiori della magistratura, l’uno come forma di “autogoverno” dei magistrati giudicanti e l’altro per quelli requirenti: entrambi composti da dieci membri elettivi togati e da dieci membri laici, saranno per metà eletti dal Parlamento in seduta comune, per l’altra metà nominati dal presidente della Repubblica».
Una riforma completa insomma, che «ha imposto di ripensare alla posizione di garanzia del presidente della Repubblica quale presidente dei due Consigli superiori della magistratura». Tale ruolo, spiegano in conclusione gli autori della proposta di legge, «viene, così, affidato al primo presidente della Corte di Cassazione per il Consiglio superiore della magistratura giudicante e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione per quello requirente».
Sui testi di Forza Italia e terzo polo, con quest’ultimo che ricalca la proposta fatta dall’Unione camere penali, si potrebbe ora trovare una sintesi, per arrivare a un’unica proposta di legge, come chiesto da Costa.
Tuttavia occorre notare come l’accelerazione impressa da Forza Italia, con la calendarizzazione del testo del terzo polo decisa da Pagano e con il testo depositato dai deputati azzurri, se da un lato dimostra il passaggio della maggioranza dalle parole ai fatti, come chiesto negli scorsi giorni dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dall’altro attiene alla questione forse più spinosa dell’intero impianto di riforma della giustizia pensato dal centrodestra. E che, di conseguenza, potrebbe portare a quello scontro con i magistrati che già negli scorsi giorni ha toccato vette importanti sulla proposta di riforma delle intercettazioni e che invece l’inquilina di palazzo Chigi vorrebbe evitare a tutti i costi.
L’accelerazione avviene per di più nello stesso giorno in cui è stato eletto il nuovo vicepresidente del Csm, l’avvocato Fabio Pinelli, per la soddisfazione in primis della Lega che lo aveva indicato come candidato laico a palazzo dei Marescialli.
La stessa Forza Italia intanto ieri ha fatto quadrato attorno al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a partire dallo stesso leader, Silvio Berlusconi, secondo il quale il Guardasigilli è «un vero liberale». Sulla stessa linea il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani. «Nordio ha fatto il Pm quindi più di tutti conosce il suo mondo e parla conoscendo la sua realtà – ha spiegato il ministro degli Esteri – Non si fa una riforma contro i magistrati, si fanno le riforme a tutela dei cittadini: un processo equilibrato dove pubblica accusa e difesa siano sullo stesso piano significa garanzia per i cittadini».
E se il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti, ricorda l’approvazione all’unanimità del centrodestra della relazione parlamentare di Nordio sulla sua proposta di riforma della giustizia come la conferma «che non ci sono divisioni in maggioranza», il vice di Nordio, Francesco Paolo Sisto, spiega che le idee del ministro hanno un obiettivo, «cioè porre al centro del processo non i pubblici ministeri, ma il cittadino con le sue garanzie».
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