Lamezia, manifestazione regionale delle Camere penali calabresi contro la "stagione del giustizialismo e della legislazione populista"
Le Camere penali calabresi non ci stanno. Ieri e oggi si asterranno dalla partecipazione alle udienze e dalle altre attività difensive presso le Corti e i Tribunali dei loro distretti.
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Non si tratta di una semplice astensione ma di un’iniziativa organizzata contro quella che la Giunta dell’Unione delle Camere penali italiane ha definito: “la stagione del giustizialismo e della legislazione populista che ha profondamente segnato il clima culturale intorno al processo ed ha determinato il concreto ridursi delle garanzie difensive”.
Esprimendo “la propria convinta adesione alla denuncia e alla protesta delle Camere penali dei distretti della Calabria”. E a Lamezia Terme si sono ritrovati tantissimi avvocati penalisti calabresi provenienti da tutta la regione e “a tutela della libertà dei cittadini”, che con questo “slogan” hanno inteso richiamare l’attenzione sulla manifestazione odierna. Molti i volti noti dei penalisti. Da Roberto D’Errico, presidente del Consiglio dei presidenti delle Camere penali ad Armando Veneto, solo per fare qualche nome. E poi, via via tutti i presidenti delle Camere penali calabresi.
Per Renzo Andricciola della Camera penale di Lamezia Terme “il titolo dell’iniziativa la dice tutta. Questa non è una battaglia dei penalisti contro la magistratura, contro nessuno. È una battaglia a tutela della libertà dei cittadini, a tutela del funzionamento della giustizia. Noi, nella delibera con la quale abbiamo indetto l’astensione, abbiamo individuato quattro cinque criticità del sistema giustizia, soprattutto nel distretto calabrese e sulla base di ciò chiediamo un confronto e l’apertura di un tavolo con la magistratura al fine di poter insieme concordare una linea per il miglior funzionamento della giustizia”. Andricciola ha quindi espresso soddisfazione per il sostegno della Giunta dell’Unione delle Camere penali italiane. “Abbiamo incassato il sostegno di tutta l’Unione Camera penale italiana, sono anche arrivate dei singoli sostegni da parte delle Camere penali, campane, toscane e poi la dice tutta sull’importanza di un evento storico, la presenza del presidente della Giunta, Giandomenico Caiazza il quale ci sostiene in tutto e per tutto nelle battaglie dell’avvocatura calabrese”.
Sulla polemica con la magistratura inquirente, Andricciola ha smussato i toni riguardo a chi considera questa presa di posizione quasi un ostacolo allo svolgimento dei processi o comunque alle inchieste. “Non è nostra intenzione – ha evidenziato – delegittimare nessuno. L’avvocatura è parte integrante del processo. Il processo viene gestito e dettato secondo regole costituzionali. Noi non facciamo altro che attenerci a quello. E quello che chiediamo è che assolutissimamente tutte la parti del processo si attengono al dettame che la nostra Costituzione ci dà. Ripeto e ribadisco, non siamo contro nessuno, siamo per l’apertura, però vogliamo essere ascoltati”.
Andricciola, nel saluto all’assemblea ha ricordato la figura di Luigi Mazzei, scomparso ieri e che “doveva essere presente qui con noi per testimoniare la sua lunga vicenda giudiziaria. Purtroppo questo non è stato possibile”, ribadendo con forza che “le Camere penali sono contro la criminalità”, facendo presente “che l’avvocatura di Lamezia, dove siamo, ha pagato a caro prezzo con gli omicidi di Torquato e Pagliuso”. Fra i tanti interventi, quello di Roberto D’Errico, “in Calabria c’è un abuso della custodia cautelare ed è una tematica che avanza anche nelle altre regioni, soprattutto quelle meridionali”. Un tema quest’ultimo, richiamato da quasi tutti i relatori, alcuni dei quali collegati in videoconferenza. Fra i contributi all’iniziativa, uno fra i più attesi. Quello di Armando Veneto. l’anziano penalista al suo arrivo è stato accolto con reverenza da tanti suoi colleghi, giovani e meno giovani. “Non potevo e non volevo mancare – ha esordito – non si può non capire che se c’è agitazione in Calabria c’è un motivo. La crisi della giustizia è anche la crisi dell’avvocatura. Abbiamo chiesto un confronto con i magistrati che non c’è stato, perché essi si sottraggono”. Poi la “stoccata”.
“Il processo che si tiene a pochi chilometri da qui (riferendosi a Rinascita Scott, ndr) che avrebbe dovuto essere storico, che avrebbe dovuto togliere la ribalta anche a Giovanni Falcone, è un processo senza avvocatura. Ci sono 136 procedimenti riuniti ai quali se ne aggiungono sempre altri. Ci sono 250 avvocati che non frequentano l’aula di Lamezia. Non si può chiedere agli avvocati di chiudere gli studi. Chi non lo ha pensato prima? È una vergogna nazionale”, ha tuonato. “Ma in Calabria – ha chiosato – non succede solo questo. C’è anche il problema delle ingiuste detenzioni. Se sei stato condannato in primo grado con c’è indennizzo per esempio e sono al meno il triplo dei casi che si conoscono”. Poi anche una sorta di autocritica: “l’avvocatura deve rinnovarsi, non è possibile scivolare in attività superficiale. Dobbiamo capire chi è con noi fra i magistrati. Stringere un patto con la magistratura giudicante. Per esempio Magistratura democratica è d’accordo con noi e non lo nega” appellandosi in conclusione “all’orgoglio della toga”.
Un’iniziativa partecipata e nella quale è stato da tutti ribadito che il ruolo del difensore non è da “ostacolo” all’esercizio della giustizia penale. Ma anzi si cerca di dialogare con la magistratura “per la corretta applicazione dei principi di diritto costituzionali”.
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