Anno: XXV - Numero 220    
Venerdì 29 Novembre 2024 ore 13:15
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L'avvocatura proletarizzata..."A Maronn v'accumpagn !!!"

È di giorni ormai la rappresentazione di una categoria affamata che si accalca alla richiesta di un sussidio gentilmente offerto dal Governo

L'avvocatura proletarizzata...

Il numero delle richieste è la fotografia del malessere reddituale della categoria, celato ed ovattato dalla parvenza di valori che oscillando tra il decoro e la solennità della toga ormai obsoleti , non rappresentano più il tessuto da “sottoprolerariato” che ormai è divenuta la categoria. Non siamo più quelli di 50 anni fa. Paghiamo le conseguenze della gestione “aulica della professione ” impacchettata da una solennità al solo scopo di mascherare le riforme a maglie di sistema propinate dagli “ultimi decorosi e valenti rappresentanti ” che viceversa  hanno affamato la professione. L’accesso a tutti e la conseguente imposizione della “continuità professionale”…queste le condizioni imposte per un mercato che favorisce le grandi firme e affama gli “operai da tribunale “. L’affermazione che vuole assimilare i richiedenti ad evasori, fuori e dentro le mura della categoria è solo un meccanismo per alimentare disgregazione e frammentazione. Cambiare prospettiva è fondamentale,  dagli organi di informazione e per noi stessi. Propinare all’opinione pubblica l’immagine di un’avvocatura affamata ai limiti di una sofferenza strutturale che induce all’evasione , come scelta volontaria,  senza il beneficio dell’attenuante della “necessità ” è anche scelta di un sistema che si rifiuta di ammettere il suo fallimento nella gestione di una categoria che al momento è giusto che venga decimata ed affossata. Da un lato è il risultato utile voluto dalla legge professionale e le sue interazioni con la continuità professionale, dall’altro è la morte della categoria se il punto di vista di chi scrive resta ed è quello a favore dell’avvocatura operaia e non dell’avvocatura istituzionalizzata. È bene dunque e necessario non distogliere mai l’attenzione dalle origini del male della professione ed il Covid 19 ha solo accelerato il processo di esternazione ed interiorizzazione del malessere che stiamo vivendo. Ma viverlo il malessere non significa subirlo. Anni di sudditanza e di schlerotizzazioni di rendite di posizione non si cancellano all’improvviso e l’iniziale progetto di autogoverno dell’avvocatura ha mostrato in pieno il suo fallimento. Abdicare al concetto aulico del tempo che fu, svestirsi della Toga ed indossare l’altrettanto onorevole Tuta di operai del diritto e della giustizia, indurrebbe tutti a ripudiare ed intervenire nei confronti di una rappresentanza incapace di porsi in un dialogo con la politica in maniera efficiente e ci indurrebbe a ridisegnare gli schemi di un Ordinamento Forense realmente rappresentativo di tutte le fasce dell’avvocatura.  Al sistema feudale ormai obsoleto e diretto unicamente alla salvaguardia dei privilegi per i quali fu progettato deve necessariamente sostituirsi la nuova classe forense, sofferente e povera, in cerca di riscatto e in cerca di competenze individuali realmente in grado di razionalmente interpretarne le emergenze e le necessità.  L’avvocatura non ha rappresentanti se non quelli che attualmente cercano di non essere spodestati…facendosi “ora per allora ” indegni portatori di analisi e progetti da sempre rinnegati e sottaciuti. Ora che il marcio è risalito a galla, per l’eccezionalità degli eventi che ci vedono coinvolti, non è più pensabile alcun affossamento delle responsabilità degli autori .Non è più pensabile dimenticare il passato perché dal passato bisogna ripartire per evitare pericolosi “ritorni di fiamma”. Il governo di pochi e la selezione darwiniana fino al paradosso dell’annientamento delle fasce più deboli è processo ormai inevitabile. Finché non verranno rivoluzionate ed incise le interazioni tra la legge professionale e il sistema previdenziale, fino a quando non cambierà il sistema elettivo per le rappresentanze forensi, fino a quando la deontologia non passerà nelle mani di terzi e non sarà più strumento di controllo delle masse…non si potrà pensare in termini credibili e fattibili di un riassetto e riordino della categoria. Il sistema è imploso e nelle macerie di una categoria delirante e bisognosa,  languono gli interventi a suo sostegno da parte  delle “sue” rappresentanze…nelle more ci penserà lo Stato ed ogni singola Regione con l’ausilio benevolo dei rispettivi Santi Patroni… A Napoli usiamo dire : “A Maronn v’accumpagn !!!” (cit.)

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