Napoli. Rivoluzione digitale in tribunale: udienze e interrogatori online
L’emergenza coronavirus proietta la giustizia nel futuro.
Con il protocollo siglato mercoledì da tribunale, Procura, Ordine forense e Camera penale, il processo a distanza diventa realtà. Udienze di convalida davanti al gip, interrogatori di garanzia, giudizi direttissimi, saranno celebrati senza la contestuale presenza fisica della parti, che saranno collegate on line da remoto. Il giudice resterà nella sua stanza, il pubblico ministero in Procura, l’avvocato nel suo studio legale, l’indagato in carcere o in caserma se si trova agli arresti domiciliari. Gli atti giudiziari e le istanze saranno condivise in chat, in quella che viene definita la “stanza virtuale” della videoconferenza oppure attraverso la posta elettronica. I colloqui fra avvocato e assistito saranno assicurati (sulla falsariga di quanto già avviene per i processi con imputati collegati in videoconferenza) da una linea telefonica riservata. Una rivoluzione copernicana, che ha ricevuto una spinta decisiva dalla necessità di ridurre al massimo i contatti personali per evitare il contagio da Covid-19. Non a caso, in uno degli allegati al procotollo gli avvocati ribadiscono di ritenere che il processo a distanza “determini il grave pericolo di compromissione dei diritti costituzionali e in particolare del diritto di difesa”. Poi però le toghe prendono atto della “drammatica eccezionalità delle condizioni sanitarie determinate dalla pandemia” e convengono sulla necessità di “prevede modalità di celebrazione delle udienze con detenuti, arrestati o in stato di custodia cautelare, mediante videoconferenza con i collegamenti con remoto”. A patto, aggiungono, che si tratti di soluzioni “di natura eccezionale e rigorosamente temporanea per il periodo di vigenza della legislazione di emergenza”, dunque fino al 15 aprile a meno di ulteriori proroghe. Si parte lunedì prossimo. Gli strumenti tecnici in dotazione agli uffici giudiziari, con i programmi Skype for business e Microsoft teams, hanno già risposto positivamente ai test seguiti dal responsabile per l’informatica della Procura, il pm Antonello Ardituro. Sono state inoltre individuate 4 caserme, tre dei carabinieri e una della guardia di finanza e un locale all’interno della sede della questura in via Medina, attrezzate per il collegamento da remoto dove l’arrestato sarà condotto oppure potrà recarsi senza scorta in caso di domiciliari. Il protocollo è firmato dal procuratore Giovanni Melillo, dalla presidente del tribunale Elisabetta Garzo, dal presidente dell’Ordine forense Antonio Tafuri e dal presidente della Camera penale Ermanno Carnevale. Parte anche una nuova organizzazione interna alla Procura dettata sempre dalla necessità di affrontare questa fase di emergenza. Fino al prossimo 30 giugno saranno raccolti in videoconferenza gli interrogatori di persone detenute e i verbali dei collaboratori di giustizia. Le riunioni di lavoro, comprese quelle con la polizia giudiziaria, si svolgeranno da remoto e gli atti saranno scambiati a mezzo posta elettronica. La nuova circolare del procuratore Melillo prevede che il personale, magistrati, pm onorari, amministrativi, polizia giudiziaria, se dotati di mascherine e guanti dovranno indossarli “nei trasferimenti da e per l’ufficio, nonché per muoversi o stazionare negli spazi comuni in ogni caso osservando le distanze di sicurezza”. Il capo dei pm ha poi disposto che le ordinanze di custodia cautelare in carcere, prima di essere eseguite, debbano essere sottoposte al visto del procuratore aggiunto di riferimento. Questo in considerazione “della grave condizione di sovraffollamento degli istituti penitenziari e dell’allarme sociale per le relative condizioni di vita
Fonte La Repubblica
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