Nasce da un’aggregazione spontanea sui social il movimento dei “600 euro per tutti”
Più di trentamila giovani avvocati ancora in attesa del primo sostegno al reddito
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Con la sospensione dell’attività giudiziaria che ormai si protrae dall’inizio della “fase 1” dovuta all’emergenza sanitaria, migliaia di avvocati si sono trovati a dover fronteggiare una drastica riduzione delle loro entrate. Coloro che svolgono prevalentemente attività di tipo giudiziale, infatti, non potendo svolgersi regolarmente le udienze, hanno inevitabilmente visto differiti e posticipati a data da destinarsi i pagamenti di clienti ed assistiti. La crisi che ha colpito l’intero Paese non solo sta ricadendo sul privato cittadino che difficilmente potrà reperire le risorse per retribuire la prestazione del libero professionista, ma coinvolge la tutela dei diritti di tutti noi che dovrebbe avvenire ogni giorno nelle aule di giustizia. Infatti, la “fase 2” per la Giustizia pare di fatto non essere mai iniziata. Dopo l’11 maggio, giorno in cui termina la sospensione dell’attività giudiziaria che si protrae da ormai circa due mesi, è lasciata alla discrezionalità di ogni Ufficio Giudiziario e di ogni Presidente di Tribunale, la scelta rispetto alla trattazione delle udienze. Questa previsione di fatto ha comportato il rinvio ai mesi autunnali o addirittura al 2021 della maggior parte delle udienze.
Si prospettano dunque ancora mesi di inattività, prolungati poi dalla consueta sospensione feriale del mese di agosto.
In tale contesto, i giovani avvocati neo iscritti all’albo professionale ed alla Cassa Forense, più di tutti soffrono e soffriranno le conseguenze di questa situazione.
Essi, mai come in questo momento, rivendicano il diritto di ricevere un sostegno dallo Stato e dalla loro Cassa previdenziale.
Dopo una prima battaglia vinta grazie all’attività del “tweetbombing” nei confronti del Ministero, si è risolta la questione relativa all’apparente (ed ingiustificata) esclusione dal sostegno al reddito degli avvocati iscritti alla Cassa negli anni 2019 e 2020. Tuttavia, stante l’esaurimento dei fondi stanziati, ancora più di trentamila risultano le domande inevase.
I giovani avvocati si rivolgono dunque nuovamente alle istituzioni con una lettera aperta al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, alla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ed al Presidente di Cassa Forense Nunzio Luciano. Essi hanno evidenziato come “i fondi destinati all’erogazione dell’indennità prevista dal c.d. Fondo per il Reddito di ultima istanza(ex art. 44 Decreto Legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla Legge 26 aprile 2020, non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale), hanno coperto esclusivamente le istanze pervenute nei primissimi giorni di aprile e, ad oggi, molti Colleghi non hanno ancora ricevuto alcun aiuto economico pur versando in una situazione di necessità in conseguenza dell’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese. Invero, lo stanziamento di una somma insufficiente al soddisfacimento di tutte le domande ha causato un’avvilente ed ingiusta “corsa” che ha visto partire con enormi svantaggi proprio i più giovani, molti dei quali non in possesso dei codici per poter accedere al sito di Cassa Forense e frenati, altresì, dall’incertezza interpretativa dell’art. 1, comma 2, lett. a) e b) del Decreto Interministeriale del 28 marzo, risolta solo nel pomeriggio del 21 aprile dopo il chiarimento fornito dal Ministero del Lavoro.”
Ad oggi, dunque, si è ancora in attesa dell’emanazione del D.L di aprile-maggio che dovrebbe prevedere un rifinanziamento per la liquidazione dei bonus risalenti al mese di marzo, assoluta priorità, e nuovi finanziamenti per i mesi successivi.
Nessun avvocato ha infatti ancora visto riprendere la propria attività e, preso atto dei provvedimenti di rinvio delle udienze che stanno diventando prassi in tutti gli Uffici Giudiziari, non prevede di riprenderla nel breve periodo.
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