Pansini (Ass.Naz. Forense): Prescrizione, le rappresentanze di avvocatura e magistratura devono essere sane
A chi nel nome del facile consenso vuole le persone "marcire in galera" noi rispondiamo che il processo si celebra seguendo il faro della costituzione
“All’approccio punitivo e ideologico di chi, credendo di essere interprete dei sentimenti del Paese, vuol vedere le persone “marcire in galera” noi rispondiamo con l’imprescindibilità di un processo penale che si celebri seguendo il faro della Costituzione, della presunzione di non colpevolezza, della funzione riabilitativa della pena, del diritto di difesa e delle garanzie per tutti i soggetti che ne sono coinvolti. Se fino a ieri la nostra preoccupazione era quella di evitare che un’idea di società basata esclusivamente su precetti economici e di mercato potesse allentare in qualche modo l’effettività della tutela dei diritti, oggi la nostra priorità è rappresentata dalla necessità di contrastare gli stereotipi di una narrazione della giurisdizione, secondo la quale il consenso è il criterio guida di ogni decisione in materia di giustizia, e la pericolosità di una comunicazione mediatica che addirittura ridicolizza i diritti delle persone”.
Così il segretario generale dell’associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, nel suo intervento dell’Anno Giudiziario presso la Corte di Appello di Bari.
“Quanto al processo civile, ci sentiamo ripetere da tempo – continua Pansini – che le riforme “ce le chiedono i cittadini” o che “le riforme vanno guardate con gli occhi dei cittadini”, ma non ci stancheremo di ripetere e ribadire che la tutela dei diritti delle persone passa, non per il consenso popolare, ma per un “giusto” processo che, nel rito che noi tutti conosciamo, si articola in una serie di passaggi obbligati dei quali occorre sicuramente eliminare, senza stravolgimenti, le contraddizioni esistenti e ciò al fine di assicurare una stabilità delle regole processuali funzionale ad una sempre migliore risposta, anche nei tempi, alla domanda di giustizia. Prioritario, inoltre, è reagire alla crisi delle forme di autogoverno dell’avvocatura e della magistratura, proponendo modelli che esprimano identità e valori nei quali riconoscersi e non sistemi dai quali difendersi continuamente”.
“È sotto gli occhi di tutti – sottolinea Pansini – l’esigenza che Avvocatura e Magistratura possano contare su loro istituzioni e forme di rappresentanza sane, democratiche, autorevoli”.
“Le degenerazioni sono da condannare e da estirpare ovunque si manifestino, ma se rimarchiamo il nostro auspicio per un sistema di rappresentanza e di autogoverno della magistratura giusto ed equilibrato è perché l’Avvocatura, dal 2012, sta pagando sulla propria pelle l’approvazione di una riforma ordinamentale frettolosa e superficiale che ha tradito lo spirito liberale della professione e che ci sta dilaniando al nostro interno” – conclude Pansini.
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