Penalisti napoletani sul piede di guerra: lo Stato non paga i patrocini
La Camera penale di Napoli dichiara lo stato d’agitazione
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Gli avvocati penalisti sono sul piede di guerra. I legali, infatti, sono costretti ad aspettare anni per vedersi riconosciuto l’onorario per i patrocini a carico dello Stato e hanno scelto di proclamare lo stato di agitazione. Una decisione adottata dalla giunta della Camera penale di Napoli, presieduta dall’avvocato Marco Campora, dopo tantissime segnalazioni. Lo riporta un articolo di Viviana Lanza su «Il riformista»
«Il tema – è sottolineato nella delibera della giunta – non è purtroppo nuovo ed è stato più volte oggetto di serrato confronto con tutti gli organismi e i soggetti competenti. Tuttavia, la situazione non risulta significativamente modificata (è il caso del Tribunale) o addirittura risulta peggiorata rispetto agli ultimi anni (come in Corte di Appello, dove è stato ideato un meccanismo farraginoso ed illogico che sta esponenzialmente allungando i tempi di liquidazione o ancora peggio presso il Tribunale di Sorveglianza, dove l’istituto in questione sembra essere stato di fatto abolito)».
Pagati poco e male
In pratica, gli avvocati vengono pagati tardi e male perché il loro compenso se confrontato con la media europea e con quella di tutti i tribunali italiani «appare del tutto inadeguato e talvolta addirittura irridente». Quel poco che gli viene riconosciuto però, in tantissimi casi, viene anche pagato dopo 2 o 3 anni d’attesa. «Nel Tribunale di Napoli l’effettiva corresponsione delle somme avviene a distanza di almeno tre anni dall’emissione del decreto di liquidazione (e talvolta anche a distanza di tempi ancora più lunghi, visti i ritardi nella emissione dei decreti di liquidazione da parte di taluni magistrati o nella lavorazione dei fascicoli da parte di talune cancellerie).
In Corte di Appello – continuano -, a seguito di “sciagurate” modifiche organizzative, trascorre addirittura almeno un anno o più esclusivamente solo perché venga emesso il decreto di liquidazione, e cioè un provvedimento per la cui redazione non occorrono più di cinque minuti. In Sorveglianza addirittura avviene sovente che anche le istanze di ammissione al beneficio, presentate dagli Avvocati nell’interesse dei loro assistiti, giacciono negli uffici, prive di riscontro, anche per un anno o più, comportando una ancor più grave dilatazione dei termini per poi ambire ad ottenere i pagamenti». Una situazione che, unita alla crisi economica e all’aumento dei costi, ha portato gli avvocati all’esasperazione.
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