Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Perry Mason è passato di moda, calano gli avvocati

Quasi il 2% in meno i legali attivi nel 2023. Ma restiamo comunque il Paese europeo che ne conta di più: il quadruplo della Francia e il doppio della Germania. In Piemonte poco più di 9mila. Il lamento della categoria: "Ancora troppi, così guadagniamo meno".

Perry Mason è passato di moda, calano gli avvocati

L’appeal della professione forense raggiunse l’apice durante Tangentopoli, quando in tantissimi sognavano di diventare i novelli Perry Mason sotto i riflettori della tv. E invece, dopo una crescita dei legali che sembrava senza fine, in Italia nel 2023 si conferma il trend post-Covid che li vede progressivamente diminuire. L’anno scorso ha infatti segnato un calo dell’1,8% degli avvocati in attività iscritti alla Cassa Forense. Circa 4.000 professionisti in meno che vengono a mancare soprattutto nel sud Italia (-3,3%) e in particolare in Calabria (-4,8%) e Basilicata (-4,7%). Il numero totale è sceso dai 225.513 del 2022 ai 221.523 del 2023. Si tratta di un calo fisiologico per un Paese che ha la più alta densità di avvocati in Europa. Solo in Lussemburgo, Cipro e Grecia ce ne sono di più. Fra le grandi nazioni europee siamo al primo posto con quasi 400 legali ogni 100 mila abitanti, dato che scende a 300 per la Spagna, a 200 per la Germania e a 100 per la Francia.

 Dopo Calabria e Basilicata, al terzo posto tra le regioni con il maggior calo di iscritti ci sono la Puglia (-4,1%) e il Molise (-4,0%). La Sicilia è quarta (-3,6%) con quasi 800 iscritti in meno. Una tendenza negativa simile si riflette anche a livello di distretti giudiziari, con Catanzaro che segna un -4,6%, Palermo un -4,4% e Caltanissetta un -4,1%. Il trend negativo si riflette anche nelle nuove iscrizioni: nel 2023 si sono registrate 6.393 iscrizioni alla Cassa Forense a fronte di 8.043 cancellazioni, mentre nel 2022 le iscrizioni erano state 8.257 e le cancellazioni 8.698. Di conseguenza la densità di avvocati (ovvero il numero di legali ogni 1.000 abitanti) in Italia, è scesa nel 2023 a 4 rispetto al 4,1 del 2022. Le regioni con la maggiore densità rimangono Calabria (6,6), Campania (6,0) e Lazio (5,8), mentre quelle con la minore presenza di legali sono Valle d’Aosta (1,3), Trentino-Alto Adige (1,7) e Friuli-Venezia Giulia (2,2). In Piemonte gli avvocati attivi sono 9.035, di cui 4.929 donne e 4.106 uomini, con una densità pari a 2,3 avvocati ogni 1.000 abitanti, dunque quasi la metà della media del Paese.

 Il trend nazionale è smentito dalla sola Lombardia, l’unica regione con gli iscritti in lieve crescita (+1%), pari a oltre 300 professionisti in più. Nel distretto giudiziario di Messina l’aumento degli iscritti è stato significativo: +16,4% (3.613 nel 2023, a fronte dei 3.104 nel 2022), contrastando il trend nazionale. A livello di singoli Ordini, Lanciano (Chieti) segna un +46%, con 498 iscritti nel 2023 rispetto ai 341 del 2022. D’altra parte, l’Ordine dell’Aquila subisce un drastico calo del 36,6%, con gli iscritti che scendono da 525 nel 2022 a 333 nel 2023. Anche l’Ordine di Caltanissetta registra una diminuzione del 7,2%.

 il calo degli iscritti in Puglia, Calabria e Sicilia ha fatto salire i redditi medi degli avvocati che rimangono comunque inferiori del 40-50% alla media nazionale (44.654 euro). In Sicilia si registra l’incremento più alto del reddito medio: +10,6%, dai 25.811 euro nel 2022 a 28.558 euro nel 2023. Seguono Calabria (+9,5%) e Puglia (+9,2%). All’estremo opposto, la Valle d’Aosta ha visto un calo del 3,7%, con il reddito medio dei legali che scende da 54.059 euro a 52.039 euro. “Ci troviamo – spiega Antonello Martinez, presidente dell’Associazione Italiana Avvocati d’Impresa – in un mercato nazionale sovraffollato, dove i grandi studi legali d’affari sono concentrati tra Milano e Roma con un processo di aggregazioni che è ancora in corso e una parcellizzazione nel resto del Paese che non garantisce redditi ai livelli di altri Paesi europei. Ci sono anche i tanti legali che lavorano nelle aziende ma è un mondo diverso dalla libera professione. In Italia il percorso formativo e d’ingresso nella professione è più lungo e selettivo rispetto a tantissimi Paesi del Mondo, forse si dovrebbe intervenire anche in questa direzione per imprimere una svolta a questa professione”.

Da Lo Spiffero

 

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