Procure e tribunali, medici legali in fuga: tariffe ferme da 20 anni e onorari in ritardo.
Un’autopsia viene pagata 67,66 euro come nel 2002. L’ambito penale è abbandonato da quasi tutti i professionisti.
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Un ladro ucciso mentre prova ad entrare in un appartamento. Anno 2014. Caso complesso. Gli accertamenti medico-legali (come quasi sempre accade) sono decisivi: autopsia, sopralluoghi, approfondita consulenza tecnica per il pubblico ministero (e intorno, una forte attenzione dell’opinione pubblica). Tralasciando la vicenda giudiziaria, è interessante oggi sapere come, e quanto, è stato liquidato il lavoro di quel professionista: 1.400 euro (ovviamente lordi), ma soprattutto pagati nel 2021. Basterebbe questo esempio per rendersi conto di quanto sia profonda la crisi che sta allontanando dalle Procure e dai Tribunali tutti i professionisti di maggior livello di cui la giustizia ha invece un bisogno sempre più massiccio. Pagati con onorari «indecorosi». In più: pagati in ritardo, anche macroscopico. E, non di rado, coi compensi tagliati al momento della liquidazione. Nei mesi scorsi il Corriere si è occupato di informatici forensi, ingegneri, criminologi. Stessi problemi. L’ambito della medicina legale può avere però ricadute sociali ancora più pesanti. Basta valutare l’aspetto che ha minor rilevanza mediatica, ma che tocca invece un numero enorme di persone: e cioè tutte le controversie su contributi pubblici per invalidità o inabilità, gli infortuni sul lavoro. Se i professionisti chiamati a fare accertamenti su queste controversie sono superficiali, da una parte si può sprecare denaro pubblico, dall’altra si può rovinare una persona che avrebbe pieno diritto a un aiuto e non lo ottiene. «La medicina legale in questi ambiti ha riflessi sociali enormi», riflette Carlo Bernabei, professionista che ha lavorato a lungo per studi legali e uffici giudiziari soprattutto a Milano, Como, Varese e Genova, su delitti, colpe mediche e risarcimenti.
Il listino dei compensi
Tornando all’ambito penale, bisogna partire dal listino dei compensi, fermo al 2002: per l’autopsia, 67,66 euro; per l’autopsia su «cadavere esumato», 96,58 euro; per una consulenza tecnica con «accertamenti medici, diagnostici, identificazione di agenti patogeni», da 38,03, a 290,77 euro. Quando i lavori si prolungano (e si prolungano sempre, come è intuitivo) i pagamenti passano «a vacazione» (una vacazione equivale a due ore e viene liquidata con 8,15 euro (tariffa che Milano ha raddoppiato). «Anche per questo l’ambito penale è abbandonato da quasi tutti i professionisti. Chiediamo che siano rivisti gli onorari, non per diventare ricchi, ma per poter continuare a lavorare al servizio della giustizia con un compenso decoroso», continua Bernabei. E Riccardo Zoja, direttore dell’Istituto di medicina legale della Statale e fino a pochi mesi fa presidente della Società italiana di medicina legale, analizza: «Nell’ambito della giustizia cercano tutti di fare miracoli ma le procedure burocratiche sono lentissime. Le tempistiche della retribuzione sono migliorate leggermente, ma arrivano oggi pagamenti del 2017: non è sostenibile. Oltre ai ritardi c’è anche il fatto che gli onorari sono fermi dal 2002. Una retribuzione iniqua rispetto all’impegno della prestazione. In questo contesto si crea una disaffezione dei giovani per il lavoro al servizio del pubblico. E anche i medici legali esperti svolgono per il pubblico le prestazioni solo su casi interessanti, ma devono compensare con quote crescenti di lavoro nel privato».
L’effetto sui processi
Non serve sottolineare che in casi di omicidio o lesioni gravi la qualità del lavoro dei periti medico-legali può fare la differenza tra un assassino in carcere o libero, tra una vittima che ottiene giustizia o no. «Da libero professionista — aggiunge Bernabei — è però diventato di fatto impossibile lavorare per la Procura o il giudice: tutte le verifiche accessorie legate a un’autopsia (dagli esami tossicologici, ai tecnici di laboratorio) le anticipa di tasca propria il professionista, e le paga subito. A fronte di un compenso che arriverà dopo anni». C’è qualche eccezione, ad esempio il Tribunale di Monza. Ma Milano e il resto d’Italia stanno iniziando a vedere ricadute sempre più marcate. Riflette Cristina Cattaneo, medico e antropologo, professore di medicina legale alla Statale e direttore del Labanof, laboratorio di antropologia e odontologia forense: «La medicina legale italiana, quella delle autopsie, ha bisogno di riforme serie, come hanno fatto i francesi 15 anni fa, e di accreditamento. Bisogna riconquistare la fiducia della società, tra cui anche le Procure, relativamente al fatto che sia fondamentale per tutelare giustizia e società. Ma paradossalmente le richieste di autopsie da parte della giustizia, e anche dei servizi di salute pubblica, sono sempre meno: non certo perché sono diminuiti i crimini, ma perché c’è l’idea che la medicina forense non sia in grado di produrre risultati tangibili in termini di giustizia e salute pubblica, e dunque su quelle si risparmia».
I risparmi gli accertamenti legali
Che peso può avere, in un sistema democratico, se la giustizia risparmia sugli accertamenti e che provoca un’emorragia continua di professionalità? È un tema sul quale insiste anche Zoja: «Sono diminuite drasticamente le richieste di autopsie, non se ne fanno quasi più. C’è una scarsa fiducia nell’utilità di analisi approfondite, ma anche un tema economico, che pesa nella decisione di non farne molte. In questo modo però si ha un minor controllo della situazione sociale ed epidemiologica».
L’albo dei consulenti certificati
In alcuni ambiti Milano ha un’organizzazione avanzata, come ad esempio sulle colpe professionali, con una Sezione dedicata in Tribunale e anche un albo di consulenti «certificati», per i quali una commissione ha verificato la competenza. Il problema però è sempre lo stesso, e cioè che poi questi medici accettino il lavoro al servizio del pubblico. Proprio sulle colpe mediche rischia di generarsi (in parte è già così) una delle distorsioni più gravi: se una persona con pochi mezzi ha avuto un gravissimo danno dopo un intervento sbagliato e denuncia l’ospedale, dalla sua parte avrà spesso solo il perito del magistrato, e se questo è di livello non adeguato, nel processo sarà sempre in difficoltà. Perché di fronte si troverà i periti di più alto livello sul mercato, pagati dalla parte. E dunque, questo è il tema chiave che investe il senso stesso della giustizia, le due parti non saranno ad armi pari di fronte al giudice. È anche per questo che si sono moltiplicate società che si fanno pubblicità e si offrono di assistere vittime di potenziali errori medici. Propongono di assistere la vittima: se perde, la società non avrà compensi; se vince, incasserà una percentuale sul risarcimento. È un sistema molto criticato nell’ambiente, ma che in realtà rappresenta un correttivo rispetto a uno squilibrio.
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