Recovery Plan poca attenzione ai professionisti
Critici gli avvocati, in audizione in commissione al senato
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“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si caratterizza negativamente per l’assenza di una strategia di sviluppo delle libere professioni, in generale, e della professione di avvocato, in particolare. Mancano, infatti, iniziative e misure di sostegno allo sviluppo della dimensione imprenditoriale degli studi professionali e dei processi di aggregazione tra professionisti. Oggi, riteniamo che il Piano debba essere rivisto anche alla luce del discorso programmatico del Presidente del Consiglio Draghi che ha giustamente e sottolineato come la crisi pandemica abbia colpito duramente anche i lavoratori autonomi, sotto il profilo dell’occupazione, del sistema di sicurezza sociale, della strategia e delle misure di sostegno. Inoltre, poiché il Next Generation EU richiede riforme strutturali, riteniamo che queste debbano riguardare anche il tema della “concorrenza e il mercato” con un preciso riferimento al ruolo e alle potenzialità delle libere professioni, e della professione di avvocato in particolare”.
E’ il giudizio dell’Associazione Nazionale Forense, espresso nel corso dell’audizione informale di ieri in Commissione Giustizia del Senato sul PNRR, al quale ha partecipato il segretario generale Luigi Pansini.
“Per quanto riguarda invece le misure in materia di giustizia – continua Pansini – è bene ricordare che lo stanziamento totale per previsto è di due miliardi, a cui si aggiungono risorse complementari per più di un miliardo dagli stanziamenti della legge di bilancio. Le risorse del PNRR, a nostro avviso, devono mirare innanzitutto alla definizione dell’arretrato civile, al completamento del processo telematico in tutti gli uffici giudiziari e per tutte le giurisdizioni nonché all’introduzione e allo sviluppo di criteri e figure manageriali per una migliore organizzazione del lavoro degli uffici giudiziari. Massima attenzione inoltre deve essere rivolta agli uffici dei giudici di pace, alla fase delle indagini preliminari nel processo penale e alla riforma dell’ordinamento penitenziario”.
“Nell’immaginare gli interventi per migliorare il funzionamento della giustizia in Italia, occorre tener presente, da un lato, che in tutti questi anni la giustizia italiana non è mai stata sotto-finanziata, in quanto lo 0,3% del PIL destinato al comparto giustizia è stato in linea con la media degli altri stati europei, e, dall’altro, che le riforme processuali degli ultimi dieci anni non hai toccato le reali criticità del sistema e non hanno mai dato i risultati sperati” – spiega Pansini.
“Occorre introdurre criteri manageriali, prevedere una costante attività di rilevazione statistica dei procedimenti e delineare l’organizzazione di un team tarato sull’organizzazione e sulla gestione dei procedimenti e del loro flusso, individuare incentivi e forme indipendenti di controllo dell’operato svolto” – conclude Pansini.
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