Referendum giustizia, Galletti, avvocati Roma: “5 sì per cambiare il sistema"
Il presidente dei 24 mila avvocati del Lazio, spiega la posizione per ciascuno dei quesiti. “Chi non va a votare poi non si lamenti”
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Sul Referendum 2022 a rischio quorum, nonostante l’abbinamento con le amministrative, entrano in campo gli avvocati. Antonino Galletti, presidente dell’Ordine di Roma, il più grande d’Italia con i suoi 24 mila iscritti non ha dubbi: “Andrò a votare e scriverò 5 volte Sì”.
Sui 5 quesiti referendari quella del presidente Galletti è una posizione tecnica: “Se il sistema giudiziario funziona noi lavoriamo bene; diversamente lavoriamo male e i cittadini perdono l’interesse a rivolgersi Giustizia che deve invece essere garantita”.
Avvocato analizziamo in sintesi i quesiti uno ad uno: partiamo dall’abolizione del decreto Severino, scheda rossa. Perché sì?
“Nel nostro ordinamento vige la presunzione di innocenza e pare assurdo togliere i diritti a non è è stato condannato in via definitiva”.
Mi permetta di chiedere: se è un principio garantito costituzionalmente, perché il Parlamento non ha legiferato correggendo quella che i presentatori del referendum definiscono una “stortura”?
“Semplice, non hanno legiferato perché sono succubi di una cultura giustizialista e sono loro stessi a non avere il coraggio ad applicare i diritti costituzionali. Meglio dare retta alla pancia e alla piazza e tagliare la testa a chi viene indagato. Uno per tutti Ottaviano Del Turco”.
Quesito 2, limiti agli abusi della custodia cautelare, scheda arancione?
“I dati sono sconfortanti, c’è un abuso incredibile della custodia cautelare e a questo non corrisponde mai una maggiore sicurezza sociale. La custodia va utilizzata nei casi necessari e anche qui il principio generale è una presunzione di innocenza sino alla condanna. Questo uso distorto deve essere limitato”.
Ma il testo lo prevede proprio in questo senso?
“Dà un segnale, anche se la politica troverà modo di aggirare il quesito referendario”.
Quesito 3: separazione carriere magistrati, scheda gialla.
“È una battaglia che l’avvocatura fa da anni e la possibilità di svolgere funzioni diverse già avviene nella stragrande maggioranza dei casi. Normarlo garantirebbe una maggior imparzialità del giudice nei confronti del Pm che è sempre un collega ma che svolge funzioni diverse”.
Quesito 4. Equa valutazione magistrati, scheda grigia.
“È una battaglia anche questa decennale dell’avvocatura. Il magistrato deve esser valuto anche per il merito e nessuno deve paura di essere valutato con la scusa dell’imparzialità . Succede per i pubblico impiegati che non si nono mai sentiti limitati o feriti . Non vedo perché debba ferire i giudici”.
Quesito 5. Riforma del Csm, scheda verde.
“Ormai è un’esigenza avvertita da tutti con proposte di riforma pendenti in parlamento e sino ad oggi non ci si è mai riusciti e la riforma Cartabia, nonostante la maggioranza che vanta non è riuscita a licenziarla. Col quesito referendario si tende ad accelerare la riforma nel senso di evitare aggregazione correntizie”.
Un giudizio complessivo sui referendum?
“Sono presumibilmente di difficile comprensione da parte del cittadino medio che avverte un disagio per la situazione drammatica in cui versa la giustizia nel nostro paese. Questo però avviene spesso con tutte le tornate referendarie ma credo che i cittadini debbano capire che senza questo intervento si rischia che le riforme restino sempre arenate. Basta pensare alla durate dei processi e ai disagi avuti. Chi non va a votare è inutile che poi si lamenti”.
Mi permetta: detto da un avvocato mi ricorda molto la proposta di nominare il Conte Dracula presidente dell’Avis…
“Guardi sia noi avvocati che i magistrati giudicanti e inquirenti abbiamo lo stesso interesse se non maggiore al funzionamento della magistratura. Glielo posso assicurare”.
Tempo medio per il terzo grado di giudizio?
“Una decina d’anni”.
Per il “civile” con sentenza definitiva?
“La stessa cosa con punte diverse a seconda dei tribunali. Il Tribunale di Roma che dovrebbe dare lustro come primo grado è al vertice per inefficienza. A Roma dovremmo avere 192 giudici di pace ne abbiamo 60 I giudici ordinari dovrebbero essere 200 ne abbiamo una novantina. Le aggiungo un piccolo dettaglio: noi paghiamo di persona alcuni impiegati che vengono prestati al Tribunale per la pubblicazione delle sentenze. Quest’iniziativa si commenta da sola”.
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