Anno: XXV - Numero 217    
Martedì 26 Novembre 2024 ore 13:30
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Riforma del processo civile. Per l’Associazione Nazionale Forense molte ombre e poche luci

Giampaolo Di Marco, segretario Anf: persa un’occasione di condivisione per una riforma attesa (ma necessaria?)

Riforma del processo civile. Per l’Associazione Nazionale Forense molte ombre e poche luci

“Molte ombre e poche luci. Il Parlamento, ancora una volta con voto di fiducia, ha approvato una riforma consistente in larga parte nella riproposizione di un metodo poco convincente, ora come allora, con cui, in nome di un malinteso principio di efficienza, si comprimono i diritti del cittadino nel processo”. Così il Segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Giampaolo Di Marco in merito all’approvazione oggi alla Camera del disegno di legge che delega al Governo l’efficienza del processo civile e la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie.

“Pur ritenuta necessaria, come riforma, perché chiesta dall’Europa, è mancato – continua – forse il coraggio di voler attaccare i veri nodi irrisolti, a partire da quello del personale, delle strutture e dell’impegno a coniugare rapidità e digitalizzazione mediante l’introduzione delle risorse economiche necessarie. Da anni si susseguono riforme sul processo civile, ma nell’epoca emergenziale, in cui l’intero Paese chiede attenzione, non si è ritenuto di condividere il progetto con chi poi effettivamente vive in concreto la giurisdizione, a partire dall’Avvocatura”.

Di Marco è tornato anche sul tema delle ADR: “A oltre dieci anni dall’introduzione della mediazione e oltre cinque della negoziazione assistita, rifare il punto su alcuni aspetti delle stesse era necessario, ma resta la circostanza che gli strumenti alternativi o integrativi della giurisdizione risultano efficaci, ove la giurisdizione stessa funziona. Bene incentivi fiscali, gratuito patrocinio e maggiore preparazione dei professionisti coinvolti nei procedimenti”.

“Rimane un grave squilibrio di fondo: con la riforma gli avvocati vengono ancor più caricati di responsabilità professionali. Assente ogni previsione, invece, per i magistrati, soprattutto in riferimento ai tempi e alle modalità di deposito dei provvedimenti”. – conclude Di Marco.

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