Sconcerto dell’Aiga per le decisioni sulla sinteticità degli atti.
Perchinunno, serve la convocazione permanente degli stati generali dell’avvocatura
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Forte presa di posizione dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati che esprime “sconcerto e disappunto di fronte all’ennesima decisione che sacrifica, sull’altare della ‘sinteticità’ e della ‘chiarezza’, il diritto di difesa costituzionalmente garantito non solo nella nostra Carta ma in tutti gli Stati liberali”. E chiede, tramite il presidente Aiga Francesco Paolo Perchinunno, la convocazione permanente degli Stati Generali dell’Avvocatura sul tema, “perché in questa situazione eccezionale occorrono rimedi eccezionali”.
Due le decisioni che hanno fatto traboccare il vaso: prima quella del giudice di pace di Verona che in “dichiarata” applicazione del Dm n. 110/2023 sulla sinteticità degli atti, ha compensato le spese legali per il mancato rispetto delle indicazioni su interlinea e dimensione del carattere, poi il Consiglio di Stato che ha dichiarato inammissibile un ricorso per superamento del numero massimo dei caratteri consentiti per proporre appello.
“Dopo i ‘deprimenti’ limiti dimensionali nel processo amministrativo e nel processo civile – sottolinea Perchinunno – e dopo lo scherzo (anticipato) di Halloween ad opera del Giudice di pace scaligero (il decreto ingiuntivo che ‘compensa’ le spese in un giudizio che non c’è!), giunge la sentenza del Consiglio di Stato, l’ultima, in verità di una lunga serie. Se la questione non fosse grave, verrebbe da fare una battuta: per fortuna che c’è l’art. 138 della Costituzione a ‘proteggere’ l’art. 24, altrimenti qualche governo tecnico e qualche ‘autocrate’ ministeriale sarebbero già pronti a svuotare, attraverso una ‘norma di attuazione’, il diritto di difesa (e, perché no, l’art. 111)”.
Valerio Zicaro, componente di Giunta dell’Aiga aggiunge: “Serve una forte presa di posizione che deve, questa volta, coinvolgere ed unire l’Avvocatura tutta, a partire dalle istituzioni forensi. La misura è davvero colma: in questo Paese l’esercizio del diritto di difesa viene, quotidianamente, demolito per mano di un sistema che ha trasformato le aule giudiziarie in stanze della ragioneria generale dello Stato, nelle quali, i diritti e le libertà dei cittadini sono vivisezionati attraverso il luminol dell’osservazione quantitativa”.
Per la vicepresidente di Aiga Mariarita Mirone l’Avvocatura “non può, più, rimanere impassibile rispetto a questa degenerazione giuridica; evidentemente, non sono state sufficienti le prese di posizione dei mesi scorsi in merito all’art. 46 delle disposizioni attuative del c.p.c. perché, come dimostra la sentenza del Consiglio di Stato, la realtà supera la fantasia (giuridica). Le decisioni ormai si riducono a numeri di pagine, tipologie di caratteri, di interlinea, di estensione dei files, di tutto, insomma, tranne che di quei bistrattati diritti e libertà. Il bene in gioco è troppo importante: il diritto di difesa che viene esercitato, dai cittadini soltanto attraverso gli Avvocati. Se questo esercizio viene meno – o, molto più subdolamente, viene neutralizzato – lo Stato liberale cede il passo all’autocrazia”.
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