Sicilia, la Giustizia “espulsa” dal piano vaccinale
La Regione decide di adeguarsi al piano nazionale, escludendo i servizi essenziali. Il presidente del Coa di Palermo: «Scelta inaccettabile»
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Caos. Forse l’unica parola per descrivere la situazione è questa. Perché dopo la pubblicazione del nuovo piano vaccinale, la Regione Sicilia, tra le poche che aveva deciso di inserire gli avvocati, assieme al resto del comparto Giustizia, tra le categorie prioritarie per il vaccino, ha deciso di fare dietrofront. Tutto, dunque, bloccato, con buona pace di chi stava aspettando il proprio turno. «In linea con il nuovo piano vaccinale varato dal governo nazionale, prosegue la vaccinazione dei siciliani over 80, della fascia 70-79 anni, del personale scolastico e universitario docente e non docente, delle forze armate di polizia e del soccorso pubblico, dei servizi penitenziari italiani, delle comunità residenziali», si legge in una nota della Regione siciliana, spiegando che «seguendo le disposizioni del nuovo piano nazionale che ha bloccato di fatto la somministrazione del vaccino sul target dei cosiddetti “servizi essenziali”, anche in Sicilia si proseguirà con le vaccinazioni programmate per età anagrafica e non per categoria».
«Scelta inaccettabile – commenta il presidente dell’Ordine di Palermo, Giovanni Immordino –. «Non è possibile essere stati riconosciuti fra i soggetti che svolgono un servizio pubblico essenziale e ora tornare sui propri passi e ci viene detto che non ci vaccineremo. È inaccettabile, soprattutto dopo che molti di noi hanno già effettuato le prenotazioni fino a metà aprile – ha dichiarato -. Non entro nel merito delle scelte del Governo, ma è ovvio che gran parte del nostro lavoro si effettua in presenza e quindi il rischio di contagio è alto. Sono state avviate interlocuzioni con la Regione per garantire almeno il rispetto della prenotazione effettuate».
Il nuovo piano suggerisce cinque categorie prioritarie: le persone ad elevata fragilità, quelle di età compresa tra 70 e 79 anni, quelli tra i 60 e i 69 anni, persone con comorbilità di età inferiore ai 60 anni e il resto della popolazione. Rimangono tra le categorie prioritarie il personale docente e non docente, scolastico e universitario, le Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, servizi penitenziari e altre comunità residenziali. La strada è in salita, ma le Regioni potrebbero, sulla base della loro autonomia organizzativa, decidere di inserire anche gli operatori della Giustizia tra coloro da vaccinare in via prioritaria. A recapitare l’appello alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, mercoledì, erano stati il Consiglio nazionale forense e l’Organismo congressuale forense, che con due distinte note avevano evidenziato la necessità di evitare disparità, non solo tra i diversi protagonisti del settore, ma anche a livello territoriale. E nei giorni scorsi è arrivato anche l’appello dell’Unione delle Camere penali. «Penso che gli avvocati siano una delle categorie sicuramente più esposte al contagio, perché operano quotidianamente, per molte ore al giorno, negli spazi chiusi dei tribunali. Quindi se si ragiona in termini di esposizione al rischio e di essenzialità del servizio, a meno che non si voglia mettere in discussione il servizio giustizia, credo che fare una polemica su questo sia veramente privo di senso», ha sottolineato il leader dei penalisti Giandomenico Caiazza.
Nel frattempo, l’Ordine degli avvocati di Palermo ha avviato un’interlocuzione con Roma per «garantire le prenotazioni già effettuate».
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