Anno: XXV - Numero 167    
Martedì 17 Settembre 2024 ore 13:00
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A Bari il Pd si inguaia da solo

Emiliano rovina la piazza di Decaro con la storiella della sorella della boss. Il sindaco ci medita per 24 ore e poi lo sentisce: "Si è sbagliato, non sono mai stato in quella casa"

A Bari il Pd si inguaia da solo

Le polemiche sull’ingerenza del Viminale nella campagna sono acqua passata. Perchè il Pd ci sta pensando da solo a rovinarsi la piazza in Puglia, a tre mesi dalle elezioni europee. Se fino a ieri la notizia era la commissione d’accesso inviata a Bari dal ministro Matteo Piantedosi per valutare lo scioglimento dell’amministrazione comunale, dopo il comizio in piazza di Michele Emiliano, con al fianco il sindaco di Bari Antonio Decaro, il baricentro si sposta in casa dem.

Premessa: per il Viminale, a quanto apprende l’Huffpost, non c’è un caso Emiliano. L’aneddoto dal presidente della Regione sabato non entrerà nell’attività della commissione d’accesso, che ha invece un oggetto definito, le possibili infiltrazioni nel comune, in particolare quelle sulla società partecipata che gestisce il trasporto pubblico, l’Amtab. Non c’entra nulla dunque coi fatti riferiti da Emiliano che risalgono al 2006, quando il Pd non era neppure nato e lui era primo cittadino di una giunta civica, di cui faceva parte come assessore lo stesso De Caro.

Fin qui le buone notizie per il centrosinistra. Da qui in poi, invece, quelle cattive. Vale la pena ricordare cosa ha detto Emiliano: “Un giorno sento bussare alla porta. Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la Ztl di Bari vecchia”. Decaro voleva pedonalizzare Bari Vecchia. “Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle ‘questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido’”. Emiliano aggiunge poi, a dimostrare la “caratura antimafia” di Decaro: “Dopo pochi mesi andammo a confiscare tutte le case dei Capriati in piazza San Pietro”. Messo sotto attacco dalle reazioni, sui social Emiliano ha precisato la sua ricostruzione: “sono andato di persona dalla sorella incensurata del boss Antonio Capriati”, un boss che lui stesso aveva arrestato da procuratore a Bari “e fatto rinviare a giudizio e poi condannare per omicidio, per farle capire che le cose erano cambiate, quegli atteggiamenti non erano più tollerati, che potevano rivolgersi all’assessore solo con modi civili ed educati. E qui l’iperbole ‘te lo affido se ha bisogno di bere, di assistenza’”.

Ma la doppia ricostruzione del governatore viene smentita proprio da Antonio Decaro: “Su queste cose bisogna essere assolutamente precisi” e “Emiliano non ricorda bene. È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella”, dice il sindaco.

Le cose a suo dire andarono diversamente da come le ha raccontate Emiliano: “Dopo qualche diverbio con alcuni residenti, un giorno, mentre entravamo nella Cattedrale, incontrammo alcuni ragazzi in piazza, anche loro parecchio “scettici” sulle nuove regole, che cominciarono a inveire contro di me. Michele disse loro di lasciarmi in pace perché dovevo lavorare per i bambini del quartiere. La signora in questione invece, come raccontarono le cronache dell’epoca, la incontrai per strada, molto tempo dopo la chiusura al traffico, e ci litigai perché non si rassegnava all’installazione delle fioriere che impedivano il transito delle auto”, aggiunge.

Dunque nessun affidamento. Anzi, con la sorella del boss Capriati Decaro ci litigò, dopo aver pedonalizzato la zona e lo fece en plein air, non a casa sua.

Con questi presupposti è fin troppo ovvio che il centrodestra trovi il piatto apparecchiato. Patate, riso e cozze, volendo usare la gastrononomia cittadina.

Forza Italia continua a insistere sulla necessità di sciogliere l’amministrazione, mentre Forza Italia e Lega si concentrano proprio sull’affaire Emiliano. Il capogruppo in commissione Antimafia Gianluca Cantalamessa chiede che il governatore pugliese sia convocato in commissione Antimafia, mentre il vicesegretario del suo partito, Andrea Crippa, trae dalle parole di Emiliano un motivo di più per commissariare il Comune capoluogo di Regione. Una voce fuori dal coro arriva dal ministro degli affari regionali Roberto Calderoli, che si stupisce sì che un ex magistrato possa pensare di rivolgersi in privato alla sorella di un boss di mafia, piuttosto che denunciare in Procura le minacce subite da un suo assessore. Ma nello stesso tempo ammette che la norma sullo scioglimento dei comuni va cambiata. “Io l’ho detto a Piantedosi: stralciamola quella parte. Il problema va affrontato perché forse la discrezionalità che si lascia a questa parte, chiamiamola amministrativa, è un pò eccessiva. Ci vorrebbero delle regole più chiare sul ‘quando’, il ‘come’, e il ‘se’, deve essere disposto lo scioglimento”.

Un sostegno insperato da chi meno ti aspetti. Sempre che il Pd non risolva l’enigma di come sono andate le cose tra Emiliano, Decaro e la sorella del boss.

Di Alfonso Raimo (Per Huffpost)

© Riproduzione riservata

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