Cacicchi Pd alla guerra delle preferenze per azzoppare i candidati di Schlein
A fronteggiarsi saranno due aree: quella della segretaria, con i suoi fedelissimi “esterni”, e quella delle minoranze, coalizzate per eleggere più nomi possibili.
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Che Elly Schlein sia impegnata in una specie di guerra su due fronti, nelle prossime elezioni, lo sanno tutti. C’è lo scontro conclamato con la rivale diretta e il suo partito tricolore, la seconda forza politica italiana che mira ad accorciare sensibilmente le distanze dalla prima ma anche una inevitabile sfida a due fra le primedonne. C’è il conflitto sotterraneo, non confessabile ma palese per tutti, con quello che dovrà essere il principale alleato nelle future elezioni politiche, Giuseppe Conte, che mira a moltiplicare il suo già notevole peso contrattuale.
Ma in realtà c’è anche una terza battaglia, questa però davvero inconfessabile e tale anzi da dover essere tenuta quanto più possibile nascosta. È il segreto di Pulcinella. Lo conoscono tutti e tutti una volta o l’altra ne hanno parlato o scritto ma con parsimonia: è la guerra delle preferenze all’interno del Pd. È iniziata nei giorni incandescenti nei quali si è svolto il torneo delle candidature. Arriverà all’epilogo il prossimo weekend.
Nel Pd di aree e correnti, comunque si voglia definire queste ultime che tuttavia correnti restano, ce ne sono tante. Ma nella guerra delle preferenze saranno due aree, l’una contro l’altra: quella della segretaria, con i suoi fedelissimi e le candidature esterne che ha fortissimamente voluto e che a buona parte dell’establishment Pd proprio non vanno giù e ci sono le minoranze coalizzate, pur con un occhio sempre rivolto al proprio specifico interesse, che fanno più o meno capo a Stefano Bonaccini. Minoranza alle primarie e maggioranza nel partito ieri, oggi chissà.
Come in ogni guerra elettorale che si rispetti, almeno nei partiti di massa, gli ufficiali in campo sono i capibastone locali, quelli che controllano pacchetti sontuosi di voti. Le armi sono le alleanze tra candidati eccellenti che si coalizzano per concentrare anche sull’altro pezzo da novanta locale i propri voti e sono i cosiddetti “panini” gli accordi per indirizzare il massimo delle preferenze su tre nomi tutti della propria area, due maschi e una femmina o viceversa, in omaggio alla regola che impone il voto alternato.
La competizione è tosta e senza troppe regole ma nessuno dei contendenti ha interesse a farla notare troppo. I generali si sono limitati, più discretamente, a sostenere nel territorio i propri candidati mischiandosi con la controparte il meno possibile. I passeri con i passeri e i merli con i merli. Ci sarà un vincitore, e i bookmakers scommettono senza eccezioni sulla minoranza che dovrebbe piazzare più eruodeputati degli “schleiniani”, e ci saranno probabilmente vittime eccellenti. Al centro Zingaretti, che mira all’ambito posto di capodelegazione del Pse all’Europarlamento, e che figura come secondo dopo Schlein si è negli ultimi tempi avvicinato moltissimo alla segretaria, il che non gli impedisce di fare squadra con i due sindaci candidati in quella circoscrizione, il primo cittadino di Firenze Nardella e quello di Pesaro Ricci. In quella circoscrizione le previsioni dicono che il Pd dovrebbe conquistare 4 seggi. L’eventualità che sia affondata l’uscente Camilla Laureti, quota Elly, sono scarse. Dunque rischia di rimetterci un nome di serie: l’uno o l’altro dei sue sindaci oppure l’ex direttore di Avvenire, il pacifista Marco Tarquinio.
Stesso discorso al Sud: i primi due posti, Lucia Annunziata, capolista, e il fortissimo sindaco uscente di Bari Decaro dovrebbero essere blindati, ma grazie alla mediazione tra la segretaria e Bonaccini in lista c’è anche un signore delle preferenze come Lello Topo, vicinissimo al governatore campano De Luca e considerato forte di 100mila preferenze in partenza. Rischia di conseguenza di non farcela l’uno o l’altra dei due candidati entrambi forti pur se di squadre opposte, Pina Picierno e lo schleiniano di primissima fila Sandro Ruotolo. O più probabilmente rischiano forte l’esclusione entrambi.
Nelle due circoscrizioni del Nord la premier sponsorizza con grandissimo impegno Alessandro Zan, noto per l’omonima legge, Cecilia Strada e la responsabile Ambiente Annalisa Corrado, una delle “esterne” arrivate con lei al vertice del Pd un anno e mezzo fa. La segretaria ha fatto il possibile per imporre Corrado in apertura della lista nel Nord-Est ma ha dovuto capitolare di fronte all’irremovibilità di Bonaccini che voleva quel posto per sé. Ma ora, con candidati dell’opposizione forti e organizzati come il sindaco di Bergamo Gori e Donatella Moretti, è proprio Corrado la più in bilico. Anche perché la sua posizione contraria ai termovalorizzatori non è precisamente popolare nel Pd emiliano.
In realtà c’è anche un quarto fronte che si aprirà per Schlein nel weekend, e forse è quello che le provoca più sudori freddi: Firenze. I candidati in corsa per il primo turno sono 10. L’assessora al Welfare uscente del Pd Sara Funato arriverà probabilmente prima: il problema è con quale scarto sul secondo piazzato, che dovrebbe essere il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, sostenuto dalla destra ma senza comparire apertamente. Se lo scarto a favore della candidata del Pd sarà limitato, intorno ai 5 punti o giù di lì, il rischio di sconfitta al ballottaggio sarà concreto. Lo appoggeranno infatti quasi certamente i renziani, che a Firenze vantano il loro principale insediamento. La loro candidata al primo turno, Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione, è quella che in privato molti ammettono essere la migliore in campo a sinistra. Perdere Firenze sarebbe un disastro doppio: per l’importanza del comune e perché renderebbe quasi inevitabile perdere, l’anno prossimo, la Toscana rossa.
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